31 ottobre 2025

MICI ROMANI CONTRO ZOMBI

Una donna.
Sola.
Assediata da migliaia di zombi.
È senza speranza.
Finché ritrova Tigre, l’amata gatta che credeva perduta per sempre.
E insieme a lei, una gang morbidona di amici mici.
La battaglia per la salvezza sarà senza esclusione di colpi... o di corpi?
Soprattutto quelli degli zombi: non vanno proprio d’accordo con i gatti

È online il mio nuovo romanzo, MICI ROMANI CONTRO ZOMBI,
in versione cartacea e digitale

PREMESSA

Dopo aver autopubblicato l’ombra dietro al muro (ilmiolibro, 2010) e ghiaccio del mio respiro (Amazon, 2023), dopo aver scritto per Arcana dal Basso verso l’altro (2024, sulla vita del contrabbassista jazz Enzo Pietropaoli), mi sono regalato un’avventura con i nostri due gattoni e la loro mamma, Tigre, la gatta più bella del mondo


LE ORIGINI

Roma, ottobre 2014.
Stiamo passeggiando in Via dell’Arco del Monte (vicino Campo de’ Fiori), un gatto attraversa il lento dolce incedere di una persona anziana. Guardo mia moglie e dico «Mici romani contro zombi»… e lei sorride.
Generalmente, le donne ci scagliano addosso due sole forme di sorriso: la prima significa “sei un coglione”; la seconda, invece, è una flebilissima forma di approvazione.
Ecco, sono convinto che mia moglie mi abbia regalato la seconda…


STRUMENTI

La mia strapassione per il cinema - da Bergman a Argento, ho frequentato e amato tutti i generi - sapeva già come raccontare gli zombi, in ogni possibile dettaglio.
E quindi, pochi giorni dopo, scrissi di getto i primi due/tre capitoli.
Ma non avevo mai avuto un gatto in casa: avrei rischiato di parlarne per luoghi comuni.
Lasciai passare due lustri, scrissi altre cose, e poi ripresi in mano il progetto, perché nel frattempo la nostra vita era radicalmente cambiata: i gatti, li avevamo. In casa.


LO SPECIALE

Fermiamoci qua, perché abbiamo un’occasione unica: l’intervista a due dei diciannove gatti protagonisti, Cornelia e Annibale.

DN - Benvenuti a Digesting Net

GATTI - miaaaaooooooooo… [scusate, non ho acceso il traduttore ndr]… ciao, Capoccione

DN - Cosa si prova ad essere protagonisti di un romanzo?

CORNELIA - La location era scomoda. Ma sono stata felicissima di rivedere le mie sorelline e la bisnonna

ANNIBALE - La parte più difficile è miagolare in romanesco. Ogni tanto non mi capivo neanche io

DN - Ecco, gli zombi: vi hanno fatto paura? Com’è recitare con uno zombi?

CORNELIA - Per motivi di budget, era vietato entrare in contatto con loro. Per fortuna, perché alcuni puzzavano già così

ANNIBALE - Anche se a debita distanza, ho legato molto con Bub, lo zombi responsabile delle coreografie. Veramente simpatico: mi ha biascinarrato molti aneddoti su George Romero

DN - La sequenza dei capitoli è stata scritta in ordine cronologico, tranne il finale che invece è stato scritto subito dopo il primo capitolo

CORNELIA - Capoccione, perché non dici che hai tenuto nascosto il finale fino all’ultimo! Per la tensione, siamo rimasti con le code vaporose per mesi!

ANNIBALE - Se lo viene a sapere la DolceTestaBionda [mia moglie ndr]!

DN - Visto che ci siamo, l’unico umano “sano” presente in quest’avventura, è una donna. Non è DolceTestaBionda, ma un’attrice professionista

CORNELIA - Simpatica e sempre alla mano. Ma quando vedeva che sbirciavo sul cellulare, mi guardava stupita! Come se non avesse mai visto una gattina con lo smartphone

ANNIBALE - Con me è stata molto affettuosa: prima di carezzarmi, chiedeva sempre il permesso a DolceTestaBionda

DN - Come volete concludere questa intervista

CORNELIA - Leggete il romanzo, senza preconcetti, senza paure

ANNIBALE - Mi manca mamma Tigre, la gatta più bella del mondo


LA MUSICA

In testa ad ogni capitolo, suggerisco una specifica colonna sonora, che potete ascoltare mentre lo leggete: tra canzoni, brani moderni o di musica classica, ce n’è per molti gusti. L’elenco:

