31 dicembre 2024

SONNY BOY. UN’AUTOBIOGRAFIA di Al Pacino (La Nave di Teseo)

Biografia densa, ricchissima di storie, di sapori, di nostalgia, ma anche di dolore e di malcelati rimpianti. Scritta con entusiasmo e passione, ma anche con la ricercata consapevolezza di non indugiare nei "bei tempi andati". Al Pacino si dimostra efficace narratore, capace di ammettere i suoi limiti e di rispettare la verità.
Non è un libro propedeutico, ma credo sia utile per far capire soprattutto ai giovani il valore della gavetta, il rischio di cadere di nuovo anche quando abbiamo raggiunto un successo sicuro e duraturo, la facilità di autocompiacersi quando invece è necessaria una potente dose di umiltà e una buona cerchia di amici.
Non è neanche una lista di complimenti "tattici" a tutti gli attori incontrati: una volta entrati nel mood, il lettore capisce immediatamente se Pacino stia agendo d'impulso oppure stia seguendo la legge del cuore.
Io mi sono divertito soprattutto a gustarmi aneddoti e curiosità dei film che più ho amato (no, Scarface proprio non lo sopporto), come anche a rincorrere le versioni di alcuni fatti che avevo già incontrato nelle (auto)biografie dei suoi compagni di cinema.
Ad essere petulanti, mi sfugge perché manchi un indice ragionato; ma è un difetto ricorrente nei libri usciti in questo ultimo ventennio.
Se amate il cinema, il teatro, New York, la mitologia del vostro cuore, questo è il libro che fa per voi

23 dicembre 2024

REMAIN IN LOVE di Chris Frantz (HarperCollins)

Io e Tina abbiamo vissuto insieme tante belle avventure e di questo sarò sempre grato. Quando la gente dice: «È ora di andare avanti», io non sono d'accordo. Quando si parla della mia famiglia, dei miei amici e della mia band, non sono una persona che "va avanti". Io rimango, e resto innamorato
Libro godibile, a tratti irresistibile, sulle imprese non solo musicali di un gruppo che ha segnato la musica più del successo effettivo ottenuto: i Talking Heads (e, in parallelo, i Tom Tom Club). 
Una penna disinvolta, sempre a disposizione del lettore, capace di guizzi insospettabili come anche di una ricercata capacità di parlare dei grandi della musica senza enfasi ma con grande rispetto.
Chris Frantz si dimostra un buon scrittore che esplora il proprio passato con una misurata umiltà, di quelle che non fanno finta di essere umili. 
Incontrerete leggende della musica, momenti storici e quotidianità ormai dimenticate, sempre avendo bene in mente che è una biografia, e quindi raccontata da un punto di vista parziale.
È anche un compendio sul variegato movimento post-punk, generato dai Ramones, preceduto da Patti Smith, sviluppato dai Clash, venerato da una generazione che non amava essere rappresentata, ma che nel contempo aveva bisogno di qualcuno che parlasse di essa, delle sue contraddizioni, della sua paura di vivere la normalità.
Elegantissimi e mai polemici i riferimenti alla sgradevole personalità di David Byrne: ottimo cantante, eccellente compositore, ma compagno di viaggio inaffidabile, scorretto e incline al totale egoismo egocentrico. E non ci fa una bella figura neanche Brian Eno, tanto bravo a produrre e inventare, quando piccino al di fuori della sala d'incisione. 
È un libro che corre via, senza dogmi o insegnamenti, o particolari fissazioni, se non quando si parla della vera protagonista, Tina Weymouth, amica, amante, moglie, anima gemella non solo musicale, descritta sempre con amorevole amore e una stima che vanno ben al di là dell'"obbligo" matrimoniale. Bassista donna, forse tra le prime degli anni '70, si avvicinò allo strumento letteralmente da zero per poi imporre uno stile ancora oggi imitato ma inimitabile.
Non so quanto possa piacere questo libro ai "non addetti ai lavori": sicuramente, non è cattedratico come altre biografie di genere; tocca, però, al lettore, superare ogni indugio e leggerlo con spirito accogliente.
A me è piaciuto molto

