Non avendo pregiudizi nei confronti di Nietzsche, ho letto il primo libro di questo mirabile cofanettone: nonostante l'intento esplicitamente autobiografico, è già possibile incontrare pensieri, parole e opere del filosofo, veramente dense e interessanti.
A latere, si percepisce subito quanto Nietzsche abbia influenzato il pensiero di Roberto Calasso, il papà di Adelphi cui ho dedicato una dozzina delle mie recensioni. Un conto è averlo letto nelle interviste del compianto editore, un conto è assaporarlo direttamente.
Sicuramente, questo La mia vita non è un'operazione onanistica o egocentrica, ma la leva ideale per entrare con una certa "naturalezza" nel pensiero di Nietzsche, senza doverlo interpretare, senza cioè arrovellarsi dentro gli aforismi dei suoi saggi.
Uno specchio è la vitaRiconoscer sé stessiIn questo specchio riflessiÈ la cosa più ambita
Tralasciando la breve parte dedicata alla sua infanzia, ho trovato illuminante il lungo raccontare il percorso di studi che lo porterà a diventare un accademico stimato e apprezzato.
Spaventa e sgomenta quanto le generazioni come la sua - a un'età in cui il cervello maschile generalmente vaga senza meta - abbiano studiato e assorbito saggi e lezioni con una profondità e intensità che le nostre al massimo potrebbero abbozzare giusto all'università.
Certo, c'è anche un influsso caratteriale (Fin da bambino, io cercavo la solitudine, e mi trovavo meglio là dove potevo abbandonarmi indisturbato a me stesso), ma i programmi scolastici erano quelli; non ci sta niente da fare.
Tra le tante descrizioni e narrazioni, risalta la passione di Nietzsche per la musica: Dio ci ha dato la musica in primo luogo per indirizzarci verso l'alto. La musica raduna in sé tutte le virtù: sa essere nobile e scherzosa, sa rallegrarci e ammansire l'animo più rozzo, con la dolcezza delle sue note melanconiche [...] La musica rallegra scaccia i pensieri tristi [...] Con le sue note, l'arte musicale è spesso più eloquente della poesia con le parole.
L'ottica religiosa di Nietzsche sopra accennata, è costante: Ho vissuto ormai tante esperienze, liete e tristi, che mi hanno rasserenato e afflitto, ma in ogni cosa Iddio mi ha guidato sicuro [...] Ho preso nel mio intimo la salda decisione di dedicarmi per sempre al suo servizio.
Questo esser sempre così rigorosi si riscontra persino quando descrive la fine delle vacanze, con questi versi:
Svanir deve la vitaE la rosa appassireSe vuoi vederla un dìGioiosa rifiorire
Versi che mi hanno ricordato la lapide che Rilke scriverà per sé stesso: Rosa / pura contraddizione / La gioia di essere sonno di nessuno / sotto tante palpebre.
Prendendo come spunto proprio le vacanze, ecco un pensiero rivolto ai più giovani: Giovane, usa bene il tempo delle tue vacanze, non studiando, bensì in giubilante riposo, cosicché, quando la tempesta si avvicina e la rombante voce del tuono annuncia la fine del tempo delle rose, tu parta di buon animo - ma zitto! Non sono uno che veda fuggir la primavera senza piangere, e stento a comprendere come si possa tornare volentieri a imprigionarsi nei propri ceppi. Ma ormai la mia massima è: goditi la vita così come ti si offre, e non pensare alle fatiche future.
C'è, poi, un passaggio che mi ha colpito più di tutti gli altri, perché rende nobile e strutturato un pensiero che ho scritto in questo libro, ma senza la stessa accuratezza. Nietzsche è convinto che non esista l'inedito, il non creato: I concetti astratti sono da considerarsi i creatori di ogni essere? No, al di là della materia, dello spazio, del tempo, si ergono le fonti originarie della vita, che debbono essere più alti e spirituali, la capacità vitale dev'essere infinita, la forza creatrice illimitata.
Generalmente, suggerisco se leggere o no certi libri: in questo caso, il testo in sé mi ha appassionato molto, ma non saprei dirvi se sia "obbligatorio" farlo. Sicuramente, di Nietzsche vanno letti ben altri testi. Tanto, entro il 2026 avrò sicuramente finito il cofanettone. Seguitemi: ne riparliamo.
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