PISSOLA - Bruno Mars, Just the Way You Are

ECCO PERCHÉ - John Williams, Cantina Theme

NAUMACHIA EMATICA - Dave Brubeck Quartet, Take Five

IL RITORNO - Lionel Richie, Hello

CHI NON MUORE... - Mike Oldfield, Tattoo

CRICK, AGHI E FILO - Mesa, Up Your Game

TOC TOC - Pëtr Il’ic Cajkovskij, Danza degli zufoli, dall’atto secondo dello Schiaccianoci

UN TUBO INFUOCATO - Enrico Simonetti, Gamma

IL MIRACOLO DELLA VITA - Ólafur Arnalds, Spiral

LA QUIETE - Big Big Train, London Plane

LA TEMPESTA - Antonín Dvořák, allegro con fuoco, quarto movimento della Sinfonia numero 9 “Dal Nuovo Mondo”

PER SEMPRE - Emille Mosseri, Jacob and the Stone / Alan Silvestri, Forrest Gump Suite

[BONUS TRACK, finale alternativo] - Bruno Mars, Just the Way You Are

-

PERSONAGGI E INTERPRETI - Chad Lawson, irreplaceable


Nessun animale è stato maltrattato durante la realizzazione di questo romanzo

28 ottobre 2025

POLO NORD di Erling Kagge (Einaudi)

Il racconto epico di un luogo quasi ultraterreno, dove il sole resta alto nel cielo per sei mesi all'anno e si eclissa nella distesa di ghiaccio per altri sei. Per chiunque, guardando l'orizzonte, si sia chiesto che cosa succede se si continua a camminare verso Nord

Al Polo Nord Erling Kagge ci è arrivato a piedi (!) nel 1990. Spinto dalle ombre di un mucchio di visionari che l'avevano preceduto e ispirato, ha deciso di raccontarsi, di raccontarli e di raccontare l'incanto, il terrore, la mAraviglia, un turbinìo di sentimenti incontrollabili che suscita l'esplorazione del deserto di ghiaccio.

E lo fa con uno stile entusiasta, onesto, paradossalmente asciutto ma empatico, che stringe forte il braccio del lettore, per accompagnarlo dentro un bellissimo arazzo di storie e di gesta e di fallimenti e di vittorie. 

Così come l'autore procede verso la meta, passo dopo passo procedono anche le avventure di chi lo ha preceduto. È come se Kagge si fosse portato dietro un'immensa biblioteca cui attinge appena ha raggiunto un obiettivo (minimo ma prezioso), per ricalcare esattamente - e quindi raccontare - tutti quelli che avevano compiuto lo stesso percorso.

Uno dei più bei libri sull'argomento, che soddisfa i palati più disparati: scienza, avventure, narrativa, introspezione, antropologia, geopolitica, sociologia, ecologia, fotografia... un toccante capolavoro

 

16 ottobre 2025

VENERATI MAESTRI di Edmondo Berselli (Quodlibet)

La rara felicità di poter dire «non l’ho visto», a proposito di un film di cui parlano tutti

Partiamo da una citazione. Una volta, Arbasino elencò le tre categorie di persone più facili da incontrare: le giovani promesse, che però restano sempre tali; il solito stronzo... la maggior parte; il venerato maestro, raro, ma sempre però prossimo a diventare il celebrato cazzone.

Con una prosa raffinatissima, piena di humor e cultura, con riferimenti e dotte citazioni, spaziando da destra a sinistra passando per il centro senza soluzione di continuità, colpendo tutti e gli opposti di questi tutti... Berselli scrive contro e intorno a queste tre categorie una serie di ritratti forti, solenni e condivisibili, che strappano risate e sorrisi perpetui.

Nomi e cognomi di personaggi che vi stanno sulle scatole, si stanno sulle scatole, vogliono stare sulle scatole, sono nati per arrivare subito sulle scatole... noti, meno noti, amici, nemici e indifferenti.

Per me, poi, che amo sottolineare le parti di un libro che più ritengo interessanti, è stato molto semplice abbandonare la matita, tante e tali le sottolineature che avrei dovuto rimarcare.

