Piccolo gioiellino da birra e pizza che per metà della visione lascerai distrattamente a scaldare (e freddare) perché vieni rapito da una regia inizialmente intrigante; poi, subito dopo la prima delle due scene dolorose, cala un po' troppo la tensione, abbassando il senso dell'intera operazione. Ma un'occhiata, perlomeno casalinga, merita più di uno sguardo fugace. Niente di che, ma godibile.
La trama è abbastanza ovvia: breve presentazione dei protagonisti, lungo dirottamento, medio epilogo. Ma è parte del "come" che funziona. E se amate guardare i film anche dal punto di vista strutturale, avrete qualche spunto da rubacchiare.
Innanzitutto, il set: sempre interno all'aereo, la cui fisiologica natura claustrofobica è protagonista passiva ma perfettamente utilizzata.
Inquadrature "scomode" e ben congegnate: lo spettatore deve essere sempre testimone presente e attento, ma inerte e impotente.
Fotografia eccellente, con luci fredde e anonime, perché fredde e anonime sono le luci di un aereo. Chiaroscuri che diventano insidiosi, fuoricampo che ti mantengono in tensione anche quando la trama sta proponendo brevi momenti di passaggio.
Montaggio fluido, puntuale e con stacchi che anticipano o ritardano le giuste inquadrature, mettendosi sempre al servizio della tensione.
È la sceneggiatura che si avvita su se stessa: è come se ci fosse un certo autocompiacimento, tanto che nel primo dei due momenti clou lo spettatore si sveglia dalla sua empatia e non vede l'ora che la scena cambi. Insomma, il plot super-tirato si accascia di botto, indugiando a lungo su un paio di trovate narrative, rendendo quasi inopportuna la corsa verso il finale.
Ma il vero protagonista è il... suono. Che meraviglia! Raramente avevo visto usare così bene la colonna sonora, quella propriamente detta, dedicata cioè ai suoni di un film.
Il "silenzio bianco" dell'aeroporto che apre i titoli di testa, le voci fuori campo, le urlanti immagini a bassa risoluzione del monitor-spia del cockpit, lo speaker della sala di controllo, respiri, grida, pioggia, i pugni sulla porta blindata, pugnali di vetro che lacerano carni o tessuti, passi, voci soffocate, scazzottate fuori campo. Potete anche vedere il film a occhi chiusi, per quanto il montaggio sonoro sia così preciso e potente.
Dispiace che la resa complessiva del film meriti solo un 6 stiracchiato, mettendo in secondo piano una scelta tecnica di assoluta qualità.
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