Inizia debole questa 23esima edizione di Umbria Jazz, quasi timida e insicura: la voce flebile di Jarrod Lawson - e il suo pianismo didascalico - convincono poco, e le sue canzoni non restano nel cuore neanche il tempo del loro termine.
Si respira aria di Jamiroquai, di George Benson (cui il nostro allude imitandone il noto arrangiamento sincopato di Summertime), di Steely Dan, ma soprattutto di Incognito.
Da salvare l'eccellente All the time, in duo con l'ottima Tahirah Memory; un brano bellissimo, di rara efficacia emotiva. Da qui partono venti minuti scarsi di musica più interessante, ma che non salvano l'inizio della serata inaugurale (ci penserà Elling nella seconda parte).
Professionale il basso di Christopher Friesen; interessante il drumming di Joshua Corry; eccessivamente patinata la chitarra di Chancellor Hayden; buone le armonie della su citata Memory e di Molly Foote.
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