È quel libro che tutti vorremmo scrivere, ma che non abbiamo l'arguzia e la sfrontatezza necessarie per esibirci in un continuo, dolcemente petulante, irriverente, arrogante e smanioso elencare le ipocrisie di un'Italia sempre esistita e mai stigmatizzata abbastanza.

Già, le ipocrisie. Ce n'è per tutti, e tutti sembrano fare a gara per apparire dentro questo piccolo grande libro. Perché alla fine vince il conformismo dell'ego, mai ammesso e sempre praticato

PIOGGIA DI DISTRUZIONE di Richard Overy (Einaudi)

Servirono veramente le bombe atomiche a porre fine alla guerra o vennero sganciate seguendo altre logiche e finalità? Perché non fu sufficiente il precedente bombardamento incendiario di Tokyo, quasi altrettanto distruttivo e crudele? 

La collana "La Biblioteca" dell'Einaudi è un tempio di rara bellezza: ha titoli intriganti, ben scritti, che arricchiscono la mente e l'anima. E questo gioiello ne mantiene la linea editoriale con rigore, documentazione e una severa attenzione nei confronti della verità e del lettore.

Ogni retroscena, ogni ricostruzione, ogni dichiarazione ci raccontano una guerra-altra, ben lontana da quella che incontriamo nei manuali di Storia. E se qualcuno si ostina a dirvi che gli USA lanciarono le bombe anche per avvisare l'URSS, in questo saggio troverete una visione ben diversa che vi sorprenderà.

Così come vi sorprenderà conoscere il terrificante bombardamento di Tokyo, il "come" l'Imperatore dichiarò la resa, le differenze tra Roosevelt e Truman, l'autocensura giapponese contro i superstiti, le mille correzioni e adesioni alle Regole dell'Aja.

Un libro necessario e appassionante

 

LA BELLA CONFUSIONE di Francesco Piccolo (Einaudi)

Otto e mezzo e Il Gattopardo, due film epocali girati contemporaneamente. Con Claudia Cardinale che corre da un set all'altro, Burt Lancaster che deve dimostrare di non essere un cowboy, Sandra Milo che ama l'amore più del cinema, Marcello Mastroianni troppo felice per interpretare il suo personaggio... Intanto, fuori dal set, si dibatte un Paese in cui la cultura è ancora politica, e l'epopea di un celebre romanzo rifiutato e poi riscoperto s'intreccia alle vicende personali e pubbliche di Federico Fellini e Luchino Visconti, sublimi registi avversari.

Un libro che è anche un resoconto di un tempo che non c'è più, o che forse non c'è mai stato. Dove, però, le persone reali avevano nomi da far tremare i polsi. Oltre ai citati monumenti, incontreremo Nino Rota, Ennio Flaiano, Suso Cecchi D'Amico, Tomasi di Lampedusa, Elena Croce... 

C'è chi odia sentir dire "a quei tempi": certo è che ai tempi attuali, non esiste una sola figura all'altezza dell'unghia dei nomi che si aggirano in questo vorticoso testo.

Piccolo lavora benissimo ai fianchi del lettore, accompagnandolo quando serve, sorprendendolo senza strafare, infilando aneddoti e storie minori con il giusto dosaggio. Alla fine, non conta il tema principale del libro, ma l'insieme dei mille rivoli che contribuiscono al fiume della narrazione.

Un testo che farebbe bene anche a chi non conosce la Storia del Cinema, della Letteratura, dell'Italia del Dopoguerra. Un'Italia dignitosa, intelligente, colta, con tanta voglia di fare cose belle e durature.

Da leggere e rileggere

PREDATOR di Guglielmino, Bonelli, Favilla (Weird Book)

Quando nel 1987 uscì Predator, con Arnold Schwarzenegger, in gran parte dei casi gli spettatori non avevano la minima idea di quello che avrebbero visto. Questo saggio passa in rassegna l'intero ecosistema nato intorno al personaggio alieno così complesso e affascinante. Impreziosiscono il saggio le interviste a John McTiernan e Stephen Hopkins (i registi del primo e del secondo episodio), e al fumettista Chris Warner, l'autore di vari comics a tema.

Un saggio bellissimo, ben scritto e ben strutturato, che accompagna il lettore dentro un mondo ricco di curiosità, di considerazioni filosofiche e antropologiche (a volte troppo "alte", ma ben incastonate), di aneddoti, di Storia del Cinema e Storia del genere misto Horror + Fantascienza, di un modo ancora artigianale di far vedere cose impossibili ma in maniera credibile.

