Zerocalcare ha partecipato a numerose edizioni di Lucca Comics.
Scorrendo l’archivio della manifestazione, trovate tutti i patrocini e i finanziamenti, suddivisi per anno: figurano anche banche, case automobilistiche, società di telefonia, rappresentanti di quel capitalismo tanto osteggiato a parole e disegni dallo stesso fumettista, che però partecipò senza porsi problemi.
Ma c’è di più: in quella del 2014, era presente anche l’Ambasciata d’Israele in Italia; Zerocalcare era tra le guest star e vide bene di non rinunciare.
Ebbene, dell’Ambasciata si conosceva il patrocinio gratuito dell’edizione di quest’anno, almeno dall’inizio del 2023. Ora, se è vero che, secondo la vulgata, Israele si comporta male con i palestinesi da tempo immemore, perché Zerocalcare si è accorto solo la scorsa settimana di questo patrocinio? E perché non rinunciò anche nel 2014?
Ma c’è di più: in questa edizione, avrebbe incontrato anche i colleghi israeliani Asaf e Tomer Hanuka, che vantano un impegno concreto e tutt’altro che strombazzato per la pace in Medio Oriente, per il riconoscimento reciproco di entrambe le parti. Nel loro curriculum figura anche la collaborazione al film animato Valzer con Bashir, opera critica nei confronti di una certa Israele.
Zerocalcare avrebbe potuto costruire qualcosa proprio con loro, grazie a loro, dare un senso etico alla sua presenza, mettendosi in gioco, perorando una causa che lui ritiene giusta, diventando esempio di concretezza e coraggio soprattutto per i giovani che lo seguono con passione.
Non partecipare, in quel modo e con quei toni poi (come fosse tra pochi amici, mentre gusta il gelato del pomeriggio), ha solo e inutilmente inasprito gli animi. Così inaspriti, che anche i due gemelli israeliani hanno preferito non partecipare.
La crisi del Medio Oriente non è un semplice “buoni contro cattivi”, dov’è facile schierarsi. La crisi del Medio Oriente va maneggiata con estrema cura, specie ricordando che, perlomeno in Italia, nessun pacifista è sceso in piazza dopo il 7 ottobre; che pochissimi manifestanti sono equidistanti e veramente pacifisti; che buona parte della gente non conosce o non sa o non vuole sapere la vera storia di quel pezzetto di terra così complicato.
Israele per primo ha bisogno di un pacifismo vero, anche per indebolire Netanyahu; e certo non l’aiutiamo trasformandoci in masse armate di una sola bandiera (che non è quella della Pace).
A essere ottimisti, poi, il vero pacifista dovrebbe fare anche uno zoom out con la mappa in dotazione del suo smartphone (simbolo dell’imperialismo che disprezza a parole): scoprirebbe cosa veramente sia in gioco, anche e solo ragionando sul fatto che alcuni paesi arabi e Israele stavano seriamente lavorando per un credibile percorso di avvicinamento, inviso ad Hamas e Iran.
In una situazione così disperata e disperante, dove noi “spettatori” dovremmo partecipare in maniera responsabile, dove il pacifismo dovrebbe essere strumento di sensibilizzazione e di riferimento per una Pace vera e sentita, piagnucolare frasi contraddittorie, per poi mascherarle con la propria fragilità intima e umana (vera o presunta), scomparendo pergiunta dal radar del conseguente dibattito, è infantile e intellettualmente disonesto.
1 commento:
Hai ragione. Questa sua scelta non mi "tornava" da subito, e non sapevo spiegarmi bene perché. I toni, quelli vabbè, sono i suoi, ci sta tutto, volendo è sempre da bar, e ci piace per questo. Ma l'impianto del discorso è carente e il pacifismo vero è sempre stato presenza, azione nonviolenta, segno di contraddizione, mai assenza
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