23 settembre 2009

the informant?
bah

Avevo parlato con veemente entusiasmo di Jeff Skoll e dei suoi progetti cinematografici, ed ero rimasto colpito da come i soliti criticoni salottieri avessero reagito positivamente al recente The Informant da lui prodotto... ma dovevo pensarci sopra un secondo in più: quando certi critici insistono troppo e in maniera univoca/isterica, sotto sotto il film fa schifo.
E così è stato.
Per carità: Soderbergh resta un ottimo regista, Damon cerca di uscire dalla sua mediocre scucchitudine.
Però il film è noioso, contorto, lento, flaccido, con una sceneggiatura che latita e senza una concreta parabola narrativa. Una rottura di coglioni, insomma.

e non ci lasceremo mai... ciao, Wess

Le canzoni duravano una stagione intera. I costumi di cotone che appena bagnati dal mare ti segavano le gambe. Palle di sabbia e jukebox che si fregavano la paghetta duramente conquistata. Le gomme tonde e dure che perdevano sapore dopo tre masticate. Mio nonno e i supplì. Drakkar noir "basta così, posso rivestirmi?". E poi, loro due: un... "abbronzato" e una bionda. Insieme!
So long, Wess, so long.

15 settembre 2009

Patrick Swayze ci ha lasciati

Era un ragazzotto, di quelli tipicamente americani. Fino al midollo. Di quelli che guardi e dici "sei bello, ma non sei il mio tipo, ma c'hai un fisico della madonna, e una rara e invidiabile attitudine al sorriso". Perché tutti i ragazzotti del Texas sono così.
È morto giovanissimo (a 57 anni si è ancora adolescenti), dopo una vita vissuta come solo sanno vivere la vita i ragazzotti del Texas: bruciandola quando si può (con litri di alcool e chili di sigarette), e recuperandola quando si deve.
Esplode con Dirty Dancing, dimostrandosi all'altezza di un compitino comunque facile.
Continua il filone melenso con
Ghost interpretando sostanzialmente un morto: irrequieto per amore, in paradiso solo dopo aver salvato la donna amata (un'acerba Demi Moore ancora senza siliconi)... con un dialogo finale che ricalca quello di Gary Cooper a Ingrid Bergman in Per chi suona la campana.
Ma in pochi lo ricordano nell'esplosivo
Point Break (interpreta Bodhi... "corpo", insomma), dove è un ladro perlomeno ironico e lungimirante: le maschere che usa per le sue rapine riproducono i volti dei principali presidenti degli States. E qui muore "eroicamente", preferendo scomparire tra onde audaci piuttosto che farsi arrestare da Keanu Reeves (più amimico di lui).

Ci aveva abituato a questi ruoli da ragazzone bello e dal viso angelico, sempre sul punto di meravigliarsi per qualsiasi cosa, ma senza tante espressioni per il volto... e poi lo vedi in Donnie Darko fare una parte rischiosa e drammatica. Rischiosa perché è un moralista in pubblico, ma pe*ofilo in privato. Drammatica perché il sacrificio di Donnie lo porterà a redimersi con convinto dolore.
E qui - finalmente! - tira fuori dal cilindro espressioni e sfumature che mai avresti immaginato sapesse esercitare con tanta leggera profondità.

Perdere questi attori spesso fa più male che perdere quelli stranoti, perché quelli come Patrick trasmettono serenità, perché sono amici sicuri, mai sopra le righe, compagni di giochi che possono condividere con te la magia del cinema.
So long, Patrick, so long.

