05 gennaio 2021

quando Scalfari sbaglia una data

Pochi giorni fa, in un'intervista celebrativa per i 45 anni di Repubblica, Scalfari è incappato in un errore storico da penna blu, affermando che Berlinguer sarebbe morto prima di Moro (potete leggerlo qui a sinistra).
Secondo, poi, alcuni esperti, l'altro errore (più veniale, ma storicamente meno noto) è stato il dimenticarsi che a quei tempi proprio Repubblica pubblicò articoli di fuoco contro il leader DC, accusandolo senza mezzi termini addirittura di corruzione; quindi ben lontana dai toni aulici espressi invece da Scalfari nell'intervista.
Ho avvisato prima la redazione, poi l'ho riportato su Twitter, citando sia Maurizio Molinari che l'account ufficiale di Repubblica (entrambi non hanno risposto), aggiungendo come ospite il noto Pazzo Per Repubblica, anche se non amo certi suoi toni sbrigativi (magari mi sbaglio io, ma preferisco approcci più garbati). Si è scatenata una messe di commenti e di retweet, ma anche di tweet con citazione.
Ebbene, da una parte mi sono sentito in colpa per come sia stato trattato il fondatore di Repubblica (apprensione inutile in questo caso, lo so); dall'altra ho constatato con mano (ancora una volta, per carità) quanto un certo pubblico di Twitter, ahimé numeroso, sia troppo aggressivo e inutilmente maleducato.
Non dico che bisogna essere silenti di fronte alle uscite 
di Scalfari, ormai sin troppo frequenti (ricordo che avrebbe intervistato più volte Papa Francesco, quando invece la Santa Sede ha negato almeno due volte), ma almeno tenere conto che se una persona sbaglia così di brutto vuol dire che c'è qualcosa che non va: si chiama vecchiaia.
E tu puoi essere il Male sceso in Terra, ma io "giovane" ho il dovere di lasciarti andare senza che tu ti faccia del male più di quanto non te lo stia facendo la Vita. E parlo con cognizione di causa, credetemi.
Ma mettiamo caso io stia sbagliando a essere compassionevole, questa storia tira fuori molti dubbi, meno personali e credo più concreti:
- ma Molinari dove stava? Se era distratto, vuol dire che l'intervista era proprio di forma e lui pensava ad altro; ma se non era distratto, cosa gli costava far presente questo e altri sfondoni? E tralascio certe malignità che ho letto in rete, dove qualche beota ha affermato che l'avrebbe fatto apposta, oppure che sia ignorante di suo: Molinari non mi piace, ma non ce lo vedo proprio né a usare questi mezzucci né a steccare una simile data
- dove stava la persona che ha trascritto l'intervista? Distratta pure lei, oppure sciatta, oppure incompetente? Non lo accetto da Repubblica, né quella della mia generazione (sicuramente esemplare sotto molti aspetti) né quella attuale (impresentabile nei contenuti che nella sintassi)
- come mai l'errore è stato corretto solo online e non sul pdf?
- come mai la rettifica cartacea del giorno dopo è stata pubblicata nelle pagine culturali anziché in quella dei commenti, come usa fare?
- come funzionano le verifiche a Repubblica?
- come funziona il customer care di Repubblica? Almeno un tweet di scuse, magari paraculo ma almeno che sappia mantenere quel "patto col lettore" che Repubblica ha perso da anni
Io non sopporto Luca Sofri, è noto, ma ha ragione quando denuncia come questo tipo di esempi così lampanti e incontrovertibili mettano in pessima luce tutto il giornalismo di Repubblica.
Per carità, sul suo ilPost racconta l'omicidio Calabresi in maniera "originale" - e in altri contesti confonde mele e pere; ma quando leggo alcune rubriche del suo giornale so che ho di fronte due elementi nodali: verifica a monte e capacità di mettersi in discussione.
Voglio dire che dopo questo tipo di errori, come lettore, ma anche se fossi un detrattore, mi fa gioco facile rivedere da una prospettiva negativa l'intera messe di informazioni che il quotidiano mi ha proposto negli ultimi tot mesi. Viene spontaneo, no?
Del resto, la Storia lo insegna: ci si ricorda solo delle ultime cose che hai fatto, soprattutto di quelle negative. E questo inesorabile declino verso la banalità e l'approssimazione, Repubblica non lo merita; ma non lo meritiamo soprattutto noi lettori.

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