12 dicembre 2021

IL CREPUSCOLO DEL MONDO di Werner Herzog

Considero Werner Herzog l’ultimo dei grandi autori di ogni tempo. Ogni sua opera, filmica o letteraria che sia, porta con sé un senso della spiritualità e dell’assoluto che raramente ho incontrato così costantemente in altri artisti. 
Forse in Rilke, sicuramente in Mozart e Bach. 
Ma l’immanenza di Herzog è paradossalmente migliore di questi, perché sempre più messa alla prova da una modernità che ci sta trasformando tutti nei ritratti di Dorian Gray di noi stessi. 
L’ultimo suo romanzo/cronaca è bello, molto bello, dotato di quella consueta magia che solo possono averti i testi di questo immenso artista: è la storia di Hiroo Onoda, il proverbiale ultimo giapponese che continuò la sua battaglia personale contro gli Stati Uniti, nonostante la guerra fosse finita da tempo.
Herzog non interpreta il protagonista, né tantomeno restituisce un racconto epico o etico: semplicemente, racconta la storia di un soldato leale che svolge il suo compito perché deve essere svolto, senza la ricerca del consenso, senza la bramosia di un premio, senza volersi ergere a eroe di una morale a buon mercato.
Onoda fa quello che farebbe un buon soldato: combattere il nemico e farlo nel miglior modo possibile.
È un romanzo asciutto, che si legge d'un fiato, che si assapora all'ombra di una quercia, in un frizzante pomeriggio autunnale, sorseggiando un superacolico leggero e torbato, scrutando ogni tanto il cielo, nell'attesa che il tramonto esali la sua ultima luce.

Nessun commento: