15 settembre 2020

MOLTE AQUILE HO VISTO IN VOLO di Filippo Nassetti

Purtroppo vado controcorrente - e non certo per personalistico puntiglio: non avrei scritto nulla, insomma, se non fosse che ho letto solo recensioni positive, entusiaste, sperticate oltre ogni misura, sin troppo acritiche. Un vizio che purtroppo ricorre spesso nella critica moderna: rende le recensioni sempre meno credibili e involontariamente aiuta i detrattori della buona lettura.
L'intento dell'autore è esplicitamente personale: suo fratello, infatti, morì durante un collaudo in un incidente di cui Wikipedia parla qui. Pilota, idealista, pieno di entusiasmo e di bontà: un ritratto in crescendum fino al triste epilogo finale, intervallato da capitoli in cui conosciamo invece altri piloti dalla vita altrettanto interessante ed epica.
Non mi ha preso neanche un po'. Anzi, alla fine non vedevo l'ora di finirlo e di passare ad altro; io, così appassionato di aerei e volo, che in una prossima vita nascerò senza occhiali e piedi piatti.
Mi sono distratto così tante volte durante l'intera lettura, che di fronte a quello che stiamo passando in questi mesi, mi sono posto anche una semplice domanda: se Alberto Nassetti ha ricevuto la Medaglia d'oro al merito civile per un collaudo finito tragicamente, come dovremmo onorare i medici morti per il Covid-19? Pensate a che punto di cinismo sono arrivato.
In realtà, il problema sta nello stile dell'autore: didascalico, elementare, semplicistico e pesantemente agiografico. Con tutto il rispetto per il terribile dolore di un fratello morto, questo è un libro da self publishing e nulla più.
Ne sconsiglio vivamente la lettura.

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