Avevo messo la mia lettera - mai pubblicata peraltro - anche in questo blog, sperando che il messaggio comunque gli arrivasse, ma il silenzio aveva regnato sovrano. Almeno fino a domenica scorsa, quando cioè gli ho riscritto perché le sue risposte a due lettere sembravano cozzare con quel minimo di amor proprio che dovrebbe limitare certe uscite.
E allora mi ha risposto.
Io vi regalo il testo, certo di non fargli torto alcuno. La mia replica prima o poi arriverà, anche perché sembra che il Serra non abbia compreso un elemento nodale: io qui dentro ci lavoro.
Caro Alessandro [anche se lui in realtà mi ha chiamato per cognome],
che la sinistra in Rai abbia fatto tecnicamente ciò che sta facendo la destra è assolutamente vero. Ma nel caso in questione "epurazioni" vere o presunte, e scelte di contorno, hanno un comune denominatore che mi pare piuttosto rilevante: si chiude ciò che odora di cultura (da Radio uno ha dovuto andarsene anche Giorgio Dell'Arti, uno del Foglio, mai stato di sinistra), si aprono le porte al suo contrario.
Le nuove entrate dei palinsesti radiofonici sono Pupo, Simona Ventura, Maurizio Costanzo (di sinistra, amicone di D'Alema) e un paio di deejay che paiono sortiti da una qualunque radio balneare. È la voce stessa di Radio Rai, quell'italiano ben detto e ben pronunciato, che sta mutando in maniera irreversibile.
Hai ragione, non si tratta di destra o sinistra. Si tratta di un potere che identifica nella cultura il suo nemico (anche perché non ne ha alcuna), e negli intellettuali un pericolo pubblico. Per questo mi pare giusto dire "via i partiti dalla Rai", ma anche entrare nel merito di quello che la lotta politica produce in termini di qualità, scelte, indirizzi.
Grazie della tua lettera
Michele Serra
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