Tappa comicoerotica, iniziata a casa di Leonardo Da Vinci, nel Castello di Clos-Lucé.
Ora, perché i francesi mettano l'aglio ovunque, è un mistero; perché mettano i trattini nei nomi delle loro città, è quasi irritante; ma perché si approprino di geni nostri, fa doppiamente incazzare. Fatto sta che il tutto è molto bello, e merita una visita.
Il Castello di Amboise l'abbiamo saltato perché ci sta venendo la castellite acuta; ma ci dicono che in fondo è bello soprattutto fuori.
Dopodiché, abbiamo percorso la lunga e variegata strada fino al Castello di Chenonceau.
Ad un bel punto, durante una tosta salitona, Alberto ha provato a gareggiare con un tipo belgioso che però si è rivelato più tosto. Ma subito dopo ha forato... se sia stata una vendetta del nostro gigantone, non lo so; certo è che prima l'abbiamo snobbato; poi l'abbiamo soccorso, contribuendo in maniera determinante alla totale foratura della sua già provata bicicletta... il mistero s'infittisce se pensiamo che la sua bici aveva un passeggino vuoto. Che fine abbia fatto il bimbo, resterà un mistero.
Il Castello di Chenonceau è molto bello e suggestivo (si appoggia sul fiume Cher, parente della cantante), ma i visitatori sono tra i più stupidi del pianeta: s'imbambolano di fronte al nulla, bloccando pervicacemente il passaggio a chi ha fame di cose belle.
Fatto sta che il fiume è navigabile, e ho intravisto maschi villosi remare stremantemente lungo le rive del fiume per ricavare, immagino, la trombata serale di rito. Bah...
Dopodiché ricca pedalata lungo una sterrata spaccaculo che non finiva più. Il tempo di elencare smadonnamenti da dispersi disperati, che, all'altezza di un paese anonimo dal nome invogliante (la Città delle Dame), un'improbabile esseroncina si staglia al nostro orizzonte per darci un'indicazione sensata dopo tanto inutile e sculevole pedalare.
Sembrava la figlia del pupazzo di JigSaw, con un alito ai limiti delle leggi di chimica, e tre denti che portavano segni evidenti di mozzicamenti autoinferti.
In più, ha fatto la gaia voluttuosa con Alberto, e a me ha invece toccato il pancino. Brrrrrr...
Insomma, e alla fine, ci ha portati al limitare di Tours.
Sicuramente, questa notte io ed Alberto non dormiremo: lui innamorato, io terrorizzato.
Ora, perché i francesi mettano l'aglio ovunque, è un mistero; perché mettano i trattini nei nomi delle loro città, è quasi irritante; ma perché si approprino di geni nostri, fa doppiamente incazzare. Fatto sta che il tutto è molto bello, e merita una visita.
Il Castello di Amboise l'abbiamo saltato perché ci sta venendo la castellite acuta; ma ci dicono che in fondo è bello soprattutto fuori.
Dopodiché, abbiamo percorso la lunga e variegata strada fino al Castello di Chenonceau.
Ad un bel punto, durante una tosta salitona, Alberto ha provato a gareggiare con un tipo belgioso che però si è rivelato più tosto. Ma subito dopo ha forato... se sia stata una vendetta del nostro gigantone, non lo so; certo è che prima l'abbiamo snobbato; poi l'abbiamo soccorso, contribuendo in maniera determinante alla totale foratura della sua già provata bicicletta... il mistero s'infittisce se pensiamo che la sua bici aveva un passeggino vuoto. Che fine abbia fatto il bimbo, resterà un mistero.
Il Castello di Chenonceau è molto bello e suggestivo (si appoggia sul fiume Cher, parente della cantante), ma i visitatori sono tra i più stupidi del pianeta: s'imbambolano di fronte al nulla, bloccando pervicacemente il passaggio a chi ha fame di cose belle.
Fatto sta che il fiume è navigabile, e ho intravisto maschi villosi remare stremantemente lungo le rive del fiume per ricavare, immagino, la trombata serale di rito. Bah...
Dopodiché ricca pedalata lungo una sterrata spaccaculo che non finiva più. Il tempo di elencare smadonnamenti da dispersi disperati, che, all'altezza di un paese anonimo dal nome invogliante (la Città delle Dame), un'improbabile esseroncina si staglia al nostro orizzonte per darci un'indicazione sensata dopo tanto inutile e sculevole pedalare.
Sembrava la figlia del pupazzo di JigSaw, con un alito ai limiti delle leggi di chimica, e tre denti che portavano segni evidenti di mozzicamenti autoinferti.
In più, ha fatto la gaia voluttuosa con Alberto, e a me ha invece toccato il pancino. Brrrrrr...
Insomma, e alla fine, ci ha portati al limitare di Tours.
Sicuramente, questa notte io ed Alberto non dormiremo: lui innamorato, io terrorizzato.
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