Generalmente, i cd li ascolticchio un paio di volte, poi li lascio sedimentare per una settimana; dopodiché, li ririascolto.
Ebbene, ad ogni ascolto successivo, questa seconda prova del Pietropaoli Quartet si trasfigura dolcemente, diventando sempre più bella e ammaliante; in alcuni momenti commovente, in altri delicata, sempre e comunque molto raffinata.
Si sente quell'invidiabile dono dell'esattezza che caratterizza l'attitudine di Pietropaoli; e i giovanissimi che lo accompagnano sono decisamente più maturi e disimparati (si dice?) rispetto al primo Yatra.
La tromba di Fulvio Sigurtà, poi, ha un suono bellissimo, con dei momenti mozzafiato.
Le cinque composizioni originali del nostro migliore contrabbassista sono tutte ispirate, ricche di languore che non concede nulla però allo zucchero e all'italica retorica barocca.
La sorniona lettura di alcuni classici (Sarah Jarosz, Louis Armstrong, Felix Mendelssohn, David Bowie, Violeta Parra) è coerente con quanto possiamo intraleggere in questa sua dichiarazione: "Per me essere semplice ma non scontato, essere originale ma non eccentrico, essere
innocente ma non sprovveduto, è tra le imprese più difficili, è qualcosa che richiede
impegno, quello di dare sempre un senso a ogni nota, a ogni pausa, e non è affatto facile,
ho ancora tanto da imparare".
Pietropaoli, insomma, tocca il cuore dell'ascoltatore, ma senza strafare, e senza quell'attitudine tipicamente italiana di molestare i sentimenti nascosti, quelli più intimi, giusto per fare bella figura.
I miei sentimenti sono rimasti inviolati, ma si sono beati di questo impeccabile cd. Ne consiglio vivamente l'acquisto.
Qui sotto, una breve intervista al nostro
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