13 marzo 2020

Coronavirus, suoni e rumori

Nutro un fastidio quasi bestiale nei confronti dei rumori. Secondo il mio otorino, poi, ho la sfortuna di avere il cosiddetto superudito, che comporta anche episodi di misofonia abbastanza frequenti, ma soprattutto un'iperacusia snervante.
Per carità, mi consente di sentire più che perfettamente gli arrangiamenti dei brani musicali (a dirla tutta ho addirittura beccato un errore nel Colonia di Jarrett), a discernere nitidamente conversazioni lontane; quelle troppo vicine, invece, diventano così intollerabili da causarmi una sorta di apparente sordità temporanea: in realtà è l'organismo che si difende, lo sappiamo.
Oltretutto il mio cervello vive attivamente tutto quello che sente: non riesco a dividere suoni utili da quelli inutili. Adesso che vi scrivo dalla cucina, per esempio, sto provando in tutti i modi a non sentire la pompa del frigorifero. Ma non ci riesco: sta lì e mi annienta la mente, mi impedisce di concentrarmi.
Proprio per questo, riesco a sapere che ore siano anche senza guardare l'orologio, o comunque percepisco con una certa precisione in quale periodo della giornata sto vivendo. 
Alle 7:00 arriva l'AMA, alle 7:15 il primo bus, poi i camion che scaricano a 800 metri dalla mia finestra; addirittura, se il vento è a favore, sento i treni che passano sul ponte di ferro di via del Porto Fluviale (guardate che è lontano forte da qui; e poi ci sono i palazzi che dovrebbero attenuare certi suoni).
In ufficio riconosco i colleghi da come camminano (Nino, per dire, sembra un trampoliere coi tacchi d'acciaio). Ci sono dei giorni che per gioco scommetto con me stesso, segnando su un foglio "donna" - e passa una donna, "ragazza" - e passa una ragazza... 
Devo dire che queste cose non mi mancano, anzi; però davano il ritmo alla mia giornata. Più che il ritmo, sapevo a che punto ero della giornata, se voltarmi o no per salutare una persona gradevole, quando andare in bagno per evitare brutte sorprese (avete capito cosa intendo, dai).
Siamo costretti in casa - giustamente per carità; e per non so quale magia... nessuno sta facendo rumore! Nessuno emette un suono che sia uno! È come se ci fossimo detti: dobbiamo vivere chiusi in casa, evitiamo al massimo di rompere i coglioni l'uno all'altro.
Il contraltare di tutto questo è che non so più che ore siano: guardo continuamente l'orologio - e sta sempre fermo sulla stessa ora. Roba a metà tra Inception e Interstellar (guarda caso dello stesso regista).
Siamo sospesi, e sospesi sono i suoni, e sospese sono le attese. Una delle guerre più strane che l'uomo moderno abbia mai combattuto, si sta svolgendo in casa, senza armi, senza toccarci, senza guardarci, senza aggiornare strategie, e soprattutto in rigoroso silenzio.
Affascinante.

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