07 dicembre 2025

ALIEN: EARTH, ovvero: l'antipatia e il far vedere troppo

Restando in tema di serie televisive da abbattere, quella di Alien: Earth (2025) non è solo brutta, è antipatica.
Uno dei meravigliosi pregi che hanno alcune opere è di essere uniche e irripetibili. Per esempio, Blade Runner, il vero Guerre Stellari (per voi mortali, alludo al IV), Arancia Meccanica, Via col vento, Casablanca, Sandokan, ho citato a casaccio… ecco, provate a rifarle d’accapo o a svilupparle, e combinerete solo disastri.
Alien non va toccato, neanche guardato di sguincio: ti tieni ben stretto i primi due (forse il terzo), e poi niente più.
Qui, invece, abbiamo una serie televisiva che fa da prequel al “vero” Alien e smucina nevroticamente e insistentemente dentro i personaggi degli androidi e dei mostri, facendoli vivere, dandogli senso e parola e anima e visibilità… sbeffeggiando, di fatto, l’immenso lavoro sottotraccia di Ridley Scott, dove tutto era invece accennato, sfiorato, impercettibile, alluso: bastava un gocciolìo d’acqua, un corridoio col neon spampinato e strizzavi di tensione; il mostro era quasi accessorio.
In questa serie, la paura sta nel forte rischio di addormentarsi sulla cena, di frantumare il bicchiere per terra, rischiando di ferire le zampotte del gattone di passaggio.
Ma, soprattutto, come premesso, ci fosse un personaggio simpatico! Ora, io non so se sia colpa degli attori, della sceneggiatura, dei personaggi, ma in breve tempo è una gara a chi ti sta più sugli zebedei.
Alla fine, vince il telecomando: spegni la televisione o passi ad altro, rimpiangendo con le lacrimucce quel giorno di enneanni fa, quando eri liceale e andasti al cinema a vedere Alien da solo, accanto a pochissimi spettatori: altri tempi, altra pasta, altro coraggio.
‘sto vizio di fare vedere tutto e di spiegarlo nel dettaglio, di esistenzializzare pure i dolori alla prostata…

22 novembre 2025

PLUR1BUS, sciatto e noioso

Un virus misterioso trasforma l’Umanità tutta in persone felici e omologate, che parlano con una sola voce… tranne pochissimi curiosamente immuni (la protagonista e una manciata di fortunati), che dovranno difendere o perlomeno proteggere il loro diritto ad essere anche tristi.

Uno schema già visto, insomma. L’unica novità è questo essere l’opposto di (quasi) tutte le ambientazioni analoghe, dove invece le persone diventavano anaffettive. Novità che può non essere un difetto, anzi. Ma non in questo caso.

Per prima cosa, nessun critico ha ricordato l’analogia col sottotesto di un capolavoro di Heinlein (cui Gilligan deve molto).
Ma quello che mi ha decisamente irritato sono le critiche tipo: “Plur1bus è identico all’Invasione degli ultracorpi, però…”, “intere sequenze di Plur1bus citano interi film/telefilm del passato, però…”, “il primo episodio di Plur1bus è lungo e noioso, però…”. Quei però sono un contentino verso il basso, una coordinata personale, ma non certo l’argomentazione di un critico preparato.

Non paghi, questi critici hanno considerato un unicum geniale la “novità” di un virus che agisce al contrario rispetto a quelli canonici.
Un minimo di pudore: non è una grande idea immaginare persone omologate alla felicità, che parlano con una sola voce!
È una trama che immaginiamo in molti ogni giorno, da quando ci sono dei social! Guarda caso, omologano, costringono a un solo linguaggio, obbligano alla felicità.
Pensa tu la genialità di Gilligan!

Proviamo allora con la forma.
Una protagonista monoespressiva, sceneggiatura con ammiccamenti e citazioni goffi, tempi narrativi più lenti di un Tarkovskij qualsiasi, fotografia ormai già vista persino nelle pubblicità del saccottino, dialoghi da “signora mia” in fila per pagare alla cassa… e intignano a dargli del genio!
Ma siamo impazziti?

