Di
fronte alle ennemila incognite che si sviluppano intorno alle nuove tecnologie,
la Filosofia non sta certo a guardare; per esempio, cercando conforto vicino a
ricorrenti concezioni trasversali come lo panpsichismo.
Che cosa è diventato?
Ce lo spiega il giovane filosofo Philip Goff ne “La coscienza pervade l'Universo?”,
un’intervista rilasciata a Scientific American (qui la traduzione dozzinale in italiano), di cui riporto
un breve passaggio: «Nella nostra visione, la coscienza esiste solo
nel cervello di organismi altamente evoluti, e quindi la coscienza esiste solo
in una piccola parte dell'Universo e solo nella storia molto recente. Secondo
lo panpsichismo, al contrario, la coscienza pervade l'Universo ed è una sua
caratteristica fondamentale. Ciò non significa che letteralmente tutto sia
cosciente. L'impegno di base è che i costituenti fondamentali della realtà -
forse elettroni e quark - abbiano forme di esperienza incredibilmente semplici.
E l'esperienza molto complessa del cervello umano o animale deriva in qualche
modo dall'esperienza delle parti più elementari del cervello […] Attenzione,
quando uso la parola coscienza, intendo semplicemente esperienza: piacere,
dolore, esperienza visiva o uditiva, eccetera».
E
allora: prima o poi esisterà una coscienza dentro o intorno alle
Intelligenze Artificiali?
Forzando
in parte le intenzioni dei due autori, credo che il seguente saggio possa
fornire qualche risposta: “Vivere con i robot. Saggio sull'empatia artificiale” di
Paul Dumouchel e Luisa Damilano, Raffaello Cortina Editore.
Già nelle prime pagine, quando cioè vengono introdotti metodo e tesi, scopriamo alcuni concetti che crediamo ovvi ma che si trasformano in ben altro: cosa è veramente un robot? Come mai i robot arrivano a somigliarci, restando però dietro a una sorta di confine psicologico? Che tipo di robot svilupperemo? Quanto e come dovrà essere autonomo il robot del futuro? Cosa è la robotica sociale e perché va studiata? E, per finire, il robot può provare un'emozione?
È un saggio che va oltre il terreno specifico della sociologia, e che in fondo crea timori più strutturati e complessi rispetto alle distopiche speculazioni di Matrix o di Terminator (per semplificare con una reductio comprensibile a chiunque).
Lo sto leggendo e rileggendo più e più volte, e ogni volta scopro degli angoli del nostro Futuro "spaventosi" e affascinanti; anche perché questo tipo di Futuro, perlomeno per come lo racconta il libro, lo stiamo costruendo solo noi.
Lo sto leggendo e rileggendo più e più volte, e ogni volta scopro degli angoli del nostro Futuro "spaventosi" e affascinanti; anche perché questo tipo di Futuro, perlomeno per come lo racconta il libro, lo stiamo costruendo solo noi.
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