quando i Paolo Becchi venivano da sinistra (e nessuno lo ricorda)
Il processo si è arrestato davanti alla bara
dell'ucciso senza colpa. Chi porta la responsabilità della sua fine ha
trovato nella legge la possibilità di ricusare il suo giudice. Chi
doveva celebrare il giudizio lo ha inquinato con i meschini calcoli di
un carrierismo senile. Chi aveva indossato la toga del patrocinio legale
vi ha nascosto le trame di una odiosa coercizione.
Oggi come ieri - quando denunciammo apertamente l'arbitrio calunnioso di
un questore, e l'indegna copertura concessagli dalla Procura della
Repubblica - il nostro sdegno è di chi sente spegnersi la fiducia in una
giustizia che non è più tale, quando non può riconoscersi in essa la
coscienza dei cittadini. Per questo, per non rinunciare a tale fiducia
senza la quale morrebbe ogni possibilità di convivenza civile, noi
formuliamo a nostra volta un atto di ricusazione.
Una ricusazione di coscienza - che non ha minor legittimità di quella di
diritto - rivolta ai commissari torturatori, ai magistrati persecutori,
ai giudici indegni. Noi chiediamo l'allontanamento dai loro uffici di
coloro che abbiamo nominato, in quanto ricusiamo di riconoscere in loro
qualsiasi rappresentanza della legge, dello Stato, dei cittadini.
Lettera aperta apparsa su L'espresso
il 13 giugno 1971 (e poi anche il 20 e il 27 giugno dello stesso anno),
firmata da 757 intellettuali e politici italiani contro il Commissario
Calabresi
A noi di rovinare i padroni non ci fa tristezza. La loro morte è la nostra vita
«Lotta Continua», 2 febbraio 1972
L'appello contro il terrorismo della Regione Piemonte (...) si
inserisce in una vasta e ben orchestrata campagna di stampa (...) il cui
vero obiettivo non è il terrorismo rosso, ma la normalizzazione della
lotta di classe entro confini legalitari e pacifisti
"Alcuni compagni di Mirafiori" su «Lotta Continua», 11 marzo 1978
Rapito Moro: è il gioco più pesante e sporco che sia mai stato provato sulla testa dei proletari italiani
«Lotta Continua», 17 marzo 1978, titolo di prima pagina a caratteri cubitali
Non manca chi commenta la figura di Calabresi come: «Il mio migliore
funzionario. Intelligentissimo e buono». Chi esprime queste discutibili
valutazioni è il questore di Milano
[...]
Ieri il razzista Wallace, oggi l'omicida Calabresi. La violenza si
rivolge contro i nemici del proletariato, contro gli uomini che della
violenza hanno fatto la loro pratica quotidiana di vita al servizio del
potere [...]
La massa dei proletari che in anni di lotta è sempre più «classe» ha
reso sempre più omogeneo il proprio modo di lottare e di pensare e
soprattutto ha imparato a riconoscere i suoi nemici e le loro armi ben
oltre il conflitto immediato fra il singolo sfruttato e il singolo
padrone, o il singolo poliziotto, vede nell'omicidio Calabresi la
conseguenza giusta di una legge ferrea, violenta, di cui il dominio
capitalista è responsabile
«Lotta Continua», speciale sull'attentato a Calabresi, 18 maggio 1972
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