21 ottobre 2019

UNA VISITA AL BATES MOTEL di Guido Vitiello

Ne Il Gattopardo c'è una brevissima scena in cui Burt Lancaster apre un cassetto, si concentra fissando il vuoto, poi chiude il cassetto e prende una decisione.
Ebbene, dentro quel cassetto Visconti aveva disposto in maniera ordinata la biancheria intima del Principe di Salina, con tanto di iniziali ricamate a mano.
Nessuno se ne sarebbe mai accorto, neanche lo spettatore più accurato; eppure era necessario
Anche (e soprattutto) in Psycho, Alfred Hitchcock puntava sull'intreccio della trama, senza dare adito o spazio a qualsiasi distrazione; eppure, era così raffinato e sofisticato da dedicarsi scrupolosamente anche alle quinte delle sue inquadrature. Un quadro, una statuetta, una citazione dotta, un omaggio: in ognuna delle sue inquadrature c'è anche "altro". Lo spettatore non se ne accorge, preso com'è dall'intreccio; eppure è necessario.
E necessario è questo splendido racconto di Guido Vitiello edito da Adelphi. Scrivo "racconto" anche se in realtà è un "saggio": ma per noi italici la parola "saggio" denota peso e eccesso di sapienza, mentre invece il racconto di Vitiello è leggero e dotto, privo di ogni forma di supponenza.
Attenzione, il suo essere "leggero" non significa essere superficiale; tutt'altro: Vitiello dona sapore alle parole, ci tiene per mano senza obbligarci dentro chissà quale interpretazione oscura, ci ascolta mentre leggiamo e ci risponde con grazia. 
Vitiello, insomma, persegue quel tipo di critica che dovrebbe essere prassi, ma che invece è rara, molto rara: la critica che racconta l'esistente e lo sviscera con rispetto e cura fino a dove lo portano conoscenza... e immaginazione.
È un libro che fa a gara con le immagini, con l'arte figurativa e con quella cinematografica. È un'eccellente sorpresa editoriale che ho una certa difficoltà a riporre nello scaffale dei saggi appena conclusi: credo che gli darò un'altra letta.

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