19 marzo 2011

ogni uomo è giapponese, non manco di nulla

Sto provando quasi un dolore fisico nell'assistere al dramma giapponese.
Nella testa rivivo tutto quelle volte che ho incontrato questa straordinaria cultura, restandone sempre e solo ammaliato, affascinato, invidioso quasi.
Ricordo 15 abbondanti anni fa, quando, ricoverato per quasi 5 mesi, ancora non erano certi se fosse un cancro o la sarcoidosi, e io leggevo quasi un libro al giorno. Non so per quale motivo caddi dentro La pioggia nera di Masuji Ibuse, tipico romanzo dopobomba (quella vera, e non quella ipotizzata dal vate Philip K. Dick), ricco di suggestioni e di umanità.
E che dire della Donna di sabbia di Kobo Abe? O dei capolavori "minori" di Mishima, che proprio in quegli anni venivano ricicciati da tutti, alla disperata ricerca di qualcosa all'altezza del Padiglione o della Maschera.
Il Giappone, che volevo visitare a Natale prossimo.
Il Giappone, che guardandolo nei film di guerra, non riuscivo mai a parteggiare contro: tifavo - questo sì - per gli eroi americani; ma mai riuscivo a "odiare" il nemico, come invece facevo con i "perfidi" nazisti.
Il Giappone, che ricordo quella mostra ad Arezzo sul periodo Edo, che gustai per due giorni consecutivi, imparando tante di quelle cose, che però la mia - la nostra - cultura così egoista ed individualista, impedisce poi di saper perlomeno ripetere, se non seguire, imitare.
Il Giappone, sono i tocchi di pianoforte di Sakamoto, che rende apprezzabili le altrimenti dolenti e monotone ballate di David Sylvian.
Il Giappone, che guida a sinistra, che si inchina sempre e ovunque, che è Takeshi Kitano, con quei film mirabili e delicati, anche quando parlano di mafia.
Il Giappone, che è Takashi Miike e il suo dirompente cinematografare così proiettato verso il futuro.
Il Giappone, che è Kurosawa, quando andai al Mignon a vedere i Sette samurai, e conobbi il compagno di mia madre. O quando seguivo le lezioni di Marotti alla Sapienza gustando inediti di questo straordinario maestro del persempre.
Il Giappone, che è Toshiro Mifune che chiede il permesso a Charles Bronson di uccidere Alain Delon, e per questo titubare si becca una pallottola nella pancia, e muore. E allora Bronson consegnerà al suo posto la preziosa katana.
Il Giappone, che legge più libri di chiunque altro al mondo, ma che poi li butta per mancanza di spazio.
Il Giappone, che adesso fanno la fila ordinata anche durante le evacuazioni, rispettando le distanze di sicurezza.
Il Giappone, che la gente ha fame ma non ha soldi; e allora i negozianti concedono comunque credito, perché sanno che la gente tornerà per pagare il dovuto.
Il Giappone, che sa sopravvivere e soffrire con immensa dignità.
Il Giappone, che vorrei abbracciare con tutto il mio spirito.

Message from Ryuichi Sakamoto

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