È un film strano questo di (e con) George Clooney, perché ha molti difetti e pochi pregi; eppure resta appiccicato nella mente per più tempo rispetto alla media dei film di media qualità.
La trama, a grandissime linee (evito spoiler, tranquilli). La Terra non se la passa così bene, tanto che la gente viene evacuata per chissà dove. Lui è uno scienziato totalmente dedito alla scienza, con un grande avvenire dietro le spalle e un mucchio di rimorsi che lo erodono nel presente: minato da un cancro all'ultimo stadio, anziché partire con tutti, decide di restare in un non meglio identificato osservatorio (una sequenza fuori campo lo colloca in Artide, mentre alla fine del film lui stesso dice di essere in Antartide). Parallelamente a questa storia, un'astronave in missione su una luna di Giove sta tornando sulla Terra. E qui mi fermo, altrimenti vi rovino tutto.
La trama sa di già visto, così tante volte che ho perso il conto delle numerose citazioni più o meno volontarie. Sicuramente il sottotesto ecologico è meno noioso del solito, senza corollari nevrotici alla Greta insomma.
Lui è bravo, indiscutibilmente bravo, sia perché non gigioneggia mai, sia perché riesce a rispettare il suo ruolo senza presidiarlo con una regia invece discreta e collettiva.
La bambina è fenomenale, soprattutto perché fa la bambina senza esagerare, con un autocontrollo decisamente "adulto" ma non stucchevole.
La sceneggiatura è il suo punto debole. È come se avesse sempre un frame in più, quasi ridondante: rende l'insieme lento, inutilmente lento. Si può fare fantascienza adulta senza rompere le palle allo spettatore come appunto accadeva con il Solaris originale.
Le musiche di Alexandre Desplat non sono poi così ficcanti: ricordano troppo il Sakamoto di Bertolucci come anche l'Hans Zimmer della Sottile Linea Rossa.
La fotografia è netflixiana: pastosa, appiccicata, digitale e quindi senza profondità. Ottime le inquadrature e le scelte di campo, ma rese vane da luci spesso plastificose. Nulla da dire sulle evoluzioni spaziali, forse inutili ma pregevoli... e debitrici della lezione di Gravity, cui Clooney per primo ammette di dovere qualcosa. A latere: tranne la scena dell'acqua, gli esterni sono stati veramente girati al freddo (in Islanda).
L'idea proposta nel finale sarebbe verosimile nonostante nel resto del film alcuni espedienti siano tutt'altro che scientifici, inaccettabili per un film dichiaratamente "adulto": i rumori nello Spazio (dove, invece, non si può sentire niente); asteroidi grossi come una sedia che causano danni trascurabili (chiedete a quelli dell'ISS i danni che può causare una briciola di metallo); il tempo di latenza delle comunicazioni tra l'astronave e la Terra è pari a zero (solo con la Luna il ritardo è di oltre tre secondi; figuriamoci con Giove o dintorni).
Chiaramente non posso aggiungere almeno altre quattro incongruenze perché svelerebbero il finale; una quinta (decisamente imbarazzante) verrà in mente a chiunque appena svelato il destino dei quattro astronauti.
Incredibile, invece, le due invenzioni standardizzate, che vanno quasi a braccetto: le pareti "morbide" dell'astronave e una stampante 3D usata per fabbricare al momento strumenti utili alla bisogna.
Io sono convinto che se decidi di fare un film in streaming, sei quasi costretto a ragionare in maniera diversa, tenendo conto cioè che il pubblico si distrae facilmente, tra chi beve qualcosa, il salotto illuminato così così, il pigiama comodo e la coperta calda, la telefonata, le coccole, la domanda di troppo... tutti elementi che tolgono il senso del cinema "tradizionale", quello silente, quello di partecipata arte collettiva; elementi che suggeriscono invece l'utilizzo di una maggiore attenzione alla sensazione, che a volte deve sfociare anche nel sensazionalismo (senza strafare, ovviamente: i parametri a disposizione sono numerosi e non per forza "americani").
Bisogna scendere a compromessi, insomma, senza vendere l'anima al diavolo o produrre tramette stiracchiate: vedi Roma, guarda caso di Cuaron, concepito apposta per lo streaming e decisamente avvolgente dall'inizio alla fine.
Insomma, film come questo sono ancora necessari, ma vanno impostati in altra maniera, altrimenti resta tutto fine a uno scatolone che fa finta di essere qualcosa che questo film non è riuscito a essere.
Da vedere in lingua originale.
Nessun commento:
Posta un commento