Una parte acida e astiosa di me, da anni pensa che ormai i critici preferiscano non dedicarsi ai doveri del mestiere, visto che significherebbe studiare (aver studiato) e dimenticare sé stessi.
Studiare (e aver studiato) significa approfondire, approfondire genera dubbi, scricchiola le certezze, costringe a un continuo sacrificio del proprio ego.
E in questo mondo fatto solo di autoreferenze, è più soddisfacente essere al centro dell’attenzione piuttosto che spostarsi di lato per essere al servizio dell’arte.

Oltretutto, se tu, critico ignorante, pratichi ignoranza, inevitabilmente generi ignoranza: un’ignoranza che ti segue e ti alimenta perché ti vede simile e non come una minaccia, anche e soprattutto se usi l’ignoranza dello stesso pubblico come strumento di verità.

Poi, magari ho torto su tutta la linea: non importa. Quello che alla fine risulta anche al più distratto è stata l’omologazione dei critici.
Critici omologati che esaltano una serie televisiva che denuncia l’omologazione!

Quando ero duenne, nel Regno Unito uscì una serie (Il Prigioniero) che ebbe un legittimo successo, feroce, straordinario. Ma il protagonista si impose affinché non venisse prolungata all’infinito, negando la produzione di una seconda stagione. E aveva ragione da vendere, tanto che ancora oggi è considerata un gioiello senza tempo, sia estetico che tecnico.

Di Plur1bus è stata già ordinata una seconda stagione

14 novembre 2025

ACHTUNG! BERLINO, GLI HANSA E LA MUSICA CHE HA CAMBIATO IL MONDO (Arcana)

Ai tempi in cui la corrente del fiume della Guerra Fredda scorreva impetuosa, a Berlino l'ansa degli studi Hansa divenne un trepidante rifugio per gli artisti più disparati, ispirando loro, nonostante un ambiente così tetro e assediato dal Muro, capolavori di rara bellezza che ancora oggi hanno molto da dire.

Lou Reed, David Bowie, Iggy Pop, Brian Eno, Nick Cave, ma anche gli autoctoni Tangerine Dream, Einstürzende Neubauten, Cluster... nomi che evocano generi apparentemente lontani tra loro, ma accomunati dall'insaziabile passione per la musica, la sperimentazione, la voluta volontà di andare oltre le convenzioni, costruendo dal nulla qualcosa di bello e duraturo.

E in quegli studi, nonostante le droghe, il lato oscuro del successo, l'alcol, le depressioni, le manie... diedero vita a quella che a tutti gli effetti è stata l'ultima delle rivoluzioni musicali di qualità, dove consenso pubblico e resa artistica andarono a braccetto, non con qualche difficoltà iniziale.

Scritto con foga ed entusiasmo (a volte troppi), ogni tanto con salti cronologici eccessivi, questo libro è un incantevole viaggio in un'èra che purtroppo era, e che forse le è andata bene che si sia fermata lì, con gli U2 migliori, quelli dei primi anni 90, prima che diventassero la parodia di loro stessi.

Perché poi, la new wave e il videomusichismo hanno messo la parola fine a questi aneliti, facendo credere anche a noi comuni mortali che bastasse abusare della tecnologia per tirare giù un successo artistico e commerciale al tempo stesso.

Quegli artisti, invece, riuscirono a dare alla tecnologia un volto umano, o comunque ricordarono alla tecnologia che l'uomo di quei tempi, in totale crisi con sé stesso e con la Storia, avesse sicuramente più idee e creatività delle nostre generazioni.

Un libro che si legge in una giornata, ma che ispira molto e ti fa venire voglia di ascoltare o riascoltare quelle perle del passato, così diverse, così genuine. 

12 novembre 2025

LA MUSICA È PERICOLOSA di Nicola Piovani (La Nave di Teseo)

Per fortuna, non è una biografia cronachistica e quindi fastidiosa (tipo quelle di cui non vedi l'ora che arrivi la ciccia). Invece, è un bellissimo e godibile viaggio nelle considerazioni che Piovani fa sulla vita, la musica, il cinema, l'Italia, prendendo spunto dai momenti più importanti della sua biografia. 

