Per la mia generazione, Ambrogio Fogar è stato il padre che avremmo voluto avere, il fratello maggiore, l'amico esperto, un po' guascone e molto hemingwayano. Un eterno bimbo con lo sguardo sempre pronto a godere delle cose, anche le più semplici, con quelle sfumature tra la meraviglia e la passionale paura di vivere la meraviglia.
E questo piccolo diario è un qualcosa che ci avvicina alla sua memoria, alla nostra nostalgia, arricchito anche dall'amorevole prefazione delle due figlie.
È un libro che si legge tutto d'un fiato, respirando corto, vivendo sulla pelle e sul cuore momenti unici e irripetibili, dove tutto sembra nuovo, inedito, eterno, che vorresti non finisse mai.
Come scrive lo stesso autore
La storia di queste pagine non è la descrizione di un viaggio, ma di me nel viaggio. È la narrazione di vita quotidiana, piccoli avvenimenti, piccole cose. Non ci sono lezioni per il mondo o rivelazioni per scuotere gli uomini. È piena di cose banali, a volte anche noiose: ma parto affezionato alla mia barca per l'ampio respiro degli spazi aperti, per il gusto del vento impetuoso, la luce del sole, la speranza di tornare, se non migliore, almeno più utile
[...]
Tornerò avendo vissuto in un anno molte vite spirituali, non risparmiando mai le forze: spero solo, e con tutto il cuore, di ritornare vittorioso su me stesso, all'alba del mio nuovo mondo
Non manca un onesto riferimento all'accusa di aver plagiato - per la prima edizione di questo diario - alcune pagine di John Guzzwell, quando traversò indenne il Mar di Tasmania. Fogar non si sottrae alle sue responsabilità, e aggiunge qualcosa di condivisibile, di autentico: tale era stata la forza delle descrizioni di Guzzwell, lette e rilette da Fogar più e più volte, che quando si mise a raccontare lui le sue emozioni, i suoi flashback e quelli di Guzzwell si erano sovrapposti. Non è una giustificazione, anzi: Fogar ammette di essersi contrito più del dovuto; semplicemente, sono atteggiamenti che anche noi comuni mortali viviamo e pratichiamo, quando dobbiamo raccontare le nostre piccole avventure di ogni giorno.
Fogar è stato forse l'ultimo degli avventurieri alla Corto Maltese: bello, intelligente e sempre adolescente, forte ma delicato, ingenuo ma risoluto, coraggioso e incosciente.
Questo piccolo libro non è tutto, ma è tanto: se vi piace uscire dal mondo ed entrare nell'immaginazione, è un porta che vi suggerisco di attraversare.
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