Per chi non avesse visto The Reader, premetto che questo post contiene spoiler: quindi passate oltre, e ci si legge per altre cose.
Sembra quasi di ritornare sugli argomenti già affrontati in The Road: cosa faresti se fossi al posto di? Insomma, l'idea tipicamente anglosassone (e quindi molto protestante) del "what if" torna con altra foggia in questo film molto interessante, nitido e senza momenti di stanca o di poca tenuta come un argomento del genere poteva comportare. Il rischio del doppio finale c'è, ma è ben contenuto dal sempre ottimo Ralph Fiennes.
Allora: l'enigmatica Kate Winslet è una bigia bigliettaia nella Germania post sconfitta, e fa innamorare di sé un giovanissimo rampollo (quasi vent'anni di differenza). La storia si consuma tra sesso vigoroso ma tenerissimo e una strana passione della signora: ama farsi leggere libri di un certo spessore, che sappiano raccontare storie ben oltre il testo affrontato.
L'affaire dura pochi mesi, perché ad un certo punto la donna sparisce nel nulla più assoluto. E anni dopo, durante gli studi universitari di giurisprudenza, il nostro ragazzo ormai cresciuto la ritroverà nel banco degli imputati come coresponsabile della morte di trecento deportate di Auschwitz durante la terribilmente nota Marcia della morte.
Durante il processo, il nostro protagonista si sente spinto verso mille direzioni, con una totale e disarmante difficoltà nel vivere una situazione del genere.
La donna che aveva amato, che le aveva lasciato un profondo segno nel cuore, non solo gli aveva tenuto nascosto un segreto così devastante, ma adesso stava lì di fronte a un tribunale che l'avrebbe giudicata per i suoi crimini di aguzzina nazista. E durante il dibattito scopriamo che la pena sarà commisurata all'esatta responsabilità di chi aveva permesso la morte di trecente deportate chiuse dentro una chiesa in fiamme.
C'è un documento che la mette con le spalle al muro... e solo allora il ragzzo capisce che c'è qualcosa che non va: Kate Winslet è analfabeta! Come poteva leggere o firmare documenti così dettagliati. Ma né lei né lui lo diranno alla corte giudicante, che infatti le commina una pena terribile - l'ergastolo - mentre alle altre kapò verrano imposti soli quattro anni e rotti di galera.
Insomma, il ragazzo avrebbe potuto salvarla da una sentenza eterna, ma non lo fa! Tanto che cercherà di porre rimedio al senso di colpa tempestandola di nastri registrati attraverso cui lei potrà "leggere" quei romanzi testimoni malfermi di un amore ormai perduto.
Il ragionare su colpe e su Giustizia diventerebbe un esercizio terribile, specie di fronte alla Shoah. Però: la Giustizia è cosa assoluta, o la dobbiamo usare come conviene?
Se la donna avesse subito una pena mite perché analfabeta, cosa ne sarebbe stato della carriera del suo testimone chiave? E voi: colpevole per colpevole, avreste detto la verità o avreste lasciato vincere il silenzio?
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