12 settembre 2009

il racconto del sabato (1)

La mensa dell'azienda dove lavoro io è immensa, larga quasi quanto un hangar e gestita dalla stessa società che sfama i soldati Usa. Ci dev'essere un significato recondito, ma non chiedetemi quale sia...
Fatto sta che le signore/ine che ci servono sono esseri umani come noi, giusto? E io appartengo alla categoria di persone che stanno lì le ore a studiare metodi di comportamento per non offenedere niente e nessuno; che poi, forse, è la forma di razzismo peggiore, lo so.
Fatto sta che, al contrario di buona parte dei colleghi e degli avventori, io a queste gentili signore/ine dò sempre del "lei", dico sempre "buongiorno" e "grazie", sorrido sempre e cose simili; specie adesso che mi devono portare il vassoio, visto che o mi appoggio alle stampelle o cado per terra.
L'altro giorno la responsabile (l'unica cui dò del "tu" perché feci una manifestazione con lei un lustro fa) chiama una signora nuova affinché m'aiutasse a portare il vassoio. E lì son stati guai: era "abbronzata", nera, di colore... fate voi. E non alla Denzel Washington o alla Sidney Poitier, ma più alla Hattie McDaniel, la Mami di Via col vento.
Allora: se le dò del "lei" sembra che voglia sottolineare chissà quali distanze. Ma io non sono razzista, ecchediamine!
Però se le dò del "tu" mi sto prendendo le solite confidenze da bianco, razzista, maschio, regista-e-quindi-professionalmente-superiore-a-lei. Ma io non sono così!
Sono stati i venti metri più difficili di tutta la mia vita!
Alla fine le ho sparato...


No, scherzo: alla fine ma la son cavata con un "
siete tutte molto gentili con me. Grazie, veramente grazie... e buona giornata".

11 settembre 2009

istruzioni (testuali!)

Si può intervenire sui vari elementi procedendo dal livello superiore all'inferiore (partendo dal block per arrivare all'item) ovvero al contrario creando prima i singoli item, poi i set che a cui gli item si agganciano e infine agganciando i set ai block.

10 settembre 2009

zombi?
buon appetito

Che la critica militante sia spesso composta di cialtroni lo dimostra ancor più questo borioso aver scoperto solo ora George Romero, oltretutto definito erroneamente il "padre degli zombi", dimostrando ancora una volta quanto pochi scribacchini abbiano veramente visto i suoi film.
Un film è quello che rappresenta, e la potenza narrativa di Romero se ne frega dei morti;
a lui interessano i vivi, porca miseria, i vivi!

Forse con questa sua nuova fatica, qualcuno di questi tardoni lo capirà, tanto è evidente l'attitudine di Romero (la trama è specchiatamente esplicita).
A latere segnalo quanto sia così triste constatare che se non fosse stato per i festival/testi di Luigi Cozzi qualche lustro fa (notoriamente di destra) e per la selezione di Marco Muller oggi (messo lì proprio dal centrodestra) noi italiani non avremmo mai goduto della lunga parabola cinematografica sugli zombi e sugli horror.
I critici militanti hanno sempre storto il naso su certi generi, tranne poi ritrovarteli tra le scatole in qualche cineclub, in incognito e con gli occhiali scuri, pronti poi a dire qualsiasi cosa pur di sembrare originali.
Confido nel buon gusto degli zombi: quando ci invaderanno, li mangeranno per primi.

déjeuner sur l'herbe

Scandalosi gnomi da giardino
Il giudice: "Copriteli"


{B}Scandalosi gnomi da giardino. Il giudice: "Copriteli"{/B}

Hanno allegramente animato il giardino di una signora inglese per ben quindici anni prima di venire censurati dalla polizia locale su richiesta di un vicino, evidentemente molto pudico. E' accaduto ai tre gnomi da giardino della signora Sandra Smith, una 64enne di West Midlands, che per anni hanno mostrato le loro nudità ai passanti ma che, in seguito alle lamentele dei vicini e all'ordinanza del giudice, sono stati coperti con delle magliette di cotone.

Foto dal sito Express and Star.



da Repubblica

08 settembre 2009

lezioni sull'8 settembre 1943

Uno straordinario intervento di Claudio Pavone.

Mauro Staccioli


Francamente neanche so chi sia. Ma mi ha colpito la foto. E se ci cliccate sopra, potrete visitare tutta la galleria immagini e un sito ricco di informazioni.


