Ero indeciso se raccontare o no questa storia, perché temevo che il protagonista potesse offendersi. Poi ho avuto un'illuminazione, grazie paradossalmente a un difetto di Repubblica. Io non ne posso più delle narrazioni di questo quotidiano, quando cioè spiega a noi lettori cosa proviamo noi lettori durante questa quarantena, con irritanti frasette salottiere tipo: la fragilità della donna, la libertà negata ai bambini, gli uomini riscoprono la famiglia... ma che palle!
Insomma, a me non piacciono queste narrazioni prefabbricate, e la cosa divertente è che ci stavo cascando io per primo. Per cui vi racconto Roberto. E soprattutto di come restai invischiato nel Repubblica's Theory di cui sopra.
Testaccio ha una libreria molto bella. Non ha tutti i libri che cerchi, ma per fortuna ha tutti quei libri che non immaginavi esistessero. E se poi sei un lettore vorace, puoi anche ordinare quello che non trovi.
Il paradosso di questa libreria è che i ragazzi non sembrano né negozianti né lettori voraci: non hanno l'insistenza del negoziante né la boria dell'intellettuale che fa finta di consigliare libri che neanche lui ha letto.
Per cui io so che posso entrare e comprare, oppure entrare e guardare, oppure entrare e farmi una chiacchierata, oppure tutte queste cose insieme o parte di esse. E senza sentirmi vincolato, obbligato, forzato.
Roberto è chiaramente quello più quadrato, attento, scrupoloso, preciso e sotto molti aspetti la pietra angolare sia della parte amministrativa che di quella organizzativa. Non è che gli altri siano da meno, ma Roberto ha quel qualcosa che si fa vedere subito.
Ogni tanto chiacchieriamo. Spesso scherziamo. Comunque ha sempre quel pregio di farmi sentire importante ma senza lecchismo.
Un giorno comprai un piccolo libro della Guanda in cui Werner Herzog presenta testo e appunti del suo Fitzcarraldo. Mentre stavo pagando, dissi a Roberto che quell'immagine mi emozionava in maniera quasi commovente. Nel 1991, infatti, ero stato in Brasile per un mese, e in quel del Rio delle Amazzoni vidi una barca pressoché identica, accroccata su un colle vicino alla riva.
Insomma, promisi a Roberto che gli avrei fatto vedere la mia foto, così che il mio languore non fosse solo una rappresentazione della mia nostalgia, ma un fatto realmente accaduto. Roberto annuì, sapendo che avrei mantenuto la mia parola. E, infatti, il giorno dopo gli feci vedere la mia foto... e lui la sua: la Disneyland di Parigi!
Io restai bloccato un microsecondo, ma poi prontamente gli chiesi perché e cercai di seguirlo nella sua nostalgia. Insomma, portando i figli a vedere quel parco incredibile si era commosso lui: era come fosse diventato reale tutto quello che Disney gli aveva fatto vivere quando era piccolo.
Ancora oggi mi dò del deficiente: perché ebbi quel sussulto? Perché ritenevo il mio Fitzcarraldo superiore al suo Topolino! Stavo seguendo il Repubblica's Theory, ca@@o! Ero caduto in quella trappola salottiera, ma soprattutto in maniera istintiva!
Due giorni fa, ho incontrato Roberto durante la fila per la Farmacia. La prima cosa che mi ha chiesto è: come sta tua moglie? È riuscita a rientrare prima che chiudessero Milano?
Roberto 2 - Alessandro 0
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