Aiutano l'immaginazione e sono sintomo di una naturale eleganza naturale.
E certi generi cinematografici ben si prestano a questa mia folle esigenza.
Tra quelli che considero i migliori film "horror" (termine riduttivo, perlomeno in quest'Italia dei pregiudizi per ogni cosa), oltre a Suspense (1961) di Jack Clayton, ce ne sono ben due di Michael Haneke: Il tempo dei lupi (2003) e la versione originale di Funny Games (1997), in cui peraltro recitava il compianto Ulrich Muehe.
Comprai il dvd di FG in edicola, insieme ad altri due veramente sciocchi, solo perché il regista era Haneke, o forse perché mi piace pensare che la monnezza venduta in edicola sia l'unica vera arte da conservare all'indomani di un'esplosione nucleare.
Comprai il dvd di FG in edicola, insieme ad altri due veramente sciocchi, solo perché il regista era Haneke, o forse perché mi piace pensare che la monnezza venduta in edicola sia l'unica vera arte da conservare all'indomani di un'esplosione nucleare.
Fatto sta che appena lo inserii nel lettore, restai folgorato. È un film veramente potente, unico nel suo genere, che sa dire e dare molto più di molti altri più espliciti o comunque meno allusivi.
Io mi son posto la semplice domanda non tanto del perché farne un remake, ma perché lo ha girato sempre Haneke.
Secondo il produttore Chris Coen: “All’inizio, cercai Michael per chiedergli quale regista fosse adatto per dirigere il remake della pellicola, e lui mi rispose che l’avrebbe diretto lui stesso, a patto che prendessimo Naomi Watts per il ruolo principale. Non avrei mai pensato che avrebbe voluto rifarlo, sinceramente. Ma Michael ha detto che questo è, fra i suoi film, quello che non lascerebbe a nessun altro".
Certo, già ce li vedo i soliti detrattori straparlare di americanata (quando, invece, buona parte delle sequenze è identica alla versione originale), o - peggio ancora - di rischio di emulazione (senza fare tanti sforzi, basta guardare i politici in tivvù).
Non me la sento, e non è mia abitudine, di mettermi là a giudicare negativamente un'operazione simile.
Certo, già ce li vedo i soliti detrattori straparlare di americanata (quando, invece, buona parte delle sequenze è identica alla versione originale), o - peggio ancora - di rischio di emulazione (senza fare tanti sforzi, basta guardare i politici in tivvù).
Non me la sento, e non è mia abitudine, di mettermi là a giudicare negativamente un'operazione simile.
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