27 aprile 2020

Coronavirus, Satollo

Lei era snob, ma dolcemente snob. A suo modo graziosa, con quell'aria del "che ci faccio qui", tarata però su una forza interiore e una capacità di saper gestire ogni imprevisto.
Lui era esattamente il suo opposto. Dotato di quella pazienza eterna, tipica degli uomini leggermente tondi, riusciva a calibrare sapientemente la sua parte di adulto con quella di bambino che inevitabilmente noi maschi italiani abbiamo decisamente pronunciata.
Si mangiava bene da loro, veramente bene, così bene che anche il nome del loro locale recitava benissimo la sensazione che provavi una volta uscito: Satollo.
Ma non in maniera dinseyana. Era una sazietà alla Agnelli, che lasciava sempre qualcosa sul piatto perché così fanno i signori. Ecco, nel caso loro, erano le porzioni che si fermavano un attimo prima di diventare troppe o troppo poche, prima di scadere nel fighettismo di una certa cucina che ti fa pagare mille un carciofo pagato uno.
Era diventato un quasi ritrovo per chi ama mangiare ma anche stare in compagnia e godersi l'ambiente e quella leggera parvenza di musica che usciva da non so dove.
Se azzeccavi le serate giuste, sembrava di stare in un ritrovo di amici, di amici veri, anche se non ci si conosceva fino a due secondi prima. 
Forse perché era a Testaccio, ma lontano dalle mode e dal localame che ha incrinato la dolce antichità dell'area intorno al Monte dei Cocci. Forse perché Chiara e Davide erano torinesi ma non troppo, romani ma non troppo, concilianti ma non troppo, sapienti ma non troppo.
Tutto in equilibrio, così in equilibrio, che per noi era IL nostro locale; roba che a volte ci seccava trovare altre persone. I due erano solo nostri e nostri dovevano restare.
Un bel giorno, però, decisero di andarsene via, quasi di nascosto, quasi con violenza. In effetti, il loro modello di business era fallimentare in partenza - tanta bontà a prezzi trattenuti, dopo un po' costa; il successo, insomma, tardava a venire. Inesorabile, poi, morire in quella zona di Testaccio così buia e isolata, soprattutto perché non si può vivere di solo passaparola... un po' come avere una trasmissione su Rai3 il venerdì sera; così chi è della Rai capisce meglio.
Adesso stanno in non so quale isola spagnola, isolani e isolati a contare il fior dei gentili anni venuti del loro piccolo figlio ormai grandicello.
Da una parte mi sono sentito quasi offeso, se non comunque meravigliato di una tale scelta così new age. Ragazzi così metropolitani e moderni che scappano dalla città per rifugiarsi dentro un ciottolo di pietra sperduto nell'Oceano dei Ricordi.
Che peccato. Che dolore. Che perdita.
Chissà come stanno passando questa quarantena.

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