Poche settimane fa, un minorenne è morto schiantandosi contro un muro. A indagini ancora in corso, non ha senso aggiungere altro, come purtroppo hanno fatto alcuni giornalisti, pubblicando persino nome e cognome del disgraziato, quando invece è vietato dalla legge (e dalla deontologia).
Io vorrei parlarvi del funerale, con la sottolineata premessa che le mie parole sembreranno spigoli giudicanti. In realtà, l’ho vissuto con commozione e costernazione, perché una vita così giovane non può diventare cenere così presto. Oltretutto, quello che ho visto era “naturale”, vissuto da ogni possibile ceto sociale con la stessa intensa spontaneità.
Ebbene, quasi tutti i numerosissimi presenti si comportavano come fossero in una diretta social, come se si sentissero costantemente inquadrati: espressioni, gesti, movenze, sguardi, lacrime, sembravano sovrapponibili a quelli che vedo sui video che scrollo ogni tanto pigramente.
Addirittura, c’era chi dal pulpito immortalava con lo smartphone la platea, chi dava il tempo per sganciare in cielo i palloncini bianchi o per accendere i fumogeni con i colori della squadra preferita dal povero defunto. Lenzuola sulla cancellata della chiesa scritte con caratteri runici (quindi, fascisticheggianti) da parte di famiglie notoriamente si sinistra. Disegni sul marciapiede con relativi selfie di gruppo. Magliette distribuite con sopra scritto il motto preferito dal ragazzo. I giovani genitori, abbagliati dal dolore, hanno fatto un discorso con una sequenza di brevi slogan in stile caption da postare; la madre, addirittura, ha proposto una sorta di call to action cui i giovani amici del povero defunto hanno partecipato con entusiasmo.
Non giudico nulla, per carità; né tantomeno mi interessa far finta di sembrare in linea con questa reale realtà di cui tutti facciamo parte, inconsapevolmente e spontaneamente. Del resto, se un primitivo avesse visto un funerale del Medioevo avrebbe espresso qualche grugnito di disappunto.
Il nodo è che la cultura del nostro microquotidiano è ormai così intrisa di queste nuove contaminazioni, così appiccicate ma ancora così poco comprese, che una semplice preghiera, una lacrima nascosta, una citazione poetica, sarebbero sembrate rivoluzionarie… anche per me