30 marzo 2024

MAURIZIO POLLINI

Tra le composizioni per strumento e orchestra, il “Concerto Imperatore” di Beethoven è quella che amo di più, sia nel suo insieme, sia perché il secondo movimento supera di gran lunga la perfezione, sminuzzando il cuore e l’anima dell’ascoltatore fino all’impossibile.

Poco meno di vent’anni fa, vidi il Maestro Maurizio Pollini eseguirne una prova generale davanti a giovanissimi studenti delle medie e dei licei romani.

Al contrario di quanto si possa immaginare, non volò una mosca dall’inizio alla fine dell’esecuzione, neanche durante le brevissime pause tra i movimenti.

Poi, dopo l’ultimissima nota, i ragazzi saltarono in piedi all’unisono, applaudendo con slancio, ben oltre l’obbligo imposto dai professori: era stata un’esecuzione strabiliante, eccitante, commovente, emozionante.

Quando quell’entusiasmo scemò in un serrar-le-fila-per-tornare-a-casa, una voce innocente esclamò: «A’ Pollini, emmmmenomale che era una prova!»; il Maestro si girò e sorrise timidamente

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