Quanto scritto in calce è apparso a chiusura di un recente numero della mia rassegna stampa prima della sentenza contro Leonardo Caffo, il "filosofo" accusato dalla sua ex compagna di maltrattamenti. Non cambierei una virgola, anzi: la boria con cui l'imputato ha reagito alla sentenza dimostra quanto lavoro ci sia ancora da fare, non solo tra noi maschietti, ma dentro le Conventicole, sempre più lontane dalla realtà, sempre più arroganti e (per esperienza diretta) poco educate.
A questa premessa aggiungo le fresche dichiarazioni della ex compagna del "filosofo" (successive quindi alla sentenza), mai consultata prima da nessun garantista, con la scusa che si doveva rispettarne l'anonimato, anche perché il dramma coinvolge anche la loro figlioletta. Una scusa infantile facilmente risolvibile, ulteriore prova di un'ipocrisia imbarazzante che si aggiunge alle altre ipocrisie di questa generazione di "intellettuali", che fa veramente male alla cultura, non solo italiana.
«Questa sentenza conferma una verità che per quasi due anni ho cercato di far emergere, affrontando innumerevoli difficoltà, sia sul piano personale e legale che mediatico. Queste difficoltà non sono un caso isolato, chiunque denuncia una situazione simile si scontra con un sistema che troppo spesso manca di strumenti adeguati per supportare le vittime.
Le vittime di violenza continuano a pagare il prezzo di una profonda carenza nell’educazione sentimentale e di una cultura ancora permeata di pregiudizi. È fondamentale che questa vicenda serva da spunto per riflettere su quanto ci sia ancora da fare per prevenire e contrastare realmente le violenze»
-------
La scelta di Chiara Valerio di invitare Leonardo Caffo a partecipare all’imminente edizione di Più Libri Più Liberi dedicata alla memoria di tutte le Giulia Cecchettin, appartiene a quella mentalità tipica della “sinistra ZTL” di esprimersi soprattutto con provocazioni, troncando sul nascere ogni possibile obiezione, perché, in questo caso, surrettiziamente contraria al garantismo tout court.
Che poi il “filosofo” Caffo abbia rinunciato dopo la messe cospicua di polemiche, conta poco. Il danno ormai fatto non scaturisce dalla scelta della sua figura, rinchiusa dentro una denuncia atroce. Il danno nasce dalla mentalità che scatena situazioni simili: un modo supponente di imporre una propria versione della coerenza, una “mentalità pappappero” che detiene l’unica verità sulla libertà di pensiero.
Ma l’elemento che innervosirebbe persino Giobbe è la protervia: se fai notare che scelte del genere sono infantili e intellettualmente scorrette, vieni schifato con sguardo triglioso e poi magari redarguito col ditino dai componenti il “soccorso conventicole”: armati di media pervasivi, si dimostrano ancor più lontani dalla realtà (vedi Zoro e Linkiesta).
Se poi evidenzi che anche sul piano della mera comunicazione, certe scelte bimbesche sono facilmente strumentalizzabili, ecco che urlano che a loro della comunicazione interessa nulla: le regole della comunicazione, si sa, sono un portato del marketing e quindi del capitalismo e quindi degli americani cattivi cattivi.
Naturale, quindi, che venga spontaneo riferirmi anche a Michela Murgia, per una sua dichiarazione del 2021 che dimostra quanto sto scrivendo. Ricordo quanto fosse fiera di pensarla come Hamas, fregandosene delle conseguenze di un’apologia così ignobile, soprattutto tra chi non sa fare esercizio di critica. Tant’è che l’antisemitismo italico tutt’altro che dissimulato si è fatto scudo anche di queste sue farneticazioni. Addirittura, nessun movimento femminista si è speso pubblicamente per le ragazze uccise e rapite e stuprate il 7 ottobre 2023.
Bisogna sempre tenere a mente che questa generazione di fini pensatori concepì anche iMille, un laboratorio per una nuova sinistra che emanò il renzismo prima di Renzi stesso. Anche qui, alcuni componenti perseguirono la “mentalità pappappero” quando scelsero che titolo dare al primo convegno (2008): “Uccidere il padre”. Al di là della sciagurata scelta lessicale, sottolineo che tra i solerti partecipanti ci fu anche il figlio di un condannato in via definitiva come mandante dell’omicidio di un padre (nonché servitore dello Stato): un minimo di prudente sensibilità sarebbe stata più che doverosa.
Sono esempi sparsi di un’attitudine ben precisa, trasmessa scientemente da una generazione all’altra. Attitudine che mai in questi decenni è cambiata, perlomeno nella sostanza.
A destra non sono così. Non hanno bisogno del pensiero per agire: agiscono, e basta. Visti i risultati delle elezioni di mezzo mondo, piacciono a molti
Nessun commento:
Posta un commento