C'è ampio spazio anche al mondo dei fumetti e del gaming, ambienti eterogenei in cui gli Yautja hanno lasciato un segno indelebile, a volte pionieristico

Un libro che si divora in una giornata, ma che fa venire la voglia di rileggerlo, di appuntarsi alcuni passaggi, di rivedere sia il primo film che tutti i sequel, prequel, cross-over e libri di fumetti (Batman vs Predator vale un'ipoteca della casa... più o meno)

HEAT OF THE MOMENT di Sandro Pistolesi (Arcana)

Steve Howe, Geoff Downes, John Wetton, Carl Palmer. 
Ovvero: Yes, Buggles, King Crimson, Emerson Lake & Palmer.
Di tutti i supergruppi che la Storia della Musica abbia mai partorito, Asia è forse quello con più componenti evocativi in assoluto (escludendo giusto Traveling Wilburys, paradossalmente più di nicchia).
Un supergruppo che esplose con un ottimo esordio - 3/4 commerciale e 1/4 progressive all'acqua di rose (ma che acqua e che rose) - e che ha resistito più del prevedibile, sfornando quasi regolarmente troppi dischi rispetto alla qualità dei singoli brani.
Questa encomiabile biografia ne elenca l'intera discografia, analizza tutti i brani, riassume tutti i possibili aneddoti, ogni minuziosissima storia, sia dei singoli componenti che dell'insieme.
L'unico appunto sono i toni, sempre agiografici e superlativi, e la forma, una sintassi decisamente da rivedere. 
Peccato, perché le intenzioni e la struttura sono notevoli. 
Solo per appassionati

 

09 ottobre 2025

STORIA DEL MONDO IN 10 TEMPESTE di Vincenzo Levizzani (il Saggiatore)

Pioggia, nebbia, vento, gelo, siccità. C’è un protagonista silenzioso che attraversa i millenni e influenza le sorti dell’Umanità, più di re, generali e rivoluzioni: è il clima, con tutti i suoi emissari atmosferici. Storia del mondo in 10 tempeste ripercorre i grandi avvenimenti del passato dall’inedita prospettiva della meteorologia, per mostrare quanto di frequente l’incontro tra uomini e destino sia stato deciso da fenomeni naturali inattesi

Un libro liquido (è il caso di dirlo), che si legge con una certa velocità e che assorbe il lettore dall'inizio alla fine, anche per merito degli inserti grafici e delle foto/immagini, un punto di forza molto elegante che aiuta lo stile, immediato ma non banale. 

Dalla sconfitta di Waterloo alle gesta di Annibale, dalla guerra delle Due Rose alle bombe atomiche sulle città giapponesi, dal "generale inverno" al disastro di Santorini, è tutto uno scoprire quanto e come il clima abbia contribuito a scrivere diverse pagine di Storia dell'Umanità.

Ogni tanto lo stile inciampa tra il divulgativo e il didascalico, come se l'editor abbia tralasciato alcune parti, immagino volutamente. In più, si torna spesso su alcuni argomenti, anziché esaurirli con un capitolo dedicato (valga per tutti, l'esplosione del vulcano Tambora, che ritorna qua e là, più volte).

Da segnalare un clamoroso errore a pagina 150 (ho già scritto all'editore, ma non ha risposto): Leningrado e Stalingrado vengono considerate un'unica città, mentre invece è esattamente l'opposto. Anzi, le implicazioni storiche del perché Stalin abbia premiato solo quella che porta(va) il suo nome, meriterebbero un libro a parte.

L'altra considerazione "negativa", riguarda una certa incoerenza dell'autore: giustamente, non esprime mai considerazioni personali per nessun evento narrato, tranne che per lo sbarco alleato in Sicilia, dove colpisce una certa verve antiamericana decisamente stridente. Ma non perché antiamericana, ma perché i toni sono diversi da quelli usati nel resto del libro.

Ne consiglio la lettura, specie ai giovani.

08 ottobre 2025

L'ULTIMO DEI CHIURLI di Fred Bodsworth (Adelphi)

Intorno alla metà del Novecento il chiurlo eschi­mese è stato dichiarato estinto. Questo piccolo, in­classificabile libro racconta l’odissea di uno degli ultimi esemplari, che a ogni primavera, mosso dal­l’istinto, dall’Antartide fa rotta verso l’Artide per accoppiarsi - e per garantire la sopravvivenza del­la specie

Se dovessi azzardare un parallelo, questo libro è una sorta di "Gabbiano Jonathan Livingston" ma senza l'aura di esoterismo, di ascesi, di trascendente del testo di Bach. 