MAURO STACCIOLI. VOLTERRA. LUOGHI D'ESPERIENZA
inaugurazione domenica 13 settembre | ore 10,30 | centro studi santa maria maddalena | sedi varie | volterra


Volterra rende omaggio a Mauro Staccioli, uno dei maggiori scultori contemporanei, nato proprio in questo luogo della Toscana. Domenica 13 settembre si inaugura Mauro Staccioli - Volterra. Luoghi d'esperienza, una grande mostra che coinvolgerà luoghi, piazze e spazi museali all'interno di Volterra, e il territorio circostante con 20 installazioni-sculture, concepite appositamente, ambientate nel paesaggio, che andranno a disegnare una sorta di anello intorno alla città. La mostra rimarrà aperta fino all'8 novembre 2009 mentre le opere ambientali saranno visibili sino a settembre 2010.

hanno trovato il mio nascondiglio!


Scoperto maxi-topo da 82 cm
C'è anche una rana con le zanne



07 settembre 2009

SBB

I preconcetti avvolgono anche noi presuntuosi e moralisti.
Questa primavera avevo degli operai polacchi in casa, e figuriamoci se potevo immaginarli interessati a qualsiasi altra cosa che non fossero martelli, stucchi e vernici.
Un bel giorno il capomastro mi consegna un dvd di rock progressivo... polacco! Dall'alto della mia boria lo prendo promettendogli che appena avrò casa a posto gli darò un'ascoltata.
Ma ovviamente avevo già pronto il mio giudizio negativo. E, invece, accidenti: e chi poteva mai immaginare che gli
SBB
fossero così interessanti!
Tenendo conto poi che il concerto è del 1979, e che quindi da quelle parti non si navigava certo in buone acque (e non credo che la musica occidentale arrivasse facilmente e in maniera eterogenea), sono rimasto fortemente impressionato sia dalla tecnica che dalle idee musicali.
A fare i pignoli mancava un buon produttore che sapesse sia contenere certe inutili lungaggini egocentriche (oltre che qualche citazionismo di troppo), come anche imporre scelte estetiche più incisive. Ma in linea generale la cosa conferma che il nostro eurocentrismo è duro a morire. Veramente duro.
Complimenti quindi a Józef Skrzek (il leader), Jerzy Piotrowski, Apostolis Anthimos, Sławomir Piwowar, Andrzej Rusek, Mirosław Muzykant, Paul Wertico (dico: già nella Pat Metheny Band!), Gabor Nemeth.


