07 agosto 2009

titoli di testa



Il cinema è l'unica forma d'arte collettiva.Quando sparai questa ovvietà, Storaro mi guardò compiaciuto: non solo era d'accordo, ma si sentiva implicitamente - e ancor più - al centro dell'attenzione. Perché lui di questa collettività è la luce da seguire, in tutti i sensi.Del cinema ti interessa sapere lo scenografo, lo sceneggiatore, il costumista, il direttore della fotografia, l'operatore, il produttore.Di un libro? Magari chiedi chi è il traduttore. Ma nulla più.Sì, vabbé, anche nel teatro o nella danza forse ti interessano certe professionalità. Ma le dimentichi in fretta, e comunque non rientrano mai nell'immaginario collettivo, come invece càpita nel mondo del cinema.Fatto sta che c'è una categoria di professionisti che finora era stata quasi ignorata, e il libro che vi segnalo soddisfa in parte questa curiosità: Popcorn Time. L'arte dei titoli di testa di Fabio Carlini.
Non è schematico e allettante al tempo stesso come uno vorrebbe che fosse; in più è scritto con quell'italiano supponente tipico di chi vuole imitare un certo modo di fare critica che dovremmo depennare dalle nostre scuole. Però è completo e scientifico quel che basta.
Perché il mondo dei titoli di testa è veramente un pianeta a parte, che merita rispetto e molta attenzione. Non certo quel crunch cranch di popcorn strascicati o quell'arrivare tardi senza alcun ritegno.
Per carità, non pretendo una sala silente. Ma in quel momento stiamo facendo parte di un altro mondo, e quando si atterra su un altro pianeta bisogna rispettarne gli abitanti e i loro usi.
In fondo mi manca quel cinema partecipativo e rispettoso che vivevo da ragazzo. Si applaudiva il giusto cazzotto, e si piangeva il triste addio. E i titoli di testa erano la porta magica che ci faceva entrare, a volte dolcemente, a volte brutalmente.
Ad essere pignoli c'è una sbavatura documentativa a proposito di Saul Bass. Ma questo testo è il primo sull'argomento, perlomeno in Italia. Compratelo e faticherete a scacciar via il languore della nostalgia.
Non è schematico e allettante al tempo stesso come uno vorrebbe che fosse; in più è scritto con quell'italiano supponente tipico di chi vuole imitare un certo modo di fare critica che dovremmo depennare dalle nostre scuole. Però è completo e scientifico quel che basta.Perché il mondo dei titoli di testa è veramente un pianeta a parte, che merita rispetto e molta attenzione. Non certo quel crunch cranch di popcorn strascicati o quell'arrivare tardi senza alcun ritegno.Per carità, non pretendo una sala silente. Ma in quel momento stiamo facendo parte di un altro mondo, e quando si atterra su un altro pianeta bisogna rispettarne gli abitanti e i loro usi.In fondo mi manca quel cinema partecipativo e rispettoso che vivevo da ragazzo. Si applaudiva il giusto cazzotto, e si piangeva il triste addio. E i titoli di testa erano la porta magica che ci faceva entrare, a volte dolcemente, a volte brutalmente.Ad essere pignoli c'è una sbavatura documentativa a proposito di Saul Bass. Ma questo testo è il primo sull'argomento, perlomeno in Italia. Compratelo e faticherete a scacciar via il languore della nostalgia.

Non è schematico e allettante al tempo stesso come uno vorrebbe che fosse; in più è scritto con quell'italiano supponente tipico di chi vuole imitare un certo modo di fare critica che dovremmo depennare dalle nostre scuole. Però è completo e scientifico quel che basta.Perché il mondo dei titoli di testa è veramente un pianeta a parte, che merita rispetto e molta attenzione. Non certo quel crunch cranch di popcorn strascicati o quell'arrivare tardi senza alcun ritegno.Per carità, non pretendo una sala silente. Ma in quel momento stiamo facendo parte di un altro mondo, e quando si atterra su un altro pianeta bisogna rispettarne gli abitanti e i loro usi.In fondo mi manca quel cinema partecipativo e rispettoso che vivevo da ragazzo. Si applaudiva il giusto cazzotto, e si piangeva il triste addio. E i titoli di testa erano la porta magica che ci faceva entrare, a volte dolcemente, a volte brutalmente.Ad essere pignoli c'è una sbavatura documentativa a proposito di Saul Bass. Ma questo testo è il primo sull'argomento, perlomeno in Italia. Compratelo e faticherete a scacciar via il languore della nostalgia.

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