Proprio perché scritto con asciutto stile "adulto", riesce nel suo difficile intento di commuovere. Soprattutto, perché il lettore già sa che sta leggendo la storia di un animale estinto, di una "creatura" ormai scomparsa.

In più, accoglie le aspettative sia del "lettore Adelphi" che dell'appassionato di etologia, di ornitologia, di scienza. 

Un libro, insomma, che sa emozionare senza fronzolismi letterari, e che sa accompagnare il lettore dentro l'amara condizione di un Pianeta che stiamo trasformando in sola narrativa: fuori dai libri che parlano della Bellezza, ormai, c'è una realtà che fa paura. 

Si legge nello spazio di una giornata e resta appiccicato addosso per molti giorni. 

FANTASUONI di Lelio Camilleri (Arcana)

La cinematografia fantascientifica è un genere in cui, a causa delle sue caratteristiche, il suono acquisisce un’importanza fondamentale. Le tematiche narrative legate alla tecnologia, alla creazione di luoghi immaginari, alla presenza di oggetti, macchine e apparecchiature fantastiche fanno diventare il suono un elemento rilevante per la comprensione e la spettacolarizzazione di questo genere. Nel genere fantascientifico il suono diventa un elemento centrale le cui funzionalità possono articolarsi sia nella dimensione più specificamente musicale (musica costruita sul suono) sia in quella relativa al design sonoro. Riguardo quest’ultima dimensione, Fantasuoni analizza le funzionalità e le strategie relative alle differenti categorie sonore: i suoni ambientali, quelli degli oggetti e delle macchine, i suoni fisiologici. Nel libro vengono presi in esame i principali film di fantascienza, dagli anni Trenta in poi, in cui il suono gioca un ruolo fondamentale

Ho citato volutamente la presentazione ufficiale del libro per darvi un'idea dello stile dell'autore: cattedratico, circonvoluto, autoreferenziale.

Mi direte "sei scemo a scrivere una recensione negativa di un libro della casa editrice che ti ha pubblicato"? Può essere. 

Ma quello che conta è il contenuto, apparentemente ad uso universitario, comunque arido di curiosità e di afflato divulgativo. Che poi è un difetto tutto italiano. Come se scrivere col sorriso (o con l'apprensione) sia un delitto.

Mi viene da dire "peccato", ma soprattutto di suggerire all'autore di cambiare impostazione: l'idea è bellissima, il risultato meno.

DOVE SI INCONTRANO LE ACQUE di Dérens & Geslin (Keller Editore)

Un reportage attento ed erudito che ci porta dai cantieri navali croati dismessi ai bunker abbandonati dell’Albania, dai villaggi del Montenegro plasmati dalla Repubblica di Venezia ai palazzi dell’Abcasia divorati dalla vegetazione

Un libro denso, densissimo, pieno di storie e di Storie, dove il lettore si perde con voluttà dentro una narrazione fine e potente, che non disdegna l'approccio personale, spesso tutt'altro che giornalistico.

Ho ritrovato lo spirito dei tempi lunghi di Theo Angelopoulos, apparentemente statici, ma invece solenni, dove ogni molecola d'aria è essenziale al respiro del lettore. Non ci sono suoni, ma musiche tradizionali che cambiano ad ogni porto, ad ogni villaggio. Non ci sono rughe stereotipate, ma volti ricchi di esperienza. Non ci sono pasti veloci, ma cibo da condividere. 

Come recita il risvolto di copertina: una città senza cimitero, una lingua con ottantadue consonanti, un porto turistico che non esiste sulle mappe, vecchi sottomarini sovietici in vendita, confini che solo un cieco può attraversare, valli perdute e litorali riconquistati, giovani radicalizzati e vecchi credenti… Ai confini dell’Europa, dai Balcani al Caucaso, si estendono spazi indefiniti, schiacciati negli ingranaggi di un’interminabile “transizione”, ma ideali per incontri improbabili e unici.

Jean-Arnault Dérens e Laurent Geslin dimostrano che si può fare letteratura di viaggio partendo dal basso, dalle piccole cose, da quel tipo di narrazione lontanissima dalle matrioske inutili.

