14 marzo 2020

Coronavirus, diario senza paura - giorno quattro

Usiamo troppo spesso le parole forti, come se non riuscissimo più a governare un vocabolario credibile. E quindi gli diamo di retorica, convinti che solo così la gara delle parole in libertà ci vedrebbe vincitori.
Nonostante questo, credo che dopo questa esperienza, la parola "eroi" dovrà essere riscritta.
Lo sappiamo, in prima linea ci sono portantini, infermieri, medici e ricercatori. Il nostro silente e coraggioso "esercito", che ci fa sentire protetti e sicuri di vincere.
Ma poi ci sono gli eroi che lo diventano perché continuano a praticare il loro mestiere senza indugio o paura. Quelli de ilFoglio l'hanno definita la vera classe dirigente, e sotto molti aspetti è vero e sacrosanto, perché se noi siamo qui in panciolle a fare smartworking - o a non fare nulla, ci sono degli "eroi" che pedalano silenti e quotidianamente affinché le basi della nostra Resistenza resistano.
I ragazzi che lavorano nelle farmacie sono degli eroi. Utili e pazienti, conoscono a memoria ogni singola esigenza di ogni singola persona, ricordandone a memoria anche i singoli frammenti di vita privata, per poter restituire all'istante una parvenza di casa estesa.
I monnezzari, che si prendono la nostra merda quotidiana per portarla via dalle nostre case così linde e pinte, sono degli eroi. Noi, che siamo il paese che cura meglio il proprio salotto, ma che ha la dote dell'incuria atavica per ogni possibile bene pubblico.
Paolo è un eroe. Fa il "pizzicagnolo" - che poi cosa si pizzica non si sa, al servizio di clienti così variegati, che potrebbe tranquillamente ottenere la laurea in sociologia. L'esperto in tutto, l'incazzato fradicio, il vecchio brontolone, il politicante inutile, la milf che si dà le arie, i figli pazzi di una famiglia di pazzi, il sarto, il camionista, il monnezzaro, l'intellettuale... entrano nel suo negozio e lo sommergono di parole e dei propri umori, senza filtri e senza ritegno; positivi o negativi che siano. E lui è sempre sorridente e disponibile, ascolta e risponde e cerca sempre di restare nella sua autenticità di persona perbene, decisamente perbene. Prevengo il vostro cinismo: fa sempre lo scontrino, anche se compri una stronzatina da un centesimo di euro.
Mauro, il giornalaio, è un eroe. Viene da Ostia ogni santo giorno. Respira smog e polvere e rancori e incazzature e rumori. La strada per lui non è di passaggio: lui fa parte della strada, ma è un essere umano, diamine. Il flusso di persone è più rapido e fulmineo rispetto a quello stanziale di Paolo. Ha poco tempo a disposizione per assorbire umori e malumori, per cui subisce schiaffi o sorrisi veramente difficili da metabolizzare come solo sa fare lui. Eppure è sempre di rara cortesia e affabilità.
Le cassiere del supermercato sono delle eroine. Hanno un'idea tutta loro di mia moglie e di me, perché "sse vede che siete 'struiti ed educati e che nun ve date mai 'e arie". Sparano battute che non farebbero ridere neanche uno zombie depresso, ma alla fine una risata ci scappa sempre. E poi non credo sia facile passare dal provolone che fa battutacce maschiliste alla vecchia acida e rancida che ha litigato col mondo, passando per il capo che le costringe a turni estenuanti e finendo per una voglia di stare a casa strozzata sul nascere.
Penso a tutti quei camionisti che ci portano cibo, bevande e oggetti utili per la nostra Resistenza. Anche loro sono degli eroi. 
E che dire dei ragazzi che alle 3:00 del mattino corrono per tutta Italia con i giornali freschi da consegnare ai giornalai? 
Già, i giornali: l'unica vera forma di Resistenza, perché quelli online sono sempre disponibili, ma per avere quelli cartacei dobbiamo uscire, anche e solo pochi minuti... possiamo uscire di casa.

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