05 settembre 2009

i bei discorsi:
Angela Merkel

IL MIRACOLO DELLA PACE

da Repubblica - 2 settembre 2009

COMINCIÒ sessant' anni fa con l' aggressione tedesca alla Polonia il capitolo più tragico della storia europea. La guerra scatenata dalla Germania portò dolore e sofferenza incommensurabili a molti popoli, anni di totale privazione dei diritti, anni di umiliazione e distruzione. Nessun paese ha sofferto cosìa lungo dell' occupazione tedesca come la Polonia. Proprio nei tempi bui, di cui parliamo oggi, il Paese fu raso al suolo. Cittàe villaggi vennero distrutti. Nella capitale, dopo che l' insurrezione del 1944 fu soffocata nel sangue, non fu lasciata in piedi nemmeno una pietra. Potere arbitrario e violenza segnarono in quegli anni la vita quotidiana di ogni famiglia polacca. Oggi qui, sulla Westerplatte di Danzica, io, cancelliera federale, ricordo con rispetto profondo tutti i polacchi a cui fu arrecato dolore inenarrabile sotto i crimini dell' occupazione tedesca. Gli orrori del ventesimo secolo ebbero il loro culmine nell' Olocausto, la sistematica persecuzionee sterminio degli ebrei d' Europa. Io ricordo con rispetto profondo i sei milioni di ebrei e tutti gli altri che trovarono una morte atroce nei campi di concentramento e di sterminio tedeschi. Io ricordo con rispetto profondo i molti milioni di uomini che dovettero sacrificare la loro vita nella guerra e nella Resistenza contro la Germania. Io ricordo con rispetto profondo tutti gli innocenti che dovettero morire di fame, freddo o malattia a causa della violenza di quella guerra e delle sue conseguenze. Io ricordo con rispetto profondo i 60 milioni di esseri umani che persero la vita a causa di questa guerra che fu scatenata dalla Germania. Non ci sono parole che possano restituire il dolore atroce di questa guerra e dell' Olocausto. Io m' inchino davanti alle vittime. Lo sappiamo bene: non possiamo cancellare l' orrore della seconda guerra mondiale o fare come se non fosse accaduto. Le cicatrici resteranno a lungo visibili. Il nostro compito è costruire il futuro con la consapevolezza sempre presente della nostra responsabilità. L' Europa siè trasformata da continente d' orrore e violenza in un continente di libertà e pace. Il fatto che ciò sia stato possibile è né più né meno che un miracolo. Noi tedeschi non lo abbiamo mai dimenticato: gli amici della Germania all' Est e all' Ovest hanno aperto questa strada con la loro prontezza alla riconciliazione. Hanno teso a noi tedeschi la mano della riconciliazione e noi l' abbiamo afferrata, colmi di gratitudine. Sì, è un miracolo il fatto che noi quest' anno non dobbiamo ricordare solo gli abissi d' infamia della storia europea avvenuti settant' anni fa. È un miracolo che possiamo anche ricordare quei giorni felicie fortunati che vent' anni fa portarono alla caduta del Muro di Berlino, alla riunificazione della Germania e all' unità dell' Europa. Perché solo con la caduta della cortina di ferro il cammino dell' Europa verso la libertà poté dirsi compiuto. Nella tradizione di Solidarnosc in Polonia, la gente allora aprì ovunque con coraggio le porte verso la libertà. Noi tedeschi non lo dimenticheremo mai. Non dimenticheremo il ruolo dei nostri amici in Polonia, in Ungheria e nell' allora Cecoslovacchia. Non dimenticheremo il ruolo di Mikhail Gorbaciov e dei nostri amici e alleati occidentali. Non dimenticheremo il ruolo della forza morale della Verità che nessuno incarnò in modo così convincente e credibile come Papa Giovanni Paolo II. Anche per questo noi tedeschi ci siamo impegnati ad aprire alla Polonia e agli altri Stati dell' Europa centrale e orientale la strada verso l' ingresso nell' Unione Europea e nella Nato e a stare al loro fianco. Sì, è un miracolo, una grazia, il fatto che noi europei oggi possiamo vivere in libertà e in pace. Non c' è nulla che possa rappresentare la grande differenza tra il 1939e oggi meglio della stretta e fiduciosa collaborazione tra Germania e Polonia e delle molteplici relazioni d' amicizia tra i nostri due Paesi. L' unità dell' Europa e l' amicizia della Germania coni suoi vicini trovano forza nel fatto che noi non chiudiamo gli occhi sulla nostra storia. Lo hanno ben colto i presidenti delle conferenze episcopali tedesca e polacca nella loro ultima dichiarazione congiunta: «Insieme dobbiamo guardare al futuro senza dimenticare o minimizzare la realtà storica in tutti i suoi aspetti». Se nel mio Paese pensiamo anche al destino dei tedeschi che, in seguito alla guerra, persero la loro patria, lo facciamo sempre nel senso indicato da queste parole dei vescovi. Lo facciamo con piena consapevolezza della responsabilità della Germania. Lo facciamo senza voler riscrivere il capitolo che riguarda la responsabilità storica della Germania. Questo non accadrà mai. Proprio consapevole di tutto ciò, settant' anni dopo io sono venuta qui a Danzica, in questa città segnata dal dolore, ma splendidamente restaurata. Signor Presidente, signor Primo ministro, mi commuove profondamente il fatto che mi abbiate invitato alla cerimonia di oggi in qualità di cancelliera tedesca. Vedo in questa vostra scelta un segno del nostro rapporto di fiducia, della nostra stretta cooperazione e dell' autentica amicizia tra i nostri due Paesi, tra la gente in Germania e in Polonia. E per questo voglio ringraziarvi. - ANGELA MERKEL

04 settembre 2009

quelli che...
sono un criminale?

