Diviso in tre corposi capitoli (che suggerisco di leggere uno per volta, o comunque senza interromperli dentro pagine a caso), è un saggio che analizza lo stile del pittore e soprattutto i suoi riferimenti culturali, anche quelli meno pensati. Forse questo passaggio chiarisce meglio la mia eccessiva sintesi: Tiepolo "non mise mai i simboli in posa [...] Non c'è negli Scherzi alcun senso obbligato, ma una scansione fisiologica, un'alternanza di climi psichici, dove nessun elemento prevale sugli altri. Anche quando i significati si addensavano nelle sue immagini con furia insolente, Tiepolo non rinunciava mai alla sua aria di chi fa senza fatica e senza pensarvi. Riuscendoci così bene da lasciar credere che pensiero in lui non vi fosse, E così proteggendo quel pensiero stesso dagli intrusi".
E poi: "Tiepolo lasciava accadere qualcosa che presto sarebbe diventato una componente insopprimibile di ogni esperienza: la trasformazione della Storia - e di tutto il passato - in fantasmagoria, materiale adatto ugualmente a fornire le quinte di uno spettacolo da fiera o a diventare immagine ossessionante, pura potenza della mente".
Un altro elemento interessante è quando sottolinea che nella sua quotidianità, Tiepolo non "attirava l'attenzione sotto alcun aspetto. Né sono stati tramandati aneddoti o incidenti significativi che costellino la sua vita". Al contrario di uomini assoluti come Caravaggio, che peraltro vedeva nella pittura di Tiepolo un "non condividere la sua smania di verità".
E come si pone il suo stile dentro l'alveo dell'arte del Settecento? "Tiepolo esorbita da ogni cornice della pittura settecentesca e diventa del tutto opaco se interpretato all'interno di uno sviluppo storico". In realtà, insomma, "Tiepolo è un esempio estremo di scioltezza taoista nell'arte. Qualità inconcepibile prima di lui, mai più raggiunta dopo [...] La Storia giustamente lo percepì come un intruso, mentre si operava tenacemente per rendere la sensibilità più spessa, più grezza".
Forse in questo passaggio troviamo uno dei motivi per cui Calasso provi così tanta attrazione per l'artista veneziano: "Tiepolo corrispondeva a un tracciato fisiognomico, a un timbro che l'Europa era giunta a sprigionare da sé, quasi senza accorgersene, dopo secoli di oscura elaborazione. Ed era il cielo d'Europa - l'unico cielo che sapeva abbracciare, con equanime benevolenza, tutte le immagini, degli dèi e degli uomini, dei santi e delle Ninfe, dell'Olimpo e di Betlemme. La scepsi e la mistica: Tiepolo accoglieva tutto, ma riducendo ogni volta la dipendenza delle figure dalla gravità. Il passo diventava appena un po' più leggero, più fluido. Però nulla veniva dimenticato, dai nani e dai Pulcinella fino agli angeli e ai draghi [...] Nessuno sospettò che con lui fosse scomparso l'ultimo punto di equilibrio nel visibile. Elusivo, precario e ammaliante. Eppure così era. In seguito, si dimenticò persino che quel punto esistesse".
Una delle opere su cui si sofferma l'autore sono gli Scherzi, peraltro analizzati e raccontati (grazie anche a riproduzioni in pagina) con inarrivabile pathos: "come tutti gli esoterici, Tiepolo non disse nulla del suo segreto. Lo mostrò soltanto. Sapeva che con ogni probabilità non sarebbe stato riconosciuto. E non lo fu".
Nel suo raffigurare i suoi Scherzi, "Tiepolo si faceva scortare da quella compagnia orientale ed extratemporale, pronta ad assumere tutti i ruoli, dall'antichità biblica e romana alla favola tassesca. Ma soltanto negli Scherzi quella compagnia è in libertà. Soltanto qui i personaggi ci lasciano spiare che cosa fanno quando stanno da soli. Soltanto qui si capirà perché i loro volti sono così severi e seducenti. Soltanto qui si svelerà perché gli Orientali hanno quelle fisionomie solenni e terrorizzanti, arcaiche e cifrate". Prima che qualcuno si indispettisca: "gli Orientali (raffigurati negli Scherzi) sono coloro che agiscono e guardano [...] Il loro ruolo è sempre cruciale, la loro presenza indispensabile".
Ma perché Calasso si sta soffermando in maniera così dettagliata e arguta proprio sugli Scherzi? "Sono una composizione-fantasma. Senza di essi, l'opera di Tiepolo avrebbe una sua ammirevole compiutezza, priva di lacune. Ma, in presenza di essi, il significato dell'insieme cambia, in modo radicale".
Ma perché Calasso si sta soffermando in maniera così dettagliata e arguta proprio sugli Scherzi? "Sono una composizione-fantasma. Senza di essi, l'opera di Tiepolo avrebbe una sua ammirevole compiutezza, priva di lacune. Ma, in presenza di essi, il significato dell'insieme cambia, in modo radicale".
Ognuno di questi Scherzi raffigura anche simboli e citazioni simboliche che per un profano potrebbero sembrare di mero abbellimento allusivo. Invece, "Tiepolo scelse di raffigurare il momento in cui l'invisibile sta per apparire - o forse è appena apparso e sta prendendo forma [...] Tiepolo non era incline a mettere simboli in scena, ma intendeva mostrare che cosa accade quando un simbolo si scopre, talvolta al di fuori della scena raffigurata".
Tiepolo non esclude nulla, "neppure Morte, che viene accolta tra i suoi personaggi e non si fa troppo notare. La felicità che Tiepolo emana non necessariamente abitava in lui stesso. Può darsi che le abbia detto in molte occasioni di ripassare più tardi, perché al momento doveva finire un lavoro ed era in ritardo".
- La rovina di Kasch (1983)
- Le nozze di Cadmo e Armonia (1988)
- Ka (1996)
- K. (2002)
- Il rosa Tiepolo (2006)
- La folie Baudelaire (2008)
- L'ardore (2010)
- Il Cacciatore Celeste (2016)
- L’innominabile attuale (2017)
- Il libro di tutti i libri (2019)
- La Tavoletta dei Destini (2020)
- Opera senza nome (2024 - postumo)
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