È voluto perché è un libro bellissimo, che va letto proprio a ridosso di questa scelta così dolorosa (con quella foto che primeggia, che fa proprio male): solo così potrete apprezzare al meglio una delle voci più belle che mai abbia avuto il pop, un incredibile batterista (che col tempo ha sacrificato certe sue incredibili capacità), un istrione smisurato, ma totalmente incapace di tirarsela più di tanto. Anzi, sono convinto che se Phil Collins fosse stato furbo e bbbono come il pane, oggi ne parleremmo con un approccio quasi divinatorio.
È un libro a tutto tondo, che affronta le vicissitudini della vita privata, il rapporto con i Genesis, con altri artisti, i suoi mostri interiori. Va detto che sia il processo compositivo che quello meramente tecnico sono purtroppo sacrificati; quasi non se ne parla. Il che, comunque, è un peccato, perché Collins è stato un innovatore, trasformando la batteria in uno strumento leggero, quasi soffuso, altamente spettacolare ma mai fine a se stesso.
Se volete un esempio, uno tra tanti, seguitelo mentre "corregge" Bill Bruford nel "Cinema Show" eseguito dal vivo e riportato nel monumentale Seconds Out.
Senza suggerirvi di spararvi "Seven Stones", "Can-Utility and the Coastliners" o "Supper's Ready", dove tira fuori dei pattern pazzeschi, provate a seguirlo quando fa le canzoni più semplici, tanto odiate dai noiosissimi filogabrieliani (pallosi come un accordo di Allevi): c'è sempre un'intuizione, un suggerimento, un qualcosa che trasforma persino quel miserrimo 4/4 in una piccola cattedrale di qualità.
Senza suggerirvi di spararvi "Seven Stones", "Can-Utility and the Coastliners" o "Supper's Ready", dove tira fuori dei pattern pazzeschi, provate a seguirlo quando fa le canzoni più semplici, tanto odiate dai noiosissimi filogabrieliani (pallosi come un accordo di Allevi): c'è sempre un'intuizione, un suggerimento, un qualcosa che trasforma persino quel miserrimo 4/4 in una piccola cattedrale di qualità.
Ma Collins è stata anche un'ottima voce, che ha saputo raccontare gli anni '80 con studiata sapienza, riempiendo le nostre giornate con canzoni potenti. Sicuramente, in alcuni momenti ci ha anche sfracassato le scatole con modelli compositivi sovrapponibili, ma sono cosucce che gli si perdona, perché con questo libro Phil Collins ha dimostrato di essere un eccellente modello di umanità; un'umanità così dolce e autentica, che quasi legittima certe uscite leggermente infelici.
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