Evitando accuratamente di buttare là fatterelli più o meno interessanti, Piovani scrive soprattutto per aneddoti, ogni tanto con il passo del pettegolezzo innocente, popolare ma senza essere snob, spesso con l'intenzione di portarci in profondità, oltre le parole e le biografie. 

Ne scaturisce l'idea di una carriera sicuramente difficile, ma affrontata con coraggio e disincanto, con serietà ma anche col sorriso. Una carriera densa, invidiabile, ricca di opportunità mai trascurate, affrontate con una voglia trattenuta di masticare la vita, senza strafare, senza esagerare.

Bellissimi i momenti con Ennio Morricone, Federico Fellini, Fabrizio De André, Vincenzo Cerami, Roberto Benigni, sempre trattati con affetto e rispetto, spesso rappresentati nel loro lato umano, un po' scanzonato e un po' leggendario.

Confesso che non ho mai amato le musiche di Piovani; il che era un pessimo viatico per affrontare questo libro. Invece, ho scoperto il Piovani uomo, pensatore, sensibile, sincero e onesto. Non me l'aspettavo, e mi ha fatto molto piacere

31 ottobre 2025

MICI ROMANI CONTRO ZOMBI

Una donna.
Sola.
A Testaccio, Roma.
Assediata da migliaia di zombi.
È senza speranza.
Finché ritrova Tigre, l’amata gatta che credeva perduta per sempre.
E insieme a lei, una gang morbidona di amici mici.
La battaglia per la salvezza sarà senza esclusione di colpi... o di corpi?
Soprattutto quelli degli zombi: non vanno proprio d’accordo con i gatti

È online il mio nuovo romanzo, MICI ROMANI CONTRO ZOMBI,
in versione cartacea e digitale

PREMESSA

Dopo aver autopubblicato l’ombra dietro al muro (ilmiolibro, 2010) e ghiaccio del mio respiro (Amazon, 2023), dopo aver scritto per Arcana dal Basso verso l’altro (2024, sulla vita del contrabbassista jazz Enzo Pietropaoli), mi sono regalato un’avventura con i nostri due gattoni e la loro mamma, Tigre, la gatta più bella del mondo


LE ORIGINI

Roma, ottobre 2014.
Stiamo passeggiando in Via dell’Arco del Monte (vicino Campo de’ Fiori), un gatto attraversa il lento dolce incedere di una persona anziana. Guardo mia moglie e dico «Mici romani contro zombi»… e lei sorride.
Generalmente, le donne ci scagliano addosso due sole forme di sorriso: la prima significa “sei un coglione”; la seconda, invece, è una flebilissima forma di approvazione.
Ecco, sono convinto che mia moglie mi abbia regalato la seconda…


STRUMENTI

La mia strapassione per il cinema - da Bergman a Argento, ho frequentato e amato tutti i generi - sapeva già come raccontare gli zombi, in ogni possibile dettaglio.
E quindi, pochi giorni dopo, scrissi di getto i primi due/tre capitoli.
Ma non avevo mai avuto un gatto in casa: avrei rischiato di parlarne per luoghi comuni.
Lasciai passare due lustri, scrissi altre cose, e poi ripresi in mano il progetto, perché nel frattempo la nostra vita era radicalmente cambiata: i gatti, li avevamo. In casa.


LO SPECIALE

Fermiamoci qua, perché abbiamo un’occasione unica: l’intervista a due dei diciannove gatti protagonisti, Cornelia e Annibale.

DN - Benvenuti a Digesting Net

GATTI - miaaaaooooooooo… [scusate, non ho acceso il traduttore ndr]… ciao, Capoccione

DN - Cosa si prova ad essere protagonisti di un romanzo?

