Mi càpita ogni santa volta che vado ricoverato in ospedale: appena inizio a leggere, mi si avvicina un compagno di stanza per parlarmi, distogliendomi quindi da quelle pagine. Ogni volta.
Non sono mai riuscito a capire il perché di questo vizio, finché un bel giorno me l'ha spiegato proprio uno di questi malati: "chi legge non ha niente da fare, quindi uno gli parla per fargli compagnia".
E vabbè, alla fine è una cosa affettuosa.
Chi, però, mi colpisce son tre categorie di persone, che magari indossano due o tre di queste caratteristiche insieme.
Le prime sono quelle che guardando la libreria ti chiedono se "li hai letti tutti?". A risposta ovviamente negativa, ti guardano quasi con disprezzo.
Le seconde son quelle che osservando la libreria ingolfata di libri ti dicono che "adesso basta, non comprarne più".
Le terze son quelle che se esprimi un ragionamento che non conoscono, e ne restano colpite, ti chiedono "ma dove l'hai letto?". Se citi un testo - anche a caso - sono contente; ma se poco poco dici che è farina del tuo sacco, quel ragionamento conta poco o nulla.
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