La tappa della fatica e delle meraviglie. Il Castello di Blois è molto bello e ricco di cose belle da vedere. La vista della città dalle rive della spumeggiante Loira, poi, è veramente mozzafiato.
Il tragitto si disperde tra boschi e campi sempre silenziosi e ridenti: non c'è, insomma, quel tenebro fascino che si respirava in Austria.
Sfiorato il maniero di Le Plessis, ci siamo schiantati in un pic-nic con baguette, formaggio di capra e prosciutto pieno di grasso. Accanto a noi, in fondo al parchetto, la sferica moglie di un troglodita si spiaccicava sull'erba in attesa che il marito la colpisse prima con la clava per poi possederla gutturando incomprensibili fonemi preistorici.
Dopodiché abbiamo pedalato quel poco che basta per parcheggiare a ridosso del Castello di Chaumont-sur-Loire. Molto bello fuori, inutilmente pretenzioso dentro. Sicuramente le scuderie sono la ciliegina sulla torta, insieme a tutta la parte botanica.
Salite poco impervie mi hanno costretto a scendere un paio di volte. Qui il saggio e buon Alberto mi ha spiegato una parte dell'uso delle marce che io non conoscevo, perché la mia è da città, e certo non regala trucchi e leggi di fisica.
Incredibile la faccenda: più riduci il rapporto di quella davanti e più è facile affrontare le salite aumentando quella di dietro.
Siamo ad Amboise, un altro gioiello francese. Dico io: se noi tenessimo alle nostre cose come loro fanno con le loro, vivremmo solo di turismo.
Dimenticavo: come noto, la mia Silvia canta molto bene, ma ancora non ci ha regalato la grazia della sua voce.
Il tragitto si disperde tra boschi e campi sempre silenziosi e ridenti: non c'è, insomma, quel tenebro fascino che si respirava in Austria.
Sfiorato il maniero di Le Plessis, ci siamo schiantati in un pic-nic con baguette, formaggio di capra e prosciutto pieno di grasso. Accanto a noi, in fondo al parchetto, la sferica moglie di un troglodita si spiaccicava sull'erba in attesa che il marito la colpisse prima con la clava per poi possederla gutturando incomprensibili fonemi preistorici.
Dopodiché abbiamo pedalato quel poco che basta per parcheggiare a ridosso del Castello di Chaumont-sur-Loire. Molto bello fuori, inutilmente pretenzioso dentro. Sicuramente le scuderie sono la ciliegina sulla torta, insieme a tutta la parte botanica.
Salite poco impervie mi hanno costretto a scendere un paio di volte. Qui il saggio e buon Alberto mi ha spiegato una parte dell'uso delle marce che io non conoscevo, perché la mia è da città, e certo non regala trucchi e leggi di fisica.
Incredibile la faccenda: più riduci il rapporto di quella davanti e più è facile affrontare le salite aumentando quella di dietro.
Siamo ad Amboise, un altro gioiello francese. Dico io: se noi tenessimo alle nostre cose come loro fanno con le loro, vivremmo solo di turismo.
Dimenticavo: come noto, la mia Silvia canta molto bene, ma ancora non ci ha regalato la grazia della sua voce.
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