Una stagista con la frangetta-ammazzabellezza scopre per puro caso che un enormissimo asteroide polverizzerà la Terra tra sei mesi e qualche giorno.
Il suo capo, goffo e sudaticcio come pochi, prova quindi a segnalare l’allarme a una plasticosa presidentessa statunitense, più trumpiana di Trump. La tipa, però, prima non capisce la portata del dramma, poi prova a scagliare ennemissili distruttivi contro il supersasso, poi ci ripensa seguendo consigli vanesi e speculativi di un suo scemissimo grande elettore che sembra un incrocio tra Bezos, Jobs e un calzolaio di Velletri.
Intanto, i due scienziati dimostrano un balordo approccio con media e social, generando equivoci e casini abbastanza scialbi.
Alla fine, il tipo ricco e scemo fallisce nella sua missione e la Terra si becca il previsto ceffone pietroso. Muoiono tutti, tranne quelli scappati nella scialuppona del “velletrano”, che, dopo ennemigliaia di anni, atterrano su un pianeta rigoglioso ma poi non tanto accogliente.
Confesso
di averlo prima abbandonato dopo mezz’ora, e poi di averlo visto integralmente
a velocità doppia: comunque, una noia infinita. Sceneggiatura stropicciata e
piena di buchi come crateri. Tempi narrativi incoerenti. Dialoghi presi dal
cestino del Mel Brooks peggiore. Montaggio da prima elementare, con alcune
imperdonabili “capocciate” che neanche un b-movie di Corman avrebbe consentito.
Regia inesistente. Direzione della fotografia di prassi. Attori da nomi fumanti
ma fumosi e senza perno: la Lawrence si annoia tantissimo, Di Caprio propone
gli scarti degli scarti dei suoi scarti, la Streep non vede l’ora di andare a
casa e la Blanchette sembra sempre più una copia sbiadita dello pneumatico di
una jeep.
Ma
il vero problema di questa operazione senza senso è il successo di pubblico che
ho percepito in giro. I gusti sono gusti, per carità: sono io il primo a dirlo
e a difendere questo diritto con il mio stesso sangue. Ma questo film è brutto
pesante!
Potrà pure essere “di denuncia” quanto vi pare, ma è il come che
andrebbe valutato: non è che se fai polemica contro la crisi ambientale, sei
automaticamente un fico! Altrimenti, giriamo venti minuti di puzzette della mia
gatta costretta a mangiare cibo di dubbia provenienza, e facciamo prima.
Certo, se poi questa sarà la sintassi con cui vogliamo coprire i
prossimi anni di contenuti polemici contro il sistema, contro i media, contro
l’inquinamento, alla fine l’asteroide arriverà sul serio e neanche ce ne
accorgeremo, visto che saremo troppo concentrati a dirci “bravi” per aver
girato ca@ate come questa.
E poi, perdere tempo e danaro ed entusiasmo dietro questo tipo di lavori così
sbracosi, fa male alla “causa” e alla sua credibilità.
E non
mi parlate di linguaggio “da capire” e di nonsense brillante e geniale, perché
questa modalità aveva forza e credibilità tra gli anni 60 e 70: adesso suona
stonata e ridicola, oltreché esaurita e senza più una visione originale che sia
una.
Aridatemi 2022:i sopravvissuti, che almeno aveva i piedi per terra e una
visione distopica credibile e ben raccontata.
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