18 giugno 2020

CHIAMIAMO IL BABBO di Silvia e Paola Scola

Se nella vostra biblioteca non esiste ancora un'area "libri morbidoni", questo è il testo che potrebbe inaugurarla.
Il libro delle figlie di Ettore Scola, infatti, è decisamente morbidone: Storia, storie, cinema, personaggi, vita pubblica e privata del grande regista, si rincorrono, si mescolano, si parlano in un continuo turbinìo di sentimenti e descrizioni, di passioni e aneddoti, di fantasie e realtà.

È un libro che ti fa riappacificare con tutto e ti intrattiene e trattiene per quelle buone tre ore che ti portano dolcemente altrove.
Per carità, si incontrano anche difetti e cocciutaggini, fallimenti e oscurità, ma sempre all'insegna del vivere la vita e saper donare agli altri capolavori immortali come C'eravamo tanto amati e Una giornata particolare (a latere: il primo lo porterei nella proverbiale isola deserta).
Non manca nulla in questo piccolo delizioso testo, anche un po' di nostalgia. Ma non quella nostalgia che ti fa restare fermo fissando il vuoto; semmai quella nostalgia che ti fa scappare un sorriso o una lacrima di commozione.
Se amate il Cinema, non avete bisogno di cercare qui dentro la tecnica registica perlomeno nella forma rigida e didattica che intendiamo oggi, ma nel suo essere visione, pause, incontri, confronti e scontri, per giorni, settimane, mesi, prima di arrivare a una striminzita pagina di testo decente. Dovete sforzarvi cioè, di ricordare, che figure come Scola sono state dei pionieri, e non avevano certo bisogno di indottrinamenti sulla luce o sulle angolazioni di una ripresa; erano loro che stavano inaugurando il Cinema Italiano, che a guardare quello che proiettano oggi c'è veramente da mettersi le mani nei capelli.
Buona lettura.

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