CORNELIA - La location era scomoda. Ma sono stata felicissima di rivedere le mie sorelline e la bisnonna

ANNIBALE - La parte più difficile è miagolare in romanesco. Ogni tanto non mi capivo neanche io

DN - Ecco, gli zombi: vi hanno fatto paura? Com’è recitare con uno zombi?

CORNELIA - Per motivi di budget, era vietato entrare in contatto con loro. Per fortuna, perché alcuni puzzavano già così

ANNIBALE - Anche se a debita distanza, ho legato molto con Bub, lo zombi responsabile delle coreografie. Veramente simpatico: mi ha biascinarrato molti aneddoti su George Romero

DN - La sequenza dei capitoli è stata scritta in ordine cronologico, tranne il finale che invece è stato scritto subito dopo il primo capitolo

CORNELIA - Capoccione, perché non dici che hai tenuto nascosto il finale fino all’ultimo! Per la tensione, siamo rimasti con le code vaporose per mesi!

ANNIBALE - Se lo viene a sapere la DolceTestaBionda [mia moglie ndr]!

DN - Visto che ci siamo, l’unico umano “sano” presente in quest’avventura, è una donna. Non è DolceTestaBionda, ma un’attrice professionista

CORNELIA - Simpatica e sempre alla mano. Ma quando vedeva che sbirciavo sul cellulare, mi guardava stupita! Come se non avesse mai visto una gattina con lo smartphone

ANNIBALE - Con me è stata molto affettuosa: prima di carezzarmi, chiedeva sempre il permesso a DolceTestaBionda

DN - Come volete concludere questa intervista

CORNELIA - Leggete il romanzo, senza preconcetti, senza paure

ANNIBALE - Mi manca mamma Tigre, la gatta più bella del mondo


LA MUSICA

In testa ad ogni capitolo, suggerisco una specifica colonna sonora, che potete ascoltare mentre lo leggete: tra canzoni, brani moderni o di musica classica, ce n’è per molti gusti. L’elenco:

PISSOLA - Bruno Mars, Just the Way You Are

ECCO PERCHÉ - John Williams, Cantina Theme

NAUMACHIA EMATICA - Dave Brubeck Quartet, Take Five

IL RITORNO - Lionel Richie, Hello

CHI NON MUORE... - Mike Oldfield, Tattoo

CRICK, AGHI E FILO - Mesa, Up Your Game

TOC TOC - Pëtr Il’ic Cajkovskij, Danza degli zufoli, dall’atto secondo dello Schiaccianoci

UN TUBO INFUOCATO - Enrico Simonetti, Gamma

IL MIRACOLO DELLA VITA - Ólafur Arnalds, Spiral

LA QUIETE - Big Big Train, London Plane

LA TEMPESTA - Antonín Dvořák, allegro con fuoco, quarto movimento della Sinfonia numero 9 “Dal Nuovo Mondo”

PER SEMPRE - Emille Mosseri, Jacob and the Stone / Alan Silvestri, Forrest Gump Suite

[BONUS TRACK, finale alternativo] - Bruno Mars, Just the Way You Are

-

PERSONAGGI E INTERPRETI - Chad Lawson, irreplaceable


Nessun animale è stato maltrattato durante la realizzazione di questo romanzo

28 ottobre 2025

POLO NORD di Erling Kagge (Einaudi)

Il racconto epico di un luogo quasi ultraterreno, dove il sole resta alto nel cielo per sei mesi all'anno e si eclissa nella distesa di ghiaccio per altri sei. Per chiunque, guardando l'orizzonte, si sia chiesto che cosa succede se si continua a camminare verso Nord

Al Polo Nord Erling Kagge ci è arrivato a piedi (!) nel 1990. Spinto dalle ombre di un mucchio di visionari che l'avevano preceduto e ispirato, ha deciso di raccontarsi, di raccontarli e di raccontare l'incanto, il terrore, la mAraviglia, un turbinìo di sentimenti incontrollabili che suscita l'esplorazione del deserto di ghiaccio.

E lo fa con uno stile entusiasta, onesto, paradossalmente asciutto ma empatico, che stringe forte il braccio del lettore, per accompagnarlo dentro un bellissimo arazzo di storie e di gesta e di fallimenti e di vittorie. 

