20 febbraio 2020

illuminare i fari più in alto

Da mesi vivo questa sensazione di torbido vuoto, di cui non vedo il fondo né uscita.
E come se mi rendessi conto che c'è solo rumore ovunque: rumore, rumore, rumore, nient'altro che rumore.
Il peso delle parole, il peso dei silenzi, il peso della luce e il peso dell'oscurità, sono dispersi in questo vuoto: tutto è senza peso.
Più passa il tempo e più sento l'angosciante e impellente necessità di stare in silenzio, di sentire il peso del silenzio. 
I social, il web, questi nuovi linguaggi del cazzo, hanno ridotto le sensazioni a leggerezze senza senso, e nello stesso tempo le hanno appesantite di urla e retorica, perché alla fine conta solo far finta di essere, che però in realtà è un far finta di stare insieme.
C'è questo equivoco mortificante per cui tutto debba essere condiviso. Ma a me non me ne frega nulla di sapere cosa siete: a me interessa capire cosa sapete! Questa è la condivisione!
Cosa sai? Come l'hai saputo? Cosa possiamo fare insieme - questo sì - per conoscerlo meglio? E cosa dobbiamo fare per metterlo in dubbio?
E, invece, no! Meglio urlare, urlare e urlare.




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