Un libro dolce e inesauribile, confezionato da una casa editrice che onestamente non conoscevo, che sa guarnire i propri gioielli con un'identità originale, una grafica che sa di nostalgia e un'attenzione per i particolari veramente pregevole.

IO SONO OZZY (Arcana)

Si legge in neanche un paio di giorni e la si dimentica quasi subito. Però, l’autobiografia di Ozzy Osbourne, il cantante metal per eccellenza recentemente scomparso, ha una caratteristica che la rende speciale: è onesta.

Non c’è autocompiacimento né assoluzione, neanche un condannarsi furbescamente per poi farsi perdonare dal lettore.

Ozzy racconta senza filtri le ennetante droghe e gli ennelitri di alcol che hanno costellato l’intera sua vita, facendogli raggiungere inimmaginabili vette di autodistruzione, di abbandoni, di disastri, che raramente potrete vedere così accumulati in una sola persona.

È come se Osbourne avesse scritto di getto, con il chiaro intento di non rileggersi, per non trovare una scappatoia narrativa che suscitasse empatia al lettore.

Ovviamente, non è il libro da leggere assolutamente, né tantomeno ha qualche pagina utile per chi volesse conoscere la Storia dei Black Sabbath o la Storia della Musica; però l’ho letto fino alla fine - sempre con partecipata curiosità - proprio perché sono evidenti e cristallini la sincerità, l’accettarsi nei propri abnormi errori, il rendere grazie a chi l’ha più volte salvato dal baratro, il darsi il giusto posto nel panorama musicale di quegli anni.

Se quando era appena morto, mi ero dispiaciuto come ascoltatore affezionato dei migliori Sabbath, dopo aver letto questa sua autobiografia sento di aver perso una persona cara; non dico un amico, ma almeno qualcuno che mi avrebbe potuto perlomeno fermare quando incorrevo in uno dei miei difetti più radicati

03 settembre 2025

ANORA, 'a noia

New York, Anora è una spogliarellista. Un bel giorno incontra il giovanissimo figlio di un oligarca russo, con cui consuma sesso a pagamento per qualche giorno. Finché lui le propone prima una gita di una settimana a Las Vegas; poi, addirittura di sposarla. Forse per calcolo, forse per amore, lei accetta, ma non ha tenuto conto dei di lui genitori, che rompono quel patto, riportando la ragazza indietro nel suo passato

Ho lasciato passare due mesi, sperando di cambiare idea.
Niente da fare, la penso sempre allo stesso modo: è un film brutto, pretestuoso, lento e piatto. E mi sono sforzato in mille modi per capire come mai abbia vinto così tanto e così tanto sia stato acclamato da pubblica e critica. Ma ancora non riesco a trovare il motivo. 

Qui non si tratta di gusti, ma di elementi oggettivi.
La trama è banale, dall'inizio alla fine.
Le recitazioni sono piatte e senza sfumature.
La regia, approssimativa.
La sceneggiatura si perde sempre più per strada, andando a raccattare rimedi narrativi che allunghino il brodo.
Il montaggio è dello stesso regista, quindi autocompiaciuto.
Direzione della fotografia, senza un filo conduttore.
La musica si salva, questo sì; ma è troppo poco.

Scommetto che tra qualche mese dimenticherete questo accrocchetto senza capo né coda.
Nel frattempo, un consiglio spassionato: se ancora non lo avete visto, passate oltre

LA MIA VITA di Friedrich Nietzsche (Adelphi)

Fin dalla prima giovinezza, Nietzsche cominciò a raccontarsi a sé stesso, quasi provando quello strumento che, all’apice della sua vita, avrebbe dato i prodigiosi accordi di Ecce homo