19 dicembre 2024

TONY, EFFE COME FARSA

Le vere vittime di questa follia collettiva intorno alla sacrosanta esclusione di Tony Effe dal concerto romano di fine anno sono le parole. 
Voglio dire che le parole sono al principio di questa farsa senza uscita.
Sto alludendo ai testi delle canzoni del cantante in questione: violente, misogine, maschiliste. 
A leggere le sue dichiarazioni a riguardo, passate e presenti, o c'è paraculaggine o c'è ingenuità o c'è incoscienza. Fatto sta che sono parole che sono pietre già di loro, e diventano pesantissime se rotolano dentro i cervelli dei ragazzi d'oggi, così poco educati al rispetto e all'intermediazione (non lo dico io, ma le ultime indagini italiche ed europee). Incapaci, cioè, di distinguere il vero dal falso, l'ironia dalla realtà, il surreale dal quotidiano.
La seconda parola uccisa da questa storia è artista
Lasciamo perdere che per me artista è David Bowie, Keith Jarrett, Lucio Battisti, Prince... come possano essere definiti artisti questi ragazzi tutti uguali, che cantano canzoni tutte uguali, che fanno finta di essere contro il sistema, ma che di sistema si alimentano attraverso contratti con case discografiche mainstream, manifestazioni musicali mainstream, scalando classifiche mainstream di piattaforme mainstream, imitandosi l'un l'altro con gesti mainstream?
La terza parola è censura
Tu non sali su un palco di Roma, pagato con le tasse di tutti, per cantare le tue canzoni misogine e violente, perché la mia città è accogliente e inclusiva. E se mi tacci di censura e poi sei invitato a Sanremo e alle radio, e sei libero di esprimerti in tutte le piattaforme social, e hai cantato/canti/canterai questi testi senza impedimento alcuno, tanta censura non è!
Censura è quando non puoi fare nessuna di queste cose da "artista": se ti va bene, ti boicottano; se ti va peggio, ti buttano in carcere; se ti va male, vieni ucciso. Censura è questo!
La quarta parola è quella di Emma e di tutte le "artiste" che hanno difeso Tony Effe, anche quelle non invitate sul palco. Tanto brave a parole nel fare sacrosanti proclami di genere, ma tanto ipocrite nei fatti quando si tratta di mettere in pratica questi proclami.

16 dicembre 2024

IL CRISTO VIRTUALE: UN INCUBO DIVENTATO REALTÀ

Prima di diventare il papà di Star Wars, George Lucas iniziò la sua carriera con un film autoriale, che il bambino che ero soprannominò “Ritratto di donna pelata” (citavo questo sceneggiato).

Stiamo parlando di THX 1138 (1971), tradotto in italiano con L’uomo che fuggì dal futuro.

È un capolavoro di rara bellezza, ambientato in una distopia peggiore di “1984”, dove le persone non hanno nome, se non codici alfanumerici (da qui il titolo); per rendere il tutto più ansiogeno, sono costrette a vivere calve, a vestire in un anonimo bianco, a lavori automatici e ripetitivi. Private di identità, sessualità, diritti, vivono nell’alienazione totale, senza respiro, senza speranza, senza passato o presente o futuro.

Stranamente, persiste una parvenza di conforto spirituale: un confessionale trasparente che consente di rivolgersi ad un Gesù digitale, ripetitivo e algido (guardate qui).

Una follia del genere non potrebbe mai accadere nella realtà… tranne che a Lucerna, dove l'installazione Deus in Machina permette di confessarsi con un Gesù virtuale

13 dicembre 2024

LA VITA SEGRETA DELLE API di Marco Valsesia (Longanesi)

Non soltanto la Natura seleziona le migliori api, quelle che sanno resistere alle malattie e che riescono a produrre più miele. 
Al giorno d'oggi, la Natura seleziona anche gli apicoltori, perché sempre meno persone decidono di proseguire il loro cammino in mezzo a tutte queste tempeste
C'è una costante in questo libro delizioso: l'ombra di un nonno sapiente che guida, insegna, ispira il giovane scrittore; Marco Valsesia gli deve tutto, dimostrando un'attitudine alla passione e all'empatia che raramente ho visto in ragazzi della sua generazione.
Una narrazione liquida, godibile, ricca di aneddoti mai banali, con spiegazioni profonde ma non complicate, e momenti di pura entomologia sempre misurata, mai cattedratica.
Ed è un libro che può essere letto sia dai giovanissimi che da diversamente giovani, suscitando sempre lo stesso sentimento di voler leggere tutto più e più volte: vi innamorerete delle api in maniera totale, con una voglia di abbracciarle una ad una... punture comprese.
Pensando alla lettura di libri sullo stesso tema ma seriosissimi, ho trovato anche informazioni insospettabili. 
La scena più bella è la descrizione del canto dell'ape regina, che mai avevo sentito raccontare con un afflato così preciso e mitologico.
Compratelo, insomma: vi farà bene.


