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Non siamo nell'ambito new age, per carità; né, tantomeno, dentro quel jazz da ascensore che ripete tessiture banali all'infinito: questo atteso ritorno della Cinematic Orchestra - dopo ben dodici anni - gioca con le citazioni, esplora l'elettronica senza strafare, regala languori con il giusto dosaggio.
La title track è forse la cosa che funziona meglio, grazie soprattutto alla voce cristallina di Moses Sumney che regala armonie di raffinatissima eleganza, lasciando di stucco anche l'esperto più esigente: provate ad ascoltarla in cuffia più volte e capirete cosa intendo.
Il secondo brano che mi ha ammaliato è Lessons, che sembra uscire dal binario di To Believe per nascondersi dentro un quasi-minimalismo alla Nyman (ma anche alla Eno).
Terza in ordine di suggestioni da (ri)vivere è Wait For Now/Leave The World, grazie anche all'incredibile voce di Beverley Tawiah.
C'è rigore, molto rigore, anche nei dettagli più insospettabili; eppure, sembra tutto così spontaneo e liquido. Ma c'è anche molta sobrietà, come se il combo avesse percepito la fame di suoni misurati che caratterizza orecchie assediate dal rumore come quella di chi scrive.
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