Non avendo pregiudizi nei confronti di Nietzsche, ho letto il primo libro di questo mirabile cofanettone: nonostante l'intento esplicitamente autobiografico, è già possibile incontrare pensieri, parole e opere del filosofo, veramente dense e interessanti. 
A latere, si percepisce subito quanto Nietzsche abbia influenzato il pensiero di Roberto Calasso, il papà di Adelphi cui ho dedicato una dozzina delle mie recensioni. Un conto è averlo letto nelle interviste del compianto editore, un conto è assaporarlo direttamente.
Sicuramente, questo La mia vita non è un'operazione onanistica o egocentrica, ma la leva ideale per entrare con una certa "naturalezza" nel pensiero di Nietzsche, senza doverlo interpretare, senza cioè arrovellarsi dentro gli aforismi dei suoi saggi. 
Uno specchio è la vita
Riconoscer sé stessi
In questo specchio riflessi
È la cosa più ambita
Tralasciando la breve parte dedicata alla sua infanzia, ho trovato illuminante il lungo raccontare il percorso di studi che lo porterà a diventare un accademico stimato e apprezzato.
Spaventa e sgomenta quanto le generazioni come la sua - a un'età in cui il cervello maschile generalmente vaga senza meta - abbiano studiato e assorbito saggi e lezioni con una profondità e intensità che le nostre al massimo potrebbero abbozzare giusto all'università.
Certo, c'è anche un influsso caratteriale (Fin da bambino, io cercavo la solitudine, e mi trovavo meglio là dove potevo abbandonarmi indisturbato a me stesso), ma i programmi scolastici erano quelli; non ci sta niente da fare.
Tra le tante descrizioni e narrazioni, risalta la passione di Nietzsche per la musica: Dio ci ha dato la musica in primo luogo per indirizzarci verso l'alto. La musica raduna in sé tutte le virtù: sa essere nobile e scherzosa, sa rallegrarci e ammansire l'animo più rozzo, con la dolcezza delle sue note melanconiche [...] La musica rallegra scaccia i pensieri tristi [...] Con le sue note, l'arte musicale è spesso più eloquente della poesia con le parole.
L'ottica religiosa di Nietzsche sopra accennata, è costante: Ho vissuto ormai tante esperienze, liete e tristi, che mi hanno rasserenato e afflitto, ma in ogni cosa Iddio mi ha guidato sicuro [...] Ho preso nel mio intimo la salda decisione di dedicarmi per sempre al suo servizio.
Questo esser sempre così rigorosi si riscontra persino quando descrive la fine delle vacanze, con questi versi:
Svanir deve la vita
E la rosa appassire
Se vuoi vederla un dì
Gioiosa rifiorire
Versi che mi hanno ricordato la lapide che Rilke scriverà per sé stesso: Rosa / pura contraddizione / La gioia di essere sonno di nessuno / sotto tante palpebre.
Prendendo come spunto proprio le vacanze, ecco un pensiero rivolto ai più giovani: Giovane, usa bene il tempo delle tue vacanze, non studiando, bensì in giubilante riposo, cosicché, quando la tempesta si avvicina e la rombante voce del tuono annuncia la fine del tempo delle rose, tu parta di buon animo - ma zitto! Non sono uno che veda fuggir la primavera senza piangere, e stento a comprendere come si possa tornare volentieri a imprigionarsi nei propri ceppi. Ma ormai la mia massima è: goditi la vita così come ti si offre, e non pensare alle fatiche future.
C'è, poi, un passaggio che mi ha colpito più di tutti gli altri, perché rende nobile e strutturato un pensiero che ho scritto in questo libro, ma senza la stessa accuratezza. Nietzsche è convinto che non esista l'inedito, il non creato: I concetti astratti sono da considerarsi i creatori di ogni essere? No, al di là della materia, dello spazio, del tempo, si ergono le fonti originarie della vita, che debbono essere più alti e spirituali, la capacità vitale dev'essere infinita, la forza creatrice illimitata.
Generalmente, suggerisco se leggere o no certi libri: in questo caso, il testo in sé mi ha appassionato molto, ma non saprei dirvi se sia "obbligatorio" farlo. Sicuramente, di Nietzsche vanno letti ben altri testi. Tanto, entro il 2026 avrò sicuramente finito il cofanettone. Seguitemi: ne riparliamo.

LIVE AID (Arcana)

Il Live Aid è stato un concerto musicale svoltosi il 13 luglio 1985 al Wembley Stadium di Londra e al John Fitzgerald Kennedy Stadium di Philadelphia.
È stato il più grande collegamento satellitare e la più grande trasmissione su televisione di tutti i tempi: si stima infatti che quasi due miliardi di telespettatori in centocinquanta nazioni diverse abbiano assistito al concerto in diretta.
Il Live Aid è stato organizzato da Bob Geldof e Midge Ure allo scopo di ricavare fondi per alleviare la carestia che aveva colpito l'Etiopia in quegli anni