Quando leggo certe descrizioni giornalistiche che raccontano dettagliatamente la scrivania, il computer o le usanze di un criminale, alla fine mi sento criminale anch'io.

Ho un testo di Magia Bianca e uno di Magia Nera.

Sul mio pc casalingo figurano foto di bambini... i miei nipoti, ovviamente (ma un giornalista non lo specificherebbe mai).
Colleziono piccole pietre da ogni posto che visito.
Sono metodico e preciso tanto che catalogo tutto.
Ho una nutrita bibliografia dedicata al nazismo, al fascismo e al comunismo (quindi, a seconda dei casi verrà evidenziata l'ideologia più utile).
Ho una lettiera per gatti con dentro una decina di pupazzetti puliti e profumosi.
Ho una sterminata discografia anche di musica dark, heavy metal, death metal, elettronica, psichedelica, fricchettona, barocca, classica... tutte utili a sottolineare alcuni aspetti negativi del mio carattere.
Ho pochissimi amici.
In ufficio sono stimato, ma poco frequentato.
Nel quartiere sto simpatico alle signore non più arzille e nonostante sia juventino vengo considerato un bravo ragazzo.
Mia moglie è una splendida persona, rara professionista e di ottima educazione.
Vengo da una famiglia borghese, rigidissima educazione, buone maniere e... ho frequentato le migliori scuole di Roma (di allora, intendiamoci).
Uso farmaci per contenere una rara malattia cronica.
Lavoro in un'azienda prestigiosa.

Un perfetto assassino, insomma.

quelli che...
quanti libri

Mi càpita ogni santa volta che vado ricoverato in ospedale: appena inizio a leggere, mi si avvicina un compagno di stanza per parlarmi, distogliendomi quindi da quelle pagine. Ogni volta.
Non sono mai riuscito a capire il perché di questo vizio, finché un bel giorno me l'ha spiegato proprio uno di questi malati: "chi legge non ha niente da fare, quindi uno gli parla per fargli compagnia".
E vabbè, alla fine è una cosa affettuosa.
Chi, però, mi colpisce son tre categorie di persone, che magari indossano due o tre di queste caratteristiche insieme.
Le prime sono quelle che guardando la libreria ti chiedono se "li hai letti tutti?". A risposta ovviamente negativa, ti guardano quasi con disprezzo.
Le seconde son quelle che osservando la libreria ingolfata di libri ti dicono che "adesso basta, non comprarne più".
Le terze son quelle che se esprimi un ragionamento che non conoscono, e ne restano colpite, ti chiedono "ma dove l'hai letto?". Se citi un testo - anche a caso - sono contente; ma se poco poco dici che è farina del tuo sacco, quel ragionamento conta poco o nulla.

02 settembre 2009

le belle persone:
Dino Zoff e Gaetano Scirea

Zoff e vent'anni senza Scirea
"Mi manca il suo silenzio"


(da
Repubblica - 1 settembre 2009 pagina 54)