Così come l'autore procede verso la meta, passo dopo passo procedono anche le avventure di chi lo ha preceduto. È come se Kagge si fosse portato dietro un'immensa biblioteca cui attinge appena ha raggiunto un obiettivo (minimo ma prezioso), per ricalcare esattamente - e quindi raccontare - tutti quelli che avevano compiuto lo stesso percorso.

Uno dei più bei libri sull'argomento, che soddisfa i palati più disparati: scienza, avventure, narrativa, introspezione, antropologia, geopolitica, sociologia, ecologia, fotografia... un toccante capolavoro

 

16 ottobre 2025

VENERATI MAESTRI di Edmondo Berselli (Quodlibet)

La rara felicità di poter dire «non l’ho visto», a proposito di un film di cui parlano tutti

Partiamo da una citazione. Una volta, Arbasino elencò le tre categorie di persone più facili da incontrare: le giovani promesse, che però restano sempre tali; il solito stronzo... la maggior parte; il venerato maestro, raro, ma sempre però prossimo a diventare il celebrato cazzone.

Con una prosa raffinatissima, piena di humor e cultura, con riferimenti e dotte citazioni, spaziando da destra a sinistra passando per il centro senza soluzione di continuità, colpendo tutti e gli opposti di questi tutti... Berselli scrive contro e intorno a queste tre categorie una serie di ritratti forti, solenni e condivisibili, che strappano risate e sorrisi perpetui.

Nomi e cognomi di personaggi che vi stanno sulle scatole, si stanno sulle scatole, vogliono stare sulle scatole, sono nati per arrivare subito sulle scatole... noti, meno noti, amici, nemici e indifferenti.

Per me, poi, che amo sottolineare le parti di un libro che più ritengo interessanti, è stato molto semplice abbandonare la matita, tante e tali le sottolineature che avrei dovuto rimarcare.

È quel libro che tutti vorremmo scrivere, ma che non abbiamo l'arguzia e la sfrontatezza necessarie per esibirci in un continuo, dolcemente petulante, irriverente, arrogante e smanioso elencare le ipocrisie di un'Italia sempre esistita e mai stigmatizzata abbastanza.

Già, le ipocrisie. Ce n'è per tutti, e tutti sembrano fare a gara per apparire dentro questo piccolo grande libro. Perché alla fine vince il conformismo dell'ego, mai ammesso e sempre praticato

PIOGGIA DI DISTRUZIONE di Richard Overy (Einaudi)

Servirono veramente le bombe atomiche a porre fine alla guerra o vennero sganciate seguendo altre logiche e finalità? Perché non fu sufficiente il precedente bombardamento incendiario di Tokyo, quasi altrettanto distruttivo e crudele? 

La collana "La Biblioteca" dell'Einaudi è un tempio di rara bellezza: ha titoli intriganti, ben scritti, che arricchiscono la mente e l'anima. E questo gioiello ne mantiene la linea editoriale con rigore, documentazione e una severa attenzione nei confronti della verità e del lettore.

Ogni retroscena, ogni ricostruzione, ogni dichiarazione ci raccontano una guerra-altra, ben lontana da quella che incontriamo nei manuali di Storia. E se qualcuno si ostina a dirvi che gli USA lanciarono le bombe anche per avvisare l'URSS, in questo saggio troverete una visione ben diversa che vi sorprenderà.

Così come vi sorprenderà conoscere il terrificante bombardamento di Tokyo, il "come" l'Imperatore dichiarò la resa, le differenze tra Roosevelt e Truman, l'autocensura giapponese contro i superstiti, le mille correzioni e adesioni alle Regole dell'Aja.

