24 giugno 2021

VITA E MORTE DEI GRANDI VICHINGHI di Tom Shippey (Odoya)

Già erede della cattedra di J.R.R. Tolkien all'Università di Leeds, Tom Shippey ci regala un eccellente testo che ha l'invidiabile capacità di essere rigoroso come un saggio e fruibile come un testo divulgativo.
Apparentemente, non è un testo esauriente: è lo stesso studioso a premetterlo, spiegando che l'intera opera è frutto di ennemila studi incrociati che evidenziano due punti fermi. 
Il primo: non si può e non si potrà mai parlare della storia dei vichinghi in maniera definitiva, visto che non esistono cronache dirette o addirittura testi propri e coevi dei vichinghi stessi.
Il secondo: qualsiasi studio è e sarà sempre relativo, pronto ad essere sostituito con altri più profondi e accurati.
Insomma, Shippey dimostra coraggio e umiltà intellettuali come raramente mi era capitato di leggere, perlomeno in saggi di questo tipo.
In più - e questo è il pregio che più ammiro (perché indice di una mente aperta e accogliente), non ha difficoltà alcuna a entrare dentro il mondo della serie Vikings o dentro le numerose saghe che costellano la leggenda dei vichinghi stessi.
E se qualcuno pensa che la "variazione Vikings" sia un pretesto per allargare la propria audience di lettori, sbaglia in partenza, perché i riferimenti alla serie sono misurati, precisi e mai buttati lì tanto per fare il giovane-che-giovane-non-è.
Sempre a proposito di Vikings, molte volte mi sono sorpreso a balzare sulla sedia leggendo passaggi o cenni a persone o eventi che nella serie vengono presentati con diversa cronologia. Ne viene fuori, insomma, che per quanto possa indugiare sull'effetto e il piacionismo (più che benvenuti) il lavoro degli sceneggiatori di Vikings è stato eccellente.
Qualsiasi storia, qualsiasi comportamento, qualsiasi caratteristica sono vere, perlomeno con la prudenza propria di questo saggio. Certo, in molti casi la serie ha costretto in poche sequenze decenni di Storia; in altri, ha addirittura spostato pregi o difetti di un personaggio dentro un altro, oppure li ha distribuiti su più personaggi; in un caso, credo che gli sceneggiatori abbiano voluto dimostrare una certa ironia, visto che nella serie Bellachioma è bassetto, mentre nella realtà era gigantesco. 
Però, e appunto, proprio grazie alla lettura di questo saggio, mi viene da dire che la serie-tv Vikings acquisisce un maggiore punteggio generale (al netto che l'ultima stagione è stiracchiatella assai).
Insomma, il libro è bellissimo; la serie, abbastanza.

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