Da questo sottile punto di partenza, si dipana un delicato rapporto umano che porterà verso sviluppi forse ovvi ma resi comunque in maniera originale e commovente.
La trama di questo film, insomma, è esile esile, leggera e senza scopo, di quelle che si affidano agli attori e alla loro bravura. Sembra quasi teatrale, o comunque senza l'angoscia del dover forzatamente trovare location particolari, se non il cuore dello spettatore e l'empatia di chi ha partecipato alla sua produzione.
La trama di questo film, insomma, è esile esile, leggera e senza scopo, di quelle che si affidano agli attori e alla loro bravura. Sembra quasi teatrale, o comunque senza l'angoscia del dover forzatamente trovare location particolari, se non il cuore dello spettatore e l'empatia di chi ha partecipato alla sua produzione.
E già, raramente ci facciamo caso; e, invece, in questo film si percepisce uno stato di grazia diffuso, anche tra chi sta dietro la macchina da presa, tra chi ha curato le scenografie e il montaggio.
È un po' come se ognuno avesse voluto contribuire a questa malinconica visione della vecchiaia, dove niente conta più di tanto se non la ritualità dei rapporti umani e la capacità di trarne linfa per vivere dignitosamente gli ultimi giorni di vita.
È una gara di bravura per sottrazione, dove Redford e Fonda si spogliano delle loro qualità incredibili per rendersi "normali", senza trucchi attoriali o cifre stilistiche collaudate.
Non è un capolavoro, per carità, ma nemmeno un film da lasciar scorrere via dalla massa di roba in streaming che affolla le nostre quarantene.
Bella la scelta delle luci, qualche sbavatura nella scelta delle inquadrature; musica puntuale e ben incastonata; co-protagonisti tutti in linea, irriconoscibile quanto sempre bravo Bruce Dern, ormai asciutto come un'acciughina stesa al sole.
Se avete tempo e voglia, sta ancora su Netflix.
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