Un libro necessario e appassionante

 

LA BELLA CONFUSIONE di Francesco Piccolo (Einaudi)

Otto e mezzo e Il Gattopardo, due film epocali girati contemporaneamente. Con Claudia Cardinale che corre da un set all'altro, Burt Lancaster che deve dimostrare di non essere un cowboy, Sandra Milo che ama l'amore più del cinema, Marcello Mastroianni troppo felice per interpretare il suo personaggio... Intanto, fuori dal set, si dibatte un Paese in cui la cultura è ancora politica, e l'epopea di un celebre romanzo rifiutato e poi riscoperto s'intreccia alle vicende personali e pubbliche di Federico Fellini e Luchino Visconti, sublimi registi avversari.

Un libro che è anche un resoconto di un tempo che non c'è più, o che forse non c'è mai stato. Dove, però, le persone reali avevano nomi da far tremare i polsi. Oltre ai citati monumenti, incontreremo Nino Rota, Ennio Flaiano, Suso Cecchi D'Amico, Tomasi di Lampedusa, Elena Croce... 

C'è chi odia sentir dire "a quei tempi": certo è che ai tempi attuali, non esiste una sola figura all'altezza dell'unghia dei nomi che si aggirano in questo vorticoso testo.

Piccolo lavora benissimo ai fianchi del lettore, accompagnandolo quando serve, sorprendendolo senza strafare, infilando aneddoti e storie minori con il giusto dosaggio. Alla fine, non conta il tema principale del libro, ma l'insieme dei mille rivoli che contribuiscono al fiume della narrazione.

Un testo che farebbe bene anche a chi non conosce la Storia del Cinema, della Letteratura, dell'Italia del Dopoguerra. Un'Italia dignitosa, intelligente, colta, con tanta voglia di fare cose belle e durature.

Da leggere e rileggere

PREDATOR di Guglielmino, Bonelli, Favilla (Weird Book)

Quando nel 1987 uscì Predator, con Arnold Schwarzenegger, in gran parte dei casi gli spettatori non avevano la minima idea di quello che avrebbero visto. Questo saggio passa in rassegna l'intero ecosistema nato intorno al personaggio alieno così complesso e affascinante. Impreziosiscono il saggio le interviste a John McTiernan e Stephen Hopkins (i registi del primo e del secondo episodio), e al fumettista Chris Warner, l'autore di vari comics a tema.

Un saggio bellissimo, ben scritto e ben strutturato, che accompagna il lettore dentro un mondo ricco di curiosità, di considerazioni filosofiche e antropologiche (a volte troppo "alte", ma ben incastonate), di aneddoti, di Storia del Cinema e Storia del genere misto Horror + Fantascienza, di un modo ancora artigianale di far vedere cose impossibili ma in maniera credibile.

C'è ampio spazio anche al mondo dei fumetti e del gaming, ambienti eterogenei in cui gli Yautja hanno lasciato un segno indelebile, a volte pionieristico

Un libro che si divora in una giornata, ma che fa venire la voglia di rileggerlo, di appuntarsi alcuni passaggi, di rivedere sia il primo film che tutti i sequel, prequel, cross-over e libri di fumetti (Batman vs Predator vale un'ipoteca della casa... più o meno)

HEAT OF THE MOMENT di Sandro Pistolesi (Arcana)

Steve Howe, Geoff Downes, John Wetton, Carl Palmer. 
Ovvero: Yes, Buggles, King Crimson, Emerson Lake & Palmer.
Di tutti i supergruppi che la Storia della Musica abbia mai partorito, Asia è forse quello con più componenti evocativi in assoluto (escludendo giusto Traveling Wilburys, paradossalmente più di nicchia).
Un supergruppo che esplose con un ottimo esordio - 3/4 commerciale e 1/4 progressive all'acqua di rose (ma che acqua e che rose) - e che ha resistito più del prevedibile, sfornando quasi regolarmente troppi dischi rispetto alla qualità dei singoli brani.
Questa encomiabile biografia ne elenca l'intera discografia, analizza tutti i brani, riassume tutti i possibili aneddoti, ogni minuziosissima storia, sia dei singoli componenti che dell'insieme.
L'unico appunto sono i toni, sempre agiografici e superlativi, e la forma, una sintassi decisamente da rivedere. 
Peccato, perché le intenzioni e la struttura sono notevoli. 
Solo per appassionati