07 luglio 2020

MORRICONE

"Giù la testa, coglione!", credo sia stata la prima parolaccia che abbia mai sentito, o almeno la prima che ricordi.
E fino a quando nel 1999 non scrissi la mia tesi di laurea sui western atipici degli anni '70, non avevo più rivisto Giù la testa; e, come capita spesso con i film di Leone, fino ad allora ne ricordavo solo alcuni frammenti. Ma la musica - e che musica! - quella la ricordavo a memoria. 
Quel "scion scion" ti entrava dentro la testa e non ne usciva più; ma, soprattutto, era il (con)seguente largo di archi che ti lasciava senza fiato. Dentro quelle poche note c'era tutto l'amore per gli spazi aperti, il languore, il mito, il viaggio, la retorica, il bimbo meraviglioso e meravigliato. 
Quando mi ritrovai davanti le cascate di Iguazu, l'oboe di Gabriel (da Mission) partì in automatico nella mia mente. Impossibile pensare ad altro, dolcissimo restarci dentro.
Ogni volta che guardo le mie foto da New York, sento dentro di me quello struggente largo di Deborah's Theme.
Morricone ha camminato con le sue note ovunque, persino nell'horror (Argento, De Palma e Carpenter ne sanno qualcosa), persino nella complessità di Pasolini. E ogni volta, identità musicale e identità dell'opera si fondevano e si compenetravano a vicenda, senza perdere nulla e guadagnando invece una dall'altra.
La musica di Morricone era essenziale, asciutta, immediata e profonda al tempo stesso. Nella mia assoluta ignoranza e passione da ascoltatore, non ho mai percepito qualcosa fuori posto, qualcosa di eccessivo; ma, nello stesso tempo, non percepivo furbizia compositiva o trucchetti che ammiccavano verso l'ascoltatore o la commercialità.
La musica di Morricone riusciva a mettere insieme sacro e profano, musica alta e musica popolare, strumenti nobili e strumenti popolani. L'ocarina, lo scacciapensieri, il fischiettare, la frusta... dico io: ma quando mai prima di Morricone avevamo ascoltato strumenti simili?
E che dire della capacità di distribuire un tema specifico e riconoscibile per ogni personaggio del film, tema che poi si amalgamava perfettamente con l'insieme dell'intera opera (e anche dell'intero film!). Del resto, quanto gli sia debitore Clint Eastwood, solo lui può misurarlo pienamente. Ed è stata così forte questa silente riconoscenza che non ha mai avuto il coraggio di chiedergli una contributo musicale, se non indirettamente in American Sniper, "rubandogli" quel bellissimo The Funeral (una dichiarata variazione del Silenzio fuori ordinanza) da Una pistola per Ringo.
L'altro immenso pregio di Morricone era questo suo intuire l'arrangiamento perfetto (rivoluzionario e inedito, ma perfetto). Ne sa qualcosa il figlio Andrea con il suo tema di Nuovo Cinema Paradiso: ri-arrangiato da Morricone è diventato quel capolavoro che ancora oggi ascoltiamo con trasporto, e sempre per almeno dieci volte consecutive.
Arrangiamenti che nel contempo potevano anche essere sfrondati o arricchiti o ricomposti in mille altri modi. Per carità, il Maestro non era così felice di queste riletture, ma erano proprio queste che dimostravano ennesimamente la perfezione delle sue composizioni.
Quante volte, infatti, siete rimasti delusi da una rilettura di un brano che amate alla follia? Ebbene, quante volte avete invece e comunque apprezzato una composizione di Morricone, nonostante vi venisse proposta in ben altro modo?
Due esempi tra tutti: Pat Metheny e Charlie Haden hanno asciugato parossisticamente i due temi di Nuovo Cinema Paradiso, fino a trasformarli in rade gocce d'acqua musicale sospese e piene di anima. 
L'altro esempio è quello jazzato di Giuliani, Pietropaoli, Biondini e Rabbia. un'impresa sconvolgentemente rivoluzionaria e rispettosa al tempo stesso, dove Morricone ri-esce fuori in tutta la sua potenza narrativa.
Onestamente, non riuscivo ad immaginare questo Pianeta senza David Bowie - e ancora non me ne sono fatto una ragione. 
Con la scomparsa di Ennio Morricone, la Morte si è presa una confidenza di troppo. 
Certi geni dovrebbero essere intoccabili, senza tempo.


Ah, dimenticavo: Morricone componeva direttamente sul pentagramma, senza abbozzare note confuse sul pianoforte.

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