08 luglio 2022

James Caan, Jonathan

Le operazioni nostalgia costano troppo, perché spendi tempo a far finta che non lo siano, sprechi il tempo di chi non le sopporta. Fatto sta che la mia è una delle ultime generazioni che può ancora lavorare su un tipo di nostalgia materica, tattile, odorosa, pesante, pedante, rumorosa, faticosa.
Ogni nostro ricordo è fatto di movimenti del corpo, oppure di un corpo seduto da qualche parte che però per arrivare lì si è dovuto muovere. Ogni nostro ricordo è fatto di volti fisici con cui si condividevano le esperienze fisiche.
Che fosse giocare o litigare o andare al cinema o andare al mare/campagna/montagna o la scuola o il nuoto o le letture o i fumetti o qualsiasi altra cosa facciate voi oggi digitalmente, noi l'abbiamo fatta con il corpo.
Meglio o peggio di voi, non me ne frega nulla di sottolinearlo.
Ma io ricordo bene, benissimo, quando vidi per la prima volta James Caan. O meglio: quando ricordo di aver ricordato il suo nome, perché magari lo avevo già visto altrove ma non avevo capito che fosse lui.
Ed è la premessa che conta, perché le operazioni nostalgia hanno delle premesse. La mia sorella più vicina a me di età già andava la cinema da sola con le amichette. Quando tornava a casa, immancabilmente mi raccontava la trama dei film che aveva visto. Tutti! Del resto, era così brava a farlo che io Psyco di Hitchcock l'ho visualizzato nella mente prima ancora di vederlo in sala; e mia sorella era stata così brava nei dettagli che mi spaventai due volte, al suo racconto e alla visione del film.
Insomma, un bel giorno mi racconta Rollerball, uno Squid Game prima di Squid Game, sicuramente più intriso di ideologia e con una regia più sapiente e un montaggio leggermente statico. Tale, però, era l'emozione che aveva provato mia sorella nel vederlo, che una volta tanto non me lo raccontò in maniera dettagliata ma in maniera "emozionale" (come direste oggi voi strategist di neanche 25 anni). Mia sorella mi aveva raccontato il pathos e non la trama.
Andai di nascosto da mia madre a vederlo al Labirinto, una sala indipendente che tanto ha fatto per la mia formazione cinematografica. E lì, proprio lì, incontrai James Caan... in un film distopico, violento, moralista, doloroso, ma anche propedeutico, perché il personaggio interpretato da Caan resta coerente a se stesso e va contro le convenienze e le falsità dei suoi capi, rimettendoci - forse - la vita.
La scena finale è epica, straordinaria, intensa, con un sottofondo di voci che inneggia al suo nome: Jo-na-than! Jo-na-than! Così epica che mi alzai in piedi anch'io urlando il suo nome. Per fortuna, c'erano poche persone in sala... tutte addormentate.
Quando vidi uccidere James Caan in uno dei vari Padrino, ci restai male, malissimo, perché stavano uccidendo Jo-na-than! Jo-na-than!
Ora che James Caan è morto sul serio, quasi mi vergogno a rivedere quel film. Forse lo farò, forse lascerò perdere.
Ma quel Jo-na-than! Jo-na-than! resterà sempre a mezz'aria nella stanza del mio cuore.

Nessun commento: