Sono le 14:30 circa di domenica 12 maggio.
Dopo una breve pedalata a ridosso di mia moglie che fa footing, ci mettiamo ai piedi della discesa del Ponte Sublicio per prendere un po' di sole.
L'acqua del fiume non puzza, nessun malintenzionato all'orizzonte, più giù un gruppo di evanescenti stranierine parlotta in ugrofinnicotardoneozelandese.
Dall'altra parte della riva, la solita teoria di extracomunitari urloni e caciaroni che da sempre lanciano sincopaticamente grida provocatorie alle donne che corrono da questa parte della riva. Ci siamo abituati; eppoi sono innocui. Scendono da qui e bivaccano sempre con birra e tristezza addosso.
Ad un certo punto sentiamo gridare un "oh!", poi un altro, poi uno più forte, finché giriamo lo sguardo. Mentre un uomo sale le scale di corsa in direzione del semaforo del ponte, un altro da sotto continua a urlare... ecco perché: c'è un uomo in acqua!
Non, non è morto, perché si muove; non sembra spaventato, perché non si agita. Più che altro, sembra che se la stia spassando, o che comunque abbia bevuto così tanto da non aver capito esattamente cosa gli stia succedendo. Intanto, lectospirosi ed epatite hanno sicuramente trovato un nuovo cliente.
Mia moglie chiama il 113, con voce calma e impostata. Dopodiché io inforco la bici e cerco di "scortare" con lo sguardo il tipo che galleggia. Dal Gazometro arriva una scarcagnatissima lancia dei pompieri con sopra due uomini muscolosi così. Urlo loro dove sta il tipo. Girano la prua e con un solo-braccio-che-sembra-un-suv uno di loro solleva il quasi affogante, mentre l'altro gli dice "li mortacci tua, che c'hai fatto spaventa'".
Evidentemente, il tipo o sta bene o fa veramente schifo, perché non gli praticano la respirazione bocca-a-bocca (o forse perché se lo sarebbero mangiato inavvertitamente, grossi com'erano). Arriva mia moglie seguita da una delle turiste vanesie. Tutto ok, tutti a casa: abbiamo qualcosa di cui parlare, dài.
Macché!
Dopo che la cosa è abbondantemente finita, preceduta da un'asfittica sirena, dalla discesa del Ponte Sublicio scende a 3.000 km/h un'auto del 113, inchioda su un francobollo, dà una bella botta sulla ciclabile, scendono due poliziotti che aprendo la porta riversano sulla strada una paletta e chissà cos'altro.
Non contento di tanto fracasso, uno dei due si dà pure una bella grattata ai coglioni, giusto per darsi un tono.
"Dove sta? Dove sta?"
"Ma guardi che l'hanno già preso i pompieri della Scuola vicino al Gazometro"
"Dove sta? Dove sta?"
"Se lo sono portati già via!"
"Dove sta? Dove sta?"
"Stava laggìu..."
"Dove sta? Dove sta?"
"Lungo la riva, ma dall'altra part...", non riesco a finire la frase: il poliziotto che non si è grattato apre il cofano e tira fuori uno spago e lo lancia al collega che si era grattato; gli urla un "così lo prendiamo", e poi inizia una monovra impossibile pur di far passare l'auto tra il bordo della riva e la parete dell'argine.
Mia moglie ed io iniziamo a ridere come due cretini e ci allontaniamo.
Una volta saliti sul Ponte Sublicio, altro spettacolo: poche persone affacciate (mica "centinaia"), una macchina della Municipale in pizzo in pizzo, un furgone dei Pompieri all'altezza di casa Letta, una Guardia Medica che sireneggia a palla dalla strada dei Cavalieri di Malta, un auto del 112 e una del 113 sfrecciano verso il Gazometro.
Coordinamento zero, vero?
Poi Repubblica l'ha raccontata a modo suo - sbagliando tutto, ovviamente.
Ma che importa? Il tipo è salvo grazie a un clochard puzzolente e misero: chissà se lo saprà mai.
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