17 settembre 2021

RUMELIA di Patrick Leigh Fermor (Adelphi)

Parlare di un libro Adelphi,dopo la morte della sua anima, non è facile. E parlare ancora una volta di uno dei miei autori preferiti, Patrick Leigh Fermor, può risultare addirittura stucchevole, me ne rendo conto.
Però questo Rumelia è magico, forse più di Mani, sicuramente più del quasi trittico che ha reso il compianto Paddy un'icona di questi libri di viaggi (che poi è quasi riduttivo catalogarli così).
La Rumelia è quella parte della Grecia del Nord che va dal Bosforo all’Adriatico e dalla Macedonia al golfo di Corinto. Conserva nel suo cuore uno spirito duttile ma antico, in cui convergono tradizioni ataviche e tradizioni assimilate. Forse dovrei scrivere "conservava", visto che lo stesso Fermor è consapevole di quanto sia flebile la luce che lo accompagna dentro questo territorio così saporito e denso di cose da assorbire.
Il suo viaggiare per caso ci porta tra pastori, nomadi e monasteri, o all'inseguimento di un paio di scarpe appartenute a Byron, o dentro le ormai turisticizzate meteore, o fino alla magia di Creta.
Quella di Fermor non è solo una letteratura di viaggio, ma un compendio di digressioni, di considerazioni, di racconti di racconti di racconti, di volti levigati e di donne colorate, di boschi senza confini e di terra aspra e sassosa. 
Ci si perde e ci si ritrova, seduti in penombra ad assaporare spezie e yogurt e carne e alcol e voci e suoni, dentro il mistero di una cultura senza tempo, divorando il libro fino alla fine, sperando che non finisca mai.

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