Nato come colonna sonora dell'omonimo film di Ferdinando Vicentini Orgnani, questo progetto di Paolo Fresu ha dovuto superare lo scoglio stancoso del duo Lewis Nash che apriva la serata; e che forse lo ha un po' penalizzato.
Fatto sta che di tutte le prove del bravissimo musicista sardo che abbia mai ascoltato, è quella che mi ha convinto di meno: troppo scollata, quasi meccanica, senza peraltro un supporto adeguato da parte degli archi (in alcuni momenti addirittura scordati). Da rimproverare ad alta voce l'ultimo dei violoncellisti, pessimo nell'affrontare le partiture, addirittura maleducato nei confronti del pubblico.
Fresu è sembrato lavorare di mestiere, quasi recitare quei trick tecnici e elettronici che lo rendono comunque un genio dello strumento. Quasi sacrificato Daniele Di Bonaventura, capace comunque di un'ottima direzione musicale. Certo, stiamo sempre pur parlando di un concerto di Paolo Fresu: ma proprio per questo si pretende da lui sempre il meglio.
Tra i due bis da sottolineare il secondo: una dolcissima lettura della sempreverde Answer Me, My Love, nota grazie anche a Joni Mitchell, e che i meno giovani conoscono grazie all'ellenica interpretazione di Nat King Cole, la cui figlia Natalie ci aveva lasciati poche ore prima l'inizio della serata (quando si dicono le coincidenze).
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