15 aprile 2020

Coronavirus, la Signora Confettina

Ogni mattina, cascasse il mondo, la trovavi sempre lì, in mezzo alla strada. 
Non proprio in mezzo, in verità. 
Però sapevi che quando giravi per quella curva da via Franklin a destra su via Bodoni, la intravedevi con la coda dell'occhio e dovevi mantenere l'auto verso il centro della carreggiata, altrimenti rischiavi di metterla sotto.
Se incrociavi il suo sguardo, sorrideva. 
Fuori dal tempo, sorrideva.
Percorreva un suo personalissimo tragitto accanto alle auto parcheggiate, tenendo un passo felpato e lento, molto lento. Poi rientrava sul marciapiede solo all'altezza della chiesa.
Sempre vestita di rosa confetto.
Io la chiamavo la Signora Confettina, e nell'intero Rione più o meno tutti si riferivano a lei citando quel suo vestito tipo spiaggia di Vendicari in un film ottocentesco di Visconti.
Inverno, Estate, pioggia o vento, sempre lì a farsi la sua bella passeggiata, sorridendo e pensando alle sue nuvole.
Chissà come sta vivendo questa quarantena.

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