Per essere girato da un geniaccio degli splatter di ultima generazione, è un film adulto e pulito, con una sceneggiatura di ferro ben strutturata, che fino alla fine regge il confronto con tutte le domande che lo spettatore più smaliziato si fa durante la visione.
Non c'è espediente fantascientifico che non trovi una sua chiusura: ogni possibile variazione sul tema o incidente di percorso sono credibili e plausibili.
Pur restando sempre e solo l'unica protagonista inquadrata (a parte qualche rapido flashback, ovviamente), Mélanie Laurent sostiene egregiamente
il suo ruolo senza mai strafare, senza gigionismi e senza nevrosi; come se tutto stia realmente accadendo e come se veramente fosse rinchiusa dentro uno spazio così angusto e claustrofobico.
Musica e montaggio reggono benissimo la lenta ascesa verso la verità, mantenendosi ben distanti da soluzioni di comodo o ripetizioni dissimulate.
Ad essere pignoli, è leggermente lungo: parte come un episodio del primissimo Ai confini della realtà, sfiora leggermente - e temporaneamente - il virtuosismo fine a se stesso, ma poi prende il giusto binario del film cinematografico; ecco, questo leggero traballare iniziale si sconta a metà del film, quando ad un certo punto tutte le spiegazioni cominciano a dipanarsi.
Insomma, più che qualche taglio studiato, avrei cercato di rivedere l'inizio oppure di rivedere le pagine che portano al quasi-spiegone.
Un film da 7, che va visto rigorosamente in lingua originale (è francese, pazienza 😀).
Ah, dimenticavo: attenzione alla cicatrice... e non dico altro.
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