Io c'ero, e lo vidi fino alla fine. La RAI lo trasmise integralmente ma a pene di cane: una sorta di prima parte, in televisione; la seconda parte, alla radio; la terza e ultima parte, di nuovo in televisione, fino a notte tarda. Poi, il giorno dopo, propose in televisione quella parte che era andata solo alla radio.
Il vero problema furono i commentatori italici: sbrodoloni e chiacchieroni fin troppo.
Il libro di Arcana rende merito e omaggio a quell'impresa, riuscendo a coniugare dati statistici, elementi storici, aneddotica, dietro le quinte, scalette, analisi di tutte le performance (con tanto di minutaggio e orario), biografie dei protagonisti (aggiornate fino a oggi).
Un lavoro difficile e complesso, ma perfettamente riuscito.
Il suo unico apparente difetto è che potrebbe sembrare un'operazione nostalgia, mentre invece sono convinto che meriti una profonda lettura anche da parte delle nuove generazioni: quando storciamo il naso di fronte ai "vostri" cantanti non è solo per incomprensione tra generazioni (che poi nella musica non sussiste), ma perché anche quando i "nostri" erano commerciali, non usavano l'autotune, le basi preregistrate e sapevano sdrumare l'universo con la qualità.

EMILIA PÉREZ, una breve recensione

Un supertrafficante si affida a un'avvocatessa per cambiare genere in gran segreto e senza che i delinquenti avversari lo vengano a sapere. L'operazione avrà successo, almeno finché il passato dell'ex cattivo gli si rivolterà contro
.

In questo nuovo modo di fare cinema, può non avere senso recensire pellicole ormai cadute nel dimenticatoio come questo Emilia Pérez (2024), se non fosse per un elemento che caratterizza questo piccolo film, delizioso quanto prevedibile: la colonna sonora, ricca di interventi canori, sempre giusti e puntuali, con coreografie moderne e mai stucchevoli. Veramente divertente. 
Di fatto, è un quasi musical, il cui difetto più evidente è il suo essere un po' troppo allungato - soprattutto nella seconda parte - per mere policy commerciali (le piattaforme di streaming hanno bisogno di prodotti che superino le due ore).
Certo è che buona parte delle canzoni funziona anche fuori contesto. Niente di particolare, ma comunque frizzanti o drammatiche in giusta misura.
Sorprendente Zoe Saldana. Bravissima Karla Sofía Gascón. Ottime le coreografie. Buono il montaggio. Regia di mestiere, ma molto attenta ai dettagli. Direzione della fotografia che cala nel finale (le scene al buio sono confuse e senza dominante).
Se l'avete perso, dàtegli più di un'occhiata

25 giugno 2025

FURORE di John Steinbeck (Bompiani)

Immaginate una sfera di acciaio, di quelle non per forza enormi, ma che incutono comunque rispetto, meraviglia, quasi timore. Forse è leggermente arrugginita, ma poco conta, perché sembra avere una dignità propria.

Immaginatela in movimento, tipo quei cosi che servono per buttar giù i palazzi: ondeggia senza sosta, avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro. 

Poi, ad un certo punto, senza preavviso alcuno, la sfera si sgancia e descrive una parabola quasi dritta, forse un rettilineo leggermente curvo… e si va a schiantare contro una nave di legno, appoggiata lì, da qualche parte... per poi rotolare giù, a fondo valle.

La nave, fragile già di suo, si è sbriciolata in mille pezzi. È impossibile ricostruirla; anzi, è addirittura impossibile capire che forma potesse avere. Sono rimasti mucchi di legno, sparpagliati alla rinfusa, un po’ di schegge, molta segatura, qualche pezzo sopravvissuto chissà come.

Questo è “Furore” di John Steinbeckuscito nel 1939, anche sa da noi la traduzione integrale è arrivata solo nel 2013 (quelle precedenti, infatti, erano mortificate dalle censure del Ventennio Fascista).

Tre generazioni, un camion, la fuga dalla Depressione, il viaggio verso le illusioni della California, un mito che poi si scioglie al sole dell’amara realtà, un finale che non dà spazio né alla speranza né alla delusione.

Una trama devastante, imponente, credibile, senza fronzoli, senza finzioni. Uno stile asciutto ma non arido, empatico ma senza pietismi, partecipato ma senza parteggiare. Una traduzione fedele, precisa, attenta e capace di rispettare totalmente l’anima di Steinbeck. 

Se vi manca questo classico, mollate tutto e andate ad acquistarlo.

Subito!