Poteva essere uno scontro tra titani, o un pittoresco scazzo tra bulletti, oppure uno scambio di irriverenti cortesie: invece è venuto fuori un concertino insolente e noioso.
Onestamente, mi sfugge perché certi musicisti si comportino così: il pubblico va rispettato; se poi è pagante, vanno pure onorati i soldi guadagnati. Specie in un contesto come Umbria Jazz Winter, che notoriamente è sempre sul baratro dell'eterna chiusura: in ambiti sacri come questo, o si onora il jazz o si sta a casa.
Se un responsabile morale va cercato a forza, credo sia stato più Crawford: addirittura per il primo quarto d'ora ha insistito sempre sullo stesso accordo senza mai cercare un minimo cenno d'intesa perlomeno professionale.
Insomma, le premesse al fulmicotone della serata precedente si sono spente nel giro di pochi mi minore cianfrusagliati a casaccio.
Un concerto dimenticabile, insomma, con pochissimi guizzi, tanta noia e molta delusione.
In questa incredibile edizione di Umbria Jazz Winter doveva esserci un momento negativo per esorcizzare la sfiga: c'è stato, peccato; andiamo oltre.
Onestamente, mi sfugge perché certi musicisti si comportino così: il pubblico va rispettato; se poi è pagante, vanno pure onorati i soldi guadagnati. Specie in un contesto come Umbria Jazz Winter, che notoriamente è sempre sul baratro dell'eterna chiusura: in ambiti sacri come questo, o si onora il jazz o si sta a casa.
Se un responsabile morale va cercato a forza, credo sia stato più Crawford: addirittura per il primo quarto d'ora ha insistito sempre sullo stesso accordo senza mai cercare un minimo cenno d'intesa perlomeno professionale.
Insomma, le premesse al fulmicotone della serata precedente si sono spente nel giro di pochi mi minore cianfrusagliati a casaccio.
Un concerto dimenticabile, insomma, con pochissimi guizzi, tanta noia e molta delusione.
In questa incredibile edizione di Umbria Jazz Winter doveva esserci un momento negativo per esorcizzare la sfiga: c'è stato, peccato; andiamo oltre.
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