12 dicembre 2024

400 GIORNI INTORNO AL MONDO di Ambrogio Fogar (TEA)

È una scelta voluta il proporvi la mia copertina, anziché quella della casa editrice: è stata mangiucchiata dal nostro gattone. E ha trasformato questo dolcissimo libro in una sorta di diario già vissuto e consumato dal tempo, di quelli che saluti con affetto e nostalgia ogni volta che lo incontri passando distrattamente lo sguardo sulla tua libreria.
Per la mia generazione, Ambrogio Fogar è stato il padre che avremmo voluto avere, il fratello maggiore, l'amico esperto, un po' guascone e molto hemingwayano. Un eterno bimbo con lo sguardo sempre pronto a godere delle cose, anche le più semplici, con quelle sfumature tra la meraviglia e la passionale paura di vivere la meraviglia.
E questo piccolo diario è un qualcosa che ci avvicina alla sua memoria, alla nostra nostalgia, arricchito anche dall'amorevole prefazione delle due figlie.
È un libro che si legge tutto d'un fiato, respirando corto, vivendo sulla pelle e sul cuore momenti unici e irripetibili, dove tutto sembra nuovo, inedito, eterno, che vorresti non finisse mai.
Come scrive lo stesso autore
La storia di queste pagine non è la descrizione di un viaggio, ma di me nel viaggio. È la narrazione di vita quotidiana, piccoli avvenimenti, piccole cose. Non ci sono lezioni per il mondo o rivelazioni per scuotere gli uomini. È piena di cose banali, a volte anche noiose: ma parto affezionato alla mia barca per l'ampio respiro degli spazi aperti, per il gusto del vento impetuoso, la luce del sole, la speranza di tornare, se non migliore, almeno più utile
[...]
Tornerò avendo vissuto in un anno molte vite spirituali, non risparmiando mai le forze: spero solo, e con tutto il cuore, di ritornare vittorioso su me stesso, all'alba del mio nuovo mondo
Non manca un onesto riferimento all'accusa di aver plagiato - per la prima edizione di questo diario - alcune pagine di John Guzzwell, quando traversò indenne il Mar di Tasmania. Fogar non si sottrae alle sue responsabilità, e aggiunge qualcosa di condivisibile, di autentico: tale era stata la forza delle descrizioni di Guzzwell, lette e rilette da Fogar più e più volte, che quando si mise a raccontare lui le sue emozioni, i suoi flashback e quelli di Guzzwell si erano sovrapposti. Non è una giustificazione, anzi: Fogar ammette di essersi contrito più del dovuto; semplicemente, sono atteggiamenti che anche noi comuni mortali viviamo e pratichiamo, quando dobbiamo raccontare le nostre piccole avventure di ogni giorno.
Fogar è stato forse l'ultimo degli avventurieri alla Corto Maltese: bello, intelligente e sempre adolescente, forte ma delicato, ingenuo ma risoluto, coraggioso e incosciente.
Questo piccolo libro non è tutto, ma è tanto: se vi piace uscire dal mondo ed entrare nell'immaginazione, è un porta che vi suggerisco di attraversare.

11 dicembre 2024

IL CASO CAFFO, OVVERO "IL PRONTO SOCCORSO DELLE CONVENTICOLE"

Quanto scritto in calce è apparso a chiusura di un recente numero della mia rassegna stampa prima della sentenza contro Leonardo Caffo, il "filosofo" accusato dalla sua ex compagna di maltrattamenti. Non cambierei una virgola, anzi: la boria con cui l'imputato ha reagito alla sentenza dimostra quanto lavoro ci sia ancora da fare, non solo tra noi maschietti, ma dentro le Conventicole, sempre più lontane dalla realtà, sempre più arroganti e (per esperienza diretta) poco educate.

A questa premessa aggiungo le fresche dichiarazioni della ex compagna del "filosofo" (successive quindi alla sentenza), mai consultata prima da nessun garantista, con la scusa che si doveva rispettarne l'anonimato, anche perché il dramma coinvolge anche la loro figlioletta. Una scusa infantile facilmente risolvibile, ulteriore prova di un'ipocrisia imbarazzante che si aggiunge alle altre ipocrisie di questa generazione di "intellettuali", che fa veramente male alla cultura, non solo italiana.

«Questa sentenza conferma una verità che per quasi due anni ho cercato di far emergere, affrontando innumerevoli difficoltà, sia sul piano personale e legale che mediatico. Queste difficoltà non sono un caso isolato, chiunque denuncia una situazione simile si scontra con un sistema che troppo spesso manca di strumenti adeguati per supportare le vittime.
Le vittime di violenza continuano a pagare il prezzo di una profonda carenza nell’educazione sentimentale e di una cultura ancora permeata di pregiudizi. È fondamentale che questa vicenda serva da spunto per riflettere su
quanto ci sia ancora da fare per prevenire e contrastare realmente le violenze»

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La scelta di Chiara Valerio di invitare Leonardo Caffo a partecipare all’imminente edizione di Più Libri Più Liberi dedicata alla memoria di tutte le Giulia Cecchettin, appartiene a quella mentalità tipica della “sinistra ZTL” di esprimersi soprattutto con provocazioni, troncando sul nascere ogni possibile obiezione, perché, in questo caso, surrettiziamente contraria al garantismo tout court.

Che poi il “filosofo” Caffo abbia rinunciato dopo la messe cospicua di polemiche, conta poco. Il danno ormai fatto non scaturisce dalla scelta della sua figura, rinchiusa dentro una denuncia atroce. Il danno nasce dalla mentalità che scatena situazioni simili: un modo supponente di imporre una propria versione della coerenza, una “mentalità pappappero” che detiene l’unica verità sulla libertà di pensiero.

Ma l’elemento che innervosirebbe persino Giobbe è la protervia: se fai notare che scelte del genere sono infantili e intellettualmente scorrette, vieni schifato con sguardo triglioso e poi magari redarguito col ditino dai componenti il “soccorso conventicole”: armati di media pervasivi, si dimostrano ancor più lontani dalla realtà (vedi Zoro e Linkiesta).

Se poi evidenzi che anche sul piano della mera comunicazione, certe scelte bimbesche sono facilmente strumentalizzabili, ecco che urlano che a loro della comunicazione interessa nulla: le regole della comunicazione, si sa, sono un portato del marketing e quindi del capitalismo e quindi degli americani cattivi cattivi.

Naturale, quindi, che venga spontaneo riferirmi anche a Michela Murgia, per una sua dichiarazione del 2021 che dimostra quanto sto scrivendo. Ricordo quanto fosse fiera di pensarla come Hamas, fregandosene delle conseguenze di un’apologia così ignobile, soprattutto tra chi non sa fare esercizio di critica. Tant’è che l’antisemitismo italico tutt’altro che dissimulato si è fatto scudo anche di queste sue farneticazioni. Addirittura, nessun movimento femminista si è speso pubblicamente per le ragazze uccise e rapite e stuprate il 7 ottobre 2023.

Bisogna sempre tenere a mente che questa generazione di fini pensatori concepì anche iMille, un laboratorio per una nuova sinistra che emanò il renzismo prima di Renzi stesso. Anche qui, alcuni componenti perseguirono la “mentalità pappappero” quando scelsero che titolo dare al primo convegno (2008): “Uccidere il padre”. Al di là della sciagurata scelta lessicale, sottolineo che tra i solerti partecipanti ci fu anche il figlio di un condannato in via definitiva come mandante dell’omicidio di un padre (nonché servitore dello Stato): un minimo di prudente sensibilità sarebbe stata più che doverosa.

Sono esempi sparsi di un’attitudine ben precisa, trasmessa scientemente da una generazione all’altra. Attitudine che mai in questi decenni è cambiata, perlomeno nella sostanza.

A destra non sono così. Non hanno bisogno del pensiero per agire: agiscono, e basta. Visti i risultati delle elezioni di mezzo mondo, piacciono a molti