Zoff, sono già vent' anni. «Tornavamo da Verona in pullman, la Juve aveva vinto 4-1, il casellante disse che era successo qualcosa a Scirea, io risposi è impossibile, a quest' ora sarà già a casa che dorme». Invece era morto su una strada polacca. «Allenavo la Juve, Gaetano era il mio vice. Era andato a vedere i nostri avversari di Coppa, lui non era convinto che fosse necessario, nemmeno io lo ero, ma Boniperti aveva insistito ed era giusto così. Il destino è invisibile». Chi era Gaetano Scirea? Cos' era? «Un uomo. Era il suo stile. Non la forma, lo stile. Era serenità, chiarezza e pulizia. Era convincente anche quando si arrabbiava così di rado, non perdeva mai il controllo. Una persona sempre misurata e tranquilla. Diceva solo cose autentiche, ponderate». Ricorda quando lo conobbe? «Arrivava dall' Atalanta, un ragazzone taciturno, buonissimo. All' inizio mi sembrava troppo perfetto per essere vero: a volte i timidi appaiono meglio di quello che sono, vale anche per me. Invece era così sincero e puro, senza sovrastrutture. Aveva il pudore delle parole, così raro sempre e di più adesso, in mezzo a questo boato». In campo, inarrivabile. «Perché era sempre lui, era la sua continuazione. Dicono che in partita ti trasformi: fesserie, in partita sei tu e basta. E conta l' istinto, lì non esiste il freno dell' intelligenza, viene fuori il profondo. E il profondo di Scirea era Scirea». Mai un' espulsione, eppure giocava in difesa. «Gli bastavano la classe e la pulizia del gioco. Mai visto uno così elegante, con la testa così alta. E la purezza del tocco era purezza morale. Questi sono uomini importanti, che magari non segnano un' epoca perché non gridano. Ma quanta ricchezza». Eravate sempre insieme: chissà che silenzi. «Invece parlavamo tanto, anche se per capirci non c' era bisogno di dire cose. Ci assomigliavamo, però lui era incomparabilmente migliore di me: io non sono così buono, né accomodante. Dividevamo la stanza d' albergo nella Juve e in nazionale, leggevamo, giocavamo a carte, robe semplici. Tra noi c' era una goliardia da ragazzini. Gaetano non era un musone, amava gli scherzi, ci stava, anche se era così delicato». Come visse il tumultuoso mundial ' 82? «La nostra camera la chiamavano "la Svizzera", era stato Tardelli a inventare il nome perché cercava rifugio da noi nelle sue notti insonni». Gaetano voleva fare l' allenatore: ci sarebbe riuscito? «Sì, perché era intelligente e convincente. In campo, un leader senza bisogno di urlare e sapeva farsi seguire. Aveva carattere, si era diplomato alle magistrali giocando e studiando anche di notte. Al calcio italiano è molto mancato uno come lui: forse, per carattere non avrebbe avuto troppe prime pagine ma non sarebbe cambiato, non l' avrebbero mai cambiato. Neppure in questo ambiente, dove fa notizia solo il rumore». Cosa accadde, dopo la vittoria di Madrid? «Ero rimasto allo stadio più degli altri per le interviste e tornai in albergo non con le guardie del corpo, come succede oggi, ma sul furgoncino del magazziniere. Gaetano mi aspettava. Mangiammo un boccone, bevemmo un bicchiere, ci sembrava sciocco festeggiare in modo clamoroso: mica si poteva andare a ballare, sarebbe stato come sporcare il momento. Tornammo in camera e ci sdraiammo sul letto, sfiniti da troppa felicità. Però la degustammo fino all' ultima goccia, niente come lo sport sa dare gioie pazzesche che durano un attimo, e bisogna farlo durare nel cuore. Eravamo estasiati da quella gioia, inebetiti». Cosa ricorda della sera in cui morì? «Rientrando da Verona, eravamo andati a cena dalle parti di Ponte sull' Oglio. I cellulari non esistevano. Arrivatia Torino, il casellante ci disse quella cosa, non volevo crederci. Il pullman raggiunse lo stadio, dove avevamo lasciato le auto. Era pieno di giornalisti. Diedi un calcio fortissimo alla fiancata». Dino Zoff, lei pensa spesso al suo amico? «Gaetano torna sempre. Lo penso a ogni esagerazione di qualcuno, a ogni urlo senza senso. L' esasperazione dei toni mi fa sentire ancora più profondamente il vuoto della perdita. Gaetano mi manca nel caos delle parole inutili, dei valori assurdi, delle menate, in questo frastuono di cose vecchie col vestito nuovo, come canta Guccini. Mi manca tanto il suo silenzio». - MAURIZIO CROSETTI

01 settembre 2009

Hilary Lister,
il coraggio delle donne

{B}Hilary il coraggio delle donne{/B}

Questa è una storia che va ben oltre lo sport.È la cronaca di una vittoria e del coraggio di una donna.Hilary Lister è la prima atleta tetraplegica a circumnavigare in barca a vela in solitaria la Gran BretagnaNella foto Hilary Lister al suo arrivo al porto di Dover.
(da Repubblica)