14 dicembre 2021

COME SINFONIA di Pino Donaggio

Appena pensi a una colonna sonora, viene in mente Ennio Morricone. Anzi, il pensiero è così rapido, che prima pensi a Morricone e poi alle musiche per film.
Non è il caso di Pino Donaggio, mite personaggio con almeno due vite sulle spalle: all'inizio, grande compositore di canzoni di un certo peso, amate soprattutto dalle generazioni dell'immediato dopoguerra; poi, compositore di quelle colonne sonore che hanno segnato soprattutto la mia generazione. Tra tutte, quelle dei film più iconici di Brian De Palma: gli devono molto, come del resto ha ammesso più volte lo stesso regista.
Certo è che questo corposo viaggio dentro la sua quasi autobiografia è avvincente, a tratti divertente, comunque leggero al punto giusto. Se c'è, infatti, un pregio di Donaggio è che non si prende mai sul serio. Ed è un sentimento che si percepisce più quando parla in prima persona che quando si affida all'altra penna protagonista di questo scritto, Anton Giulio Mancino. Sicuramente, il secondo è più professionale e più avvezzo all'uso della penna, ma è anche autoreferenziale e incline all'autocompiacimento.
Il libro, insomma, è un continuo dividersi a metà: da una parte, le memorie di Donaggio; dall'altra, il commento e il contesto storico affidati a Mancino. Ecco, fossi stato l'editor sarei stato più attento all'amalgama delle due voci, dando più spazio alla fluidità del compositore che al puntiglio dell'esperto.
È un libro interessante, a tratti godibile, ma che risente ogni tanto di questo dualismo, perdendo di efficacia a metà della lettura, per poi riprenderla nelle ultime 40 pagine. Sicuramente, può essere apprezzato anche da un pubblico meno esigente, anche perché quei tempi non esistono più, né tantomeno quel modo di fare cinema: giovani o meno giovani che siate, c'è bisogno di leggere autobiografie come questa.

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