Il reparto di Chirurgia Generale è una sorta di catena di montaggio: un giorno entri, il giorno dopo ti operano, il terzo giorno a casetta. Io sono rimasto un po' di più per precauzioni dovute alla mia sarcoidosi: ma sono stato un'eccezione. E di malati ne ho visti transitare. Haivoglia.
Un bel giorno arriva un vecchietto peruviano di 80 anni. Gli devono togliere delle vene varicose grosse come autostrade. Parla solo spagnolo. Il suo chirurgo e gli infermieri parlano solo italiano: lo scambio di battute ha il sapore di un'opera beckettiana.
Evidentemente in sala preoperatoria ha incontrato una delle mie monache, perché durante la notte postoperatoria la flebo salta via dalla mano, e da vecchietto mezzo rotto si trasforma in un muscoloso Carrie lo sguardo di Satana. Sangue ovunque, infermieri svogliati che lo ignorano, un pavimento rosso e anche puzzolente del piscio che sta perdendo per la paura, lui che ulula in spagnolo e io immobilizzato da catetere e flebo che gli dico para, para, para suonando contemporanemente il campanello. Finalmente arriva qualche infermiere meno svogliato che gli rimette a posto l'ago, pulisce la stanza con lo sguardo e ci raccomanda di dormire... con quel